Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

ai nazisti, non a caso, consegnarono più tardi tutti i prigionieri che quelli richiedettero loro. Liberato fortunosamente, Koestler torna a Parigi nel gennaio del 1940, e del clima sfatto e irreale della capitale francese, quasi incurante e cieca della tragedia che sta per colpirla, ci ha lasciato delle immagini vivissime. Pagina dopo pagina emergono dalla folla anonima nomi noti, persone che Koestler ha conosciuto e amato, con cui ha lottato e ha perso, e di cui molti periranno tragicamente, spesso per mano propria, incapaci di sopportare l'estremo tradimento della democrazia, di sperare ancora nel futuro: Walter Benjamin, Willy Munzenberg, Carl Einstein, Ernst Weiss. "Ci avevano rubato la nostra guerra - commenta amaramente Koestler. - L'avevano rubata e perduta; ora i francesi stavano per lavarsi le mani nel sapone fascista mentre noi giacevamo sepolti sotto le rovine". Anche il racconto del lungo peregrinare lungo la Francia, quella occupata e quella libera di collaborare con i nazisti che aveva trovato in Pétain l'emblema più adatto, si svolge intrecciando considerazioni politiche e vicissitudini umane piene di insegnamenti. La lenta, contraddittoria, parziale presa di coscienza di un popolo che sembra interessato soltanto a chiudere gli occhi e salvare la pelle, si dipana attorno agli incontri fortuiti, ai commilitoni che Koestler ha trovato nella Legione straniera, dove si è arruolato per poter usufruire di una nuova identità. Dopo parole di fuoco contro Vichy ("È il principio del Terrore. Peggiore della rivoluzione e della contro-rivoluzione: il Terrore dei Furfanti e dei Vecchi. Addio Francia"), Koestler s'interroga sulle cause della tragedia e della sconfitta: "Forse la causa più profonda del fallimento dei socialisti sta nel fatto che hanno cercato di conquistare il mondo con la ragionè. Forse il genio di Hitler non è la demagogia né lamenzogna, mal' approccio fondamentalmente irrazionale alle masse, l'appello alla mentalità prelogica, totemica. (Gli archetipi di Jung.) Se i cervelli umani funzionassero come meccanismi di orologeria, l'Utopia sarebbe raggiunta in un anno. Lametaforaadattanonè un meccanismo di orologeria, ma diversi campi magnetici che interferiscono". L'epilogo di questa scorribanda geografica e politica lungo l'Europa, di questa traversata attraverso un'umanità composita e disperata ma piena di risorse, si conclude con un'affermazione e un impegno che avrebbero potuto rappresentare, se qualcuno se ne fosse fatto portavoce, un'alternativa a quella guerra fredda che comunismo e anticomunismo imposero al mondo intero: ''Temo che fra qualche anno il nostro grido di battaglia, 'Capitalismo o Socialismo', avrà tanta relazione con la realtà quanto le dispute teologiche sul sesso degli angeli ... Perché questo è il nostro unico e ultimo scopo di guerra: insegnare a questo mondo aridere di nuovo". Un'ultima osservazione, infine, sulla acuta e misurata introduzione di Gianni Sofri, con cui vorrei entrare in proficua polemica. Quanto egli scrive su Koestler è del tutto condivisibile se confrontato sul metro di Schiuma della terra o anche di Spanish TestamenJ. Meno se egli fa della sua complicazione, del suo rifiuto per le "polarizzazioni arbitrarie" e per il "duaIL CONTESTO lismo eterno" una costante dello scrittore ungherese. Il bisogno di risarcire - collettivamente, intendo- a uno spietato e ingiusto giudizio con cui la sinistra si sbarazzò delle questioni poste da Koestler e dagli altri traditori del "Dio che è fallito", non può avvenire sulla base di una semplificazione ulteriore, sia pure meno drammatica. Affermare che "Koestler scelse la verità" è un modo troppo ingenuo e parziale di dar conto del ruolo e delle posizioni di questa straordinaria figura che fu tutto fuorché tormentata, perlomeno nelle sue uscite pubbliche. A partire da Buio a Mezzogiorno - e fatti salvi, quindi, Spanish Testament e Scum of the Earth- Koestler non fu solo vittima, ma partecipe e in parte anche artefice, di quella polarizzazione manichea che in Schiuma della terra tende invece a rifiutare con tanta umana esperienza. Quando egli ridivenne un intellettuale organico a tempo pieno, e poco importa se lo fu a quella democrazia così ben scorticata nelle pagine scritte nel 1941, venne meno, o comunque si indebolì sensibilmente, quel senso di ambigua tragicità e di sofferta consapevolezza che rendeva impossibile scegliere per o conlro il comunismo e che dette luogo ad una transitoria e forse illusoria ricerca di terza via. Né il suo fu l'unico caso. Non ha neppur senso, del resto, scandalizzarsi per il successo e per la carriera che accompagnarono la sua scelta anticomunista (e che non ne furono certo la conseguenza, come a lungo malignarono gli illetterati critici comunisti che lo insultarono più volte ).11destino e il comportamento dei tanti - soprattutto intellettuali - che rimasero disillusi da Mosca è storia complessa e contorta per poterla soltanto risolvere in chiave morale, o di rispetto per la verità. Negli anni in cui Koestler affermava che gli ex-comunisti erano i soli "a sapere esattamente come stavano le cose", Isaac Deutscher gli rispondeva che "le pretese pedagogiche dei letterati ex comunisti appaiono senza dubbio eccessive" (e a Deutscher, per la sua isolata battaglia in nome di una verità certo non più lontana dal vero di quella di Koestler, il liberale Isaiah Berlin, tanto osannato negli ultimi tempi, impediva con ogni mezzo di ottenere una cattedra di storia nelle Università inglesi). E nello stesso periodo, a uno dei più famosi excomunisti americani, a quel Max Eastrnan che aveva fatto conoscere in occidente il testamento di Lenin e si era schierato contro Stalin sin dalla fine degli anni Venti, quello squisito letterato che era Floyd Dell rimproverò di ritenere ragionevoli solo le abiure al comunismo avvenuto quando lui stesso l'aveva compiuta. La presunzione di essere i depositari di una verità che veniva relativizzata nel tempo e nelle coscienze e che caratterizzò tutti gli ex-comunisti tanto nel loro periodo di fede che in quello di denuncia, rimane una questione essenziale per dipanare il nodo storico dell'adesione e del rifiuto del socialismo sovietico. Il contributo di Koestler a questa vicenda, per quantopossasembrareapparentementeriduttivo del significato dell'autore di Buio a mezzogiorno, lo si può rintracciare proprio nelle belle e sentite pagine di Schiuma della terra, nella coscienza di chi, "indesiderabile" per tutti i governi, trovava solo nella rivendicazione della dignità umana il proprio programma politico. Letteratura universale Marsilio LJ e GiuseppeBerto IL MALE OSCURO con una nota di CesareDe Michelis Il pn·mo romanzoche,dopo <<La coscienza di Zeno», affro,:ital'analisidelprofondo. Un classicodel Novecentoitaliano conosciutoin tutto il mondo pp. 480, rilegato, L. 25.000 Amaruka CENTURIA D'AMORE a cura di Daniela SagramosoRossella Per la prima volta in versioneintegrale il gioiello·dellaliricad'amoreindiana pp. 152, L. 14.000 VladimirMajakovskij LA NUVOLA IN CALZONI a cura di Remo Faccani Uno dei testipiù significatividelfuturismo russo,capolavorodellastagione pren·voluzionariadi Majakovskij pp. 140, L. 12.000 Hermann Hesse KNULP a cura di Mario Specchio Un personaggiochiavedell'operadi Hesse: il vagabondoche anticipaCharlot pp. 280, L. 18.000 NagaiKafii AL GIARDINO DELLE PEONIE E AL TAi RACCONTI a cura di LuisaBienati Il mondo deifiori e dei saliciintorno al fiume Sumida:i raffinatiracconti di un grandescrittoredellaletteratura giapponesemoderna pp. 310, L. 18.000 Euripide LE BACCANTI a cura di GiulioGuidorizzi L'ultima grandetragediadel teatrogreco, nel momento del tramontopoliticodi Atene pp. 224, L. 16.000 ThomasMann SANGUE VELSUNGO a cura di Anna MariaCarpi Diffamazione,antisemitismo,incesto: una novellagiovanilechefece scandalo e fu a lungocensurata PP- 120, L_. 12.000

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