Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

LETTERE - QuandoLorcaera a Cuba Alessandra Riccio È il 1950; l'Europa si riprende poco a poco dalla tragedia della seconda guerra mondiale. All'altro capo del mondo, nell'animato porto dell'Avana, si imbarca su un lussuoso transatlantico un uomo magro, dai lineamenti tirati e dallo sguardo inquieto: è Carlos Manuel Loynaz, l'ultimo rampollo di una famiglia che univa alla più alta tradizione. patriottica - suo padre era stato generale del1' esercito indipendista -, una invidiabile posizione economica - la madre aveva ereditato la vasta area del Vedado, un tempo bosco incolto e cave di pietra, ormai suolo edificatorio dei più appetiti. Carlos Manuel era cresciuto nell'ombra protettrice di una casa arredata dal gusto sentimentale e démodé della madre, Mercedes, pittrice e musicista dilettante, e circondata da 7.000 metri quadri di giardino popolato da animali ed uccelli di ogni specie. La delicata e sensibile Mercedes, intollerante delle infedeltà del sanguigno ma eccellente generale, si separa ben presto dal marito e dedica il resto della vita alla cura dei figli per i quali inventa un "hortus con cl usus" pieno di attrattive e di incanti. Educati in casa, i quattro ragazzi Loynaz ricevono poche e selezionatissime visite, passano il tempo fra la musica, la poesia e la pittura ed evitano il mondo esterno dal quale li isola la figura materna delusa dal matrimonio e preoccupata di salvaguardare i figli dalle delusioni e dal dolore. Fra i pochi che hanno accesso alla casa, figurano Juan Ramon Jiménez ._ che ne ha lasciato una delicata descrizione - e Federico Garcfa Lorca che, di ritorno dal suo viaggio a New York, ritrova a Cuba il calore umano e il gusto della vita. L'amicizia con i Loynaz è subito come un reciproco colpo di fulmine, specialmente per il delicato Carlos Manuel e per la risoluta Fior, i due fratelli più piccoli. E sono passeggiate per la città, incursioni nei santuari della musica, gite in automobile, conversazioni, concerti al piano. La vitalità di Lorca è proverbiale e la sua allegria anche. È un turbine che passa per quelle quiete stanze e porta il suo entusiasmo nelle fresche verande e nell'ombroso giardino. Prima di imbarcarsi a precipizio - distratto dalla conversazione aveva dimenticato l'ora della partenza-sulla nave che loriporterà in Spagna e incontro alla morte, Lorca regala a Fior il manoscritto di Yerma e a Carlos ManuelquellodeE/Publico, undramma sperimentale, dichiaratamente omosessuale, che verràrappresentato solamente negli anni Ottanta e del quale lo stesso Lorca, leggendolo agli amici, aveva detto: "Quest'opera è per un teatro fra molti anni. È meglio evitare i commenti." Anche in casa Loynaz Lorca aveva letto quel suo dramma scandaloso che, naturalmente, a molti non era piaciuto, ma al momento di imbarcarsi, Federico aveva voluto lasciarne il manoscritto alla persona con cui più sentiva affinità e a cui, pensava, meglio si adattava quel regalo. Ma Carlos Manuel entrava già in quel turbine di sofferenza che lo avrebbe portato alla pazzia. Quando nel 1950, su consiglio dei medici, sua madre lo imbarca per un giro del mondo accompagnato da un parente, spera di vederlo tornare curato dalle sue depressioni e dalle manie di persecuzione. Invece a Singapore Carlos Manuel riesce a sfuggire al suo accompagnatore e a far perdere le sue tracce. Verrà ritrovato circa un anno dopo in Australia, segregato in un manicomio, maltrattato e allo stremo delle forze. Ritornato in patria - l' agenzia Coock, su incarico della famiglia, provvedeva a farlo sorvegliare discretamente da una scorta che si rinnovava di scalo in scalo -Carlos Manuel si rinchiude nella prigione dorata della sua casa dove ormai non resta che la madre, essendosi i fratelli sposati, e dove - in un giorno di disperazione assoluta- brucia tutta la sua opera, poesie, composizioni musicali di grande valore, note, appunti. Tutto finisce nel fuoco purificatore, forse anche il prezioso manoscritto di Lorca.11 resto è un sopravviversi: il corpo stanco di Carlos Manuel continuerà a trascinarsi per molti anni per le fresche verande, ma l'anima è definitivamente morta fra quelle fiamme. Sopravvissuta a tutti gli altri membri della famiglia, Dulce Maria Loynaz, 87 lucidissimi anni, mi racconta questa triste storia familiare come contro voglia ("i nostri fatti intimi non sono maipotuti restare occulti per molto tempo") eppure motivata dall'indignazione suscitata da una versione, circolata in Spagna in occasione del debutto de El pùblico in cui si accusava proprio lei, l'energica primogenita, poetessa ben notanegli anni Quaranta ed accademica della lingua, di aver distrutto quel prezioso manoscritto con le sue mani per una pruderie antiomosessuale: "Quest'opera non mi piacque allora e non mi piace ora, anche se è di Lorca, perché ognuno ha o dovrebbe avere un criterio proprio e, per lo meno io, non ho bisogno di copiare quello degli altri. Però è falso,. semplicemente falso, che siano state le mie mania distruggere quel manoscritto ed è falso che Lorca lo abbia regalatoa me". Muovendosi fra i ricordi di una vita familiare e personale densa di avvenimenti anche tragici, sola nella grande villa della calle 19 dove andò ad abitare da sposata, con la vista stanca e l'angoscia di non avere più la memoria di un tempo, Dulce Maria veglia sulla storia dei suoi tre fratelli dinoncomune sensibilità artistica, organizza le memorie del padre, fondatore della patria, ricopia iversistraordinari di Enrique, raccoglie i poemi di Fior, conserva come relique le poche cose salvate dall'incendio di Càrlos Manuel. E scrive e produce ancora, ma per un ristrettissimo pubblico: gli otto o nove membri dell'Accademia dellalingua di cui è presidente e cheha sede nella sua casa; alcuni saggiche sono autentici pezzi di bravurastilistica e di acutezza d'ingegno, come il suo saggio sull'illustre padre Félix Varela, e sul poeta Enrique Loynaz, suo fratello, una speciedi Rimbaud del Tropico, autoredegli inquietanti Poemas de Amor y Virw, o lo straordinario ritrattodella poetessauruguaianaDelmiraAgustini, una presenza fra le più enigmatiche nel panorama dellapoesia delle donne, pressoché sconosciuta dalle nostre parti. In queste ultime fatiche della Loynaz colpisce, oltre alla sensibilità acutacon cui presenta i suoi personaggi,uno spirito decisamente laico, incapace di idolatrare eppure pieno di passione umana. Negli ultimi anniDulceMaria è stata riscoperta a Cuba, come un'insperata eredità vivadiunpasIL CONTESTO sato che l'urgenza rivoluzionaria aveva rinnegato troppo frettolosamente.Ma il riconoscimento da parte della società rivoluzionaria -dice-le è arrivato tardi, quando non c'è più nessuno con cui condividerlo: Fior, l'ultima a moriree la più vicina a lei per decisionee per temperamento, ha fatto in tempoa donare il suo Yerma al Patrimonio Nazionale. Lei viva, avrebberipudiato con ancoramaggiore irruenza il solo sospetto che - per una qualsiasi ragione - DulceMaria, che da anni si dedica araccogliere e ricopiare, avrebbepotuto commettere il sacrilegio di un auto-da-fé contro l'opera di un poeta. A volte il senso della dignità può dare significato a una vita intera. E questa anziana signora, sola e assediata dai suoi fantasmi, non intende permettere che una maldicenza intacchi una dignità difesa a un prezzo molto alto per ottantacinque anni. Unpremiodi fotogiorna• lismo L'AgenziaGraziaNeri (fotoservizi per la stampa e rappresentantedi fotografi, viaParini 9, 20121 Milano, tel. 02650832, 650381) decide di assegnare un Premio annuale di fotogiornalismo in memoria di Yann Geffoy, produttore, prematuramente scomparso all 'età di 27 anni. Il Premio vuol ricordare la figura e il carattere positivo di Yann nel suo incontro con il fotogiornalismo internazionale e farci ricordare ogni anno la sua intelligenza sensibile e brillante. L'Agenzia formerà ogni anno una giuria composta dalla titolare e da dipendenti e collaboratori. Il Premio è aperto ai fotografi italiani e stranieri di età non superiore a 30 anni. I concorrenti dovranno far pervenire entro il 31 dicembre di ogni anno un servizio di 20 fotografie edite o inedite, corredate da note espliéative e didascalie. La giuria sceglierà il servizio che a suo giudizio meglio rappresenta, sia nella forma che nel contenuto, una soluzione positiva di un problema sociale, politico, ambientale, scientifico, ecc.

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