IL CONTESTO autentica partecipazione. È vero che sono tempi passati, che i valori si attestano su scale ben diverse, che si insegue il lavoro, la carriera, la famiglia e il primo figlio e che della democrazia si sa poco o niente e che la libertà a furia di cedere ai condizionamenti, alle mode, al disinteresse si consuma silenziosamente nel suo opposto, finché ci si accorge di essere prigionieri del tutto in una 1tta rete di consuetudini e di acquiesce~. Ma ci sarà pur sempre la voglia di reagire. Qùelche succede nei paesi dell'Est è in fondo uno stimolo. Paradossahnente c'era più democrazia là, se ancora c'è più consapevolezza e c'è più forza di ribellione, quanto noi abbiamo sicuramente dimenticato. Perché nò, se Gorbaciov è ancora capace di mettere in crisi un apparato politico e amministrativo tanto consolidato, se la gente ha ancora voglia di protestare, se un regime totalitario non si è preservato in eterno secondo una profezia orwelliana. LETTERE In casa nostra la consapevolezza si è per lo più appannata, trascinando via con sé la voglia di ribellione. Eppure ne avremo bisogno. Rileggo soltanto alcuni degli avvenimenti degli ultimi tempi, i nomi dei protagonisti... il processo Fiat, Rorniti, i contrasti nel Consiglio superiore della magistratura, le denunce, il corvo, Andreotti al governo, il silenzio dello Stato sul disastro di Ustica ... Una infinità di altri casi si aggiungerebbe. Tutto questo meriterebbe almeno sdegno, protesta, passione politica. Ma non succede nulla, perché la democrazia, che è coscienza e anche libertà di sdegnarsi e la si può difendere come resistenza individuale e morale, si è illanguidita nelle formalità. Forse, come sostiene Bichsel, abbiamo dimenticato il diritto alla discussione. Forse la fatica di discutere era più gradita là, più difesa, più coltivata, dove gli istituti della democrazia erano più fragili, paralizzati, pressoché morti. Pubblicitariper il Progresso· Roberto De/era Qualche mese fa si è svolto un convegno a Milano promosso da Pubblicità Progresso. Un convegno che ha avuto poca risonanza al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, e questo ha penalizzato l'importanza politica e sociale dei temi sul tappeto. Si trattava di discutere infatti di una delle forme più evidenti con cui si manifesta e si misura lo stato di trasparenza, democraticità e presenza della Pubblica Amministrazione: la sua capacità, cioè, di costruire dei flussi di comunicazione di andata e ritorno con il corpo sociale. Si trattava quindi-di discutere uno degli aspetti che, in questa società ormai definita dagli esperti "dell 'informazione", è certo uno dei più importanti, con cui si sviluppa il rapporto tra il Potere e il Cittadino. Al di là dei terni specifici che in questa sede poco interessano, c'è un punto sul quale vale la pena di fare qualche riflessione. Pubblicità Progresso rivendica a sé un ruolo centrale e dirigente, ovvero vuole divenire punto di riferimento per tutte le campagne sociali, vuole divenire Ente Morale e, con questo riconoscimento ufficiale, essere l'unico Ente cui spetti l'insindacabile compito di apporre il timbro di "socialmente utile" alla campagne prodotte e promosse in Italia. Facciamo un esempio. C'è il problema del diffondersi di una cultura razzista in Italia? Ecco che Pubblicità Progresso esamina le campagne che vengono pensate da associazioni anti razziste o scende in campo in prima persona (anzi il presidente di Pubblicità Progresso ha promesso che si farà presto una campagna su questo tema) e si fa carico dell'intera gestione della comunicazione. D'altra parte Pubblicità Progresso è fatta dalle agenzie pubblicitarie, e quindi chi meglio di loro può fare le campagne? è fatta dagli editori della carta stampata e del16 UCCIDERE, UCCIDERE! DOVE ANPREMO A FINIRE?! Disegno di RonCobb, (da America,America, Bompiani 1970). la televisione, e quindi chi meglio di loro può programmare le uscite sui mezzi di comunicazione? ci sono dentro le concessionarie di spazi pubblicitari, e quindi chi meglio di loro può sapere quanti e quali spazi concedere al crescere della coscienza civile? Il problema.è che mi pare eccessivo il "privatizzare" la coscienza civile. Non dovrebbe infatti essere lo Stata a farsi carico del pro gredire civile di un paese? Non dovrebbero essere le nostre istituzioni democratiche a dire a noi cittadini, ed elettori, che esiste una Costituzione che rigetta con vigore il razzismo? che esiste una Giustizia che punisce con la reclusione chi butta giù dall 'autòbus una signora che ha il torto(?) di essere nata con la pelle scura? Certo dovrebbe, ma non lo fa. Ecco allora la solerte Pubblicità Progresso farsi avanti, autoproclamarsi depositaria della coscienza civile italiana e fornire un' alibi in più alle istituzioni latitanti. Ma come mai i pubblicitari italiani che in quanto a cinismo non sono certo secondi a nessuno (è un attributo della professione: l'importante è vendere, cosa si venda non è affar loro) sono tanto animati dal sacro fuoco civile? Sempre il presidente di Pubblicità Progresso, che è anche a capo di una delle più grandi agenzie multinazionali in Italia, ebbe modo di affermare che "la filigrana" sulla quale si sviluppa l 'azione di Pubblicità Progresso è quella di dimostrare quanto siano bravi i professionisti della comunicazione a fare le campagne sociali. E cioè, visto che nel prossimo futuro l'impulso al settore verrà dal denaro pubblico e che gli investimenti privati, dopo una grande crescita si sono ormai attestati su un lievissimo rialzo annuale, che utilizzare oggi Pubblicità Progresso come una vetrina della professione è un'operazione a "buon rendere", domani, è la scrivania sulla quale concentrare i soldi che le istituzioni, grandi e piccole, stabiliranno di spendere in campagne sociali. Mi sembra che tocchi allo Stato farsi carico dei bisogni e delle domande della società civile, facendo finahnente ciò che stabilisce la Costituzione e presidiando un territorio che deve essere suo e soltanto suo. Se poi la Pubblicità Progresso riesce a convincere agenzie, editori e concessionarie a lavorare gratis, senza alcun calcolo sul rendiconto futuro, in nome di qualche buona causa, ben venga: l'impegno sociale non ha mai fatto male a nessuno. Fa male invece una comunicazione sociale sbagliata. Perché se un'agenzia pubblicitaria sbaglia una campagna per un detersivo, succede solo che il detersivo non si vende e l'azienda perde il cliente. Se si sbaglia una campagna sociale gli effetti possono essere disastrosi, a partire dal sicuro ingenerare altri sentimenti di sfiducia e distacco del cittadino verso le istituzioni. Gli esempinonmancano.Bastiricordarelacampagna targata Pubblicità Progresso per i contratti di formazione professionale, una campagna rivolta ai giovani, che affollarono gli uffici di collocamento senza avere alcuna risposta, perché le richieste dovevano partire dagli imprenditori e non dai disoccupati. Oppure la recente campagna, sempre di Pubblicità Progresso, che esortava i cittadini a rivendicare il diritto ali' informazione ...Marivendicaredove, come, quando? È la fonte che eroga l'informazione, di qualunque tipo, che deve rispettare un diritto del cittadino. Insomma se mai dovesse succedere che Pubblicità Progresso diventi Ente Morale lavorando così alla crescita della cultura di civiltà e solidarietà, non sarebbe meglio che ci fosse un controllo sulla sua attività da parte di chi è preposto all'organizzazione del vivere sociale, in modo di n6n incappare più in gaffes perico- ~se? - Nello scorso numero della rivista abbiamo sistematicamente fatto diventare Carla De Petris, curatrice del "blocco Heaney", Clara. Ce ne scusiamo con lei e con i nostri lettori.
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