Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

SAGGI/AUDEN La lettura di un bambino è guidata dal piacere, solo che questo suo piacere è indifferenziato: non sa distinguere, per esempio, tra il piacere estetico e i piaceri dell'apprendere e del sognare ad occhi aperti. Nell'adolescenza ci rendiamo conto che esistono piaceri differenti, alcuni dei quali non si possono godere contemporaneamente. Anzi, per goderli ci rendiamo conto che abbiamo bisogno dell'aiuto altrui. Tanto per gustare il cibo, che la letteratura, l'adolescente ha bisogno di un mentore nella cui autorità credere. Egli mangia o legge quel che il mentore gli raccomanda, così che gli accade, inevitabilmente, di ingannare in parte se stesso. Dovrà fingere di apprezzare le olive o Guerraepace più di quanto sia vero. Tra i venti e i quarant'anni siamo poi impegnati ascoprire chi siamo, il che significa imparare a distinguere la differenza tra i limiti della nostra natura, che sono accidentali e che è nostro dovere superare, e i limiti essenziali, che non ci è dato superare impunemente. Pochi di noi riescono a tanto senza commettere errori, senz~ tentare di avvicinarsi ali 'universale più di quanto sia possibile. E in questo periodo che uno scrittore può assai facilmente venir fuorviato da un altro scrittore o da una ideologia. Quando qualcuno, che stia attraversando quell'età, vi dice, a proposito di un'opera d'arte: "So bene quello che mi piace", in real-· tà sta dicendo: "Non ho un gusto mio, ma accetto il gusto dell 'ambiente culturale in cui vivo", perché, quando si è appunto tra i venti e i quarant'anni, il segno più sicuro di un gusto autentico è l'incertezza di giudizio. Se dopo i quaranfanni non abbiamo smarrito il nostro io genuino, il piacere può tornare ad essere quel che era quando eravamo bambini, la guida più appropriata verso ciò che noi dovremmo leggere. Anche se il piacere che ci danno le opere d'arte non deve essere confuso con nessun altro, è un piacere che si collega a tut-· ti gli altri, per il fatto semplicissimo che è il nostro e non d'altri. Tutti i nostri giudizi estetici o morali, per obiettivi che ci sforziamo di renderli, sono in parte una razionalizzazione, in parte l'effetto della disciplina con cui cerchiamo di correggere le nostre inclinazioni personali. Finché un uomo scrive poesia o romanzi, il suo paradiso privato è affar suo, ma se si dà alla critica, onestà vuole che egli illustri un tale paradiso ai lettori, così che sia possibile valutare i suoi giudizi. Proprio per questo mi vedo costretto a riportare qui le risposte a un questionario che compilai una volta, per provvedere a quelle informazioni che piacerebbe avere anche a me quando leggo gli altri critici. Paradiso Paesaggio Colline di natura calcarea come i Pennines, più una piccola regione di rocce vulcaniche; per lo meno un cratere estinto. Coste ripide e frastagliate. Clima Britannico. Originietnichedegli abitanti Molto varie, come negli Stati Uniti, con lieve preminenza nordica. Lingua Di origine mista come l'inglese, ma ricca di modulazioni. 36 Pesi e misure Irregolari e complicati. Niente sistema decimale. Religione Cattolica romana, secondo i tolleranti modi mediterranei. Molti santi locali. Grandezzadella capitale Circa la cifra ideale di Platone, 5004 abitanti. Formadi governo Monarchia assoluta a vita, per sorteggio. Fonti naturalidi produzione Vento, acqua, torba, carbone. Niente petrolio. Attivitàeconomiche Miniere di piombo, di carbone, industrie chimiche, cartiere, allevamento di ovini, agricoltura a livello industriale, orticoltura di serra. Mezzi di trasporto Cavalli e veicoli a cavalli, canali navigabili, palloni. Niente automobili e aeroplani. Architettura Statale: barocca. Religiosa: romanica o bizantina. Privata: Settecento inglese o in stile coloniale americano. Mobilioe attrezzaturadomestica Vittoriani, tranne per le cucine e i bagni fomiti di ogni possibile comodo moderno. Modaprotocollare I modelli di Parigi tra il 1830 e il '50. Fonti di informazionepubblica Il pettegolezzo. Periodici tecnici e di cultura, ma niente giornali. Monumenti Solo per i famosi capi defunti. Pubblicisvaghi Processioni religiose, bande, opera, balletti classici. Niente cinema, né radio, né televisione. Se tentassi di metter giù i nomi di tutti i poeti e di tutti i romanzieri cui sono grato perché so che se non li avessi letti la mia vita sarebbe più povera, la lista prenderebbe diverse pagine. Se penso ai critici cui sono realmente grato, mi trovo con una lista di trentaquattro nomi. Tra questi, dodici sono tedeschi, francesi due soltanto. Si tratta di una inclinazione consapevole? Sì. Se i buoni critici sono più rari dei buoni poeti o dei buoni romanzieri, uno dei motivi sta nell'egoismo umano. Un poeta o un romanziere deve imparare ad essere umile di fronte al proprio tema, che è la vita in generale. Ma il tema, di fronte al quale un critico deve imparare ad essere umile, sono gli autori stessi, ci~ degli individui: e questa umiltà è assai difficile da apprendere. E più facile dire: "La vita conta molto di più di tutto quello che posso dire intorno ad essa", che dire: "L'gpera del tale è molto più importante di quel che posso dire in proposito." Vi sono persone troppo intelligenti per diventare scrittori, che però non diventeranno mai dei critici. Dio sa quanto possono essere stupidi certi scrittori: mai però

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