ILCONTESTO I Valdesi Una minoranza, tra Bibbia e laicità moderna Filippo Gentiloni Fra i tanti centenari che il 1989 ha celebrato, quello del "glorioso rimpatrio" dei valdesi rischia di restare nell'ombra. Eppure si tratta di un evento carico di significati anche per l'oggi, e che non deve restare schiacciato dal ricordo, ovviamente più ingombrante, di altri '89. In quel ritorno di pochi valdesi in alcune valli del Piemonte erano in gioco non soltanto accese dispute teologiche fra cristiani, ma la libertà, l'eguaglianza e la fraternità, un secolo prima che a Parigi. Dal secolo XIII un bel gruppo di seguaci di Pietro Valdo viveva tranquillo, leggendo la Bibbia e lavorando, nelle Alpi Cozie, fra la Francia e il Piemonte. Nel 1685 Luigi XIV revoca l'Editto di Nantes e l'intolleranza cattolica si ripercuote anche sui valdesi del Piemonte, alleato della Francia. I massacri spaventosi li possiamo, purtroppo, immaginare: da circa 15.000, i valdesi sonoridotti a qualche centinaio che riesce a valicare le Alpi, rifugiandosi nella solita Svizzera ospitale. Poche le speranze di salvezza, alimentate dalla lontana Inghilterra, che con le sue due rivoluzioni è per tutti simbolo di libertà democratica, oltre che di antipapismo. Il puritano John Milton . canta la tragica epopea dei valdesi (traduzione di Mario Praz): Vendica, o Dio, dei massacrati santi l'ossa sparse pei freddi alpini chiostri, quei che al tuo vero furon vigilanti quando i sassi adoravan gli avi nostri. Segna nel libro con eterni inchiostri delle tue pecorelle uccise i pianti che al prisco ovil rapian sabaudi mostri gittando dalle rupi madri e infanti. Parole roboanti, per un dramma che ai "liberali" di allora appariva più mostruoso di quanto non apparisse al mondo cattolico abituato ai roghi della Controriforma. Comunque, tre anni dopo, la GlorieuseRentrée, la marcia di pochi superstiti verso le antiche valli, sotto la guida del pastore Enrico Amaud, tutto Bibbia e spada come il grande modello Cromwell. Nonostante scontri armati e difficoltà, arrivarono. Poche centinaia di uomini ai quali, per . fortuna, sopravvenne poi una tregua insperata: il Savoia di turno aveva cambiato campo e alleati. Da allora i valdesi sono sopravvissuti, nonostante la logica ferrea della storia, nelle valli e altrove. Non sono stati annientati da nessuno dei tanti e potenti avversari: non soltanto i Savoia, ma soprattutto il laicismo imperante al di là e al di quà delle Alpi, soprattutto il cattolicesimo che li ha sempre abbracciati come in una morsa senza mai distruggerli. Pochi-dalle centinaia di allora alle decina di migliaia di oggi-ma vivi: non chiusi nelle loro valli come in una San Marino della fede, ma dispersi coraggiosamente, dieci qua, cento là, per tutta la penisola. Anche in quel sud più profondo, dove, ad esempio, Tullio Vinay- pastore, poi senatore della sinistra indipendente, oggi ottant' anni, un altro anniversario da non dimenticare - andò a fondare a Riesi un centro sociale innovatore, dopo Danilo Dolci e prima di Mauro Rostagno. Qualche decina di migliaia in tutto, ma il conto in percentuale sarebbe molto maggiore se si contassero i professori universitari; lo stesso conto percentuale era molto maggiore fra i protagonisti del '68. Come mai? È questa la domanda che occorre porsi nel celebrare un "glorioso ritorno" di cui pochi hanno parlato, benché lo stesso Presidente Cossiga abbia voluto passare una giornata celebrativa nelle valli. Come mai tale contraddizione alle leggi della storia che travolgono, cancellano, annientano minoranze anche ben più consistenti di quella valdese? Quale il segreto? Si potrebbe ricorrere ad una risposta di fede, ma pensò che i valdesi sarebbero i primi a non accettarla. Tutta la loro tradizione teologica e culturale rifugge dai vari "Dio lo vuole", cari, invece, ad una certa cultura e tradizione cattolica; rifugge da una "provvidenza" che salvi alcuni e non altri. Una tradizione teologica e culturale abituata a distinguere: la terra dal cielo, l'uomo da Dio, la teologia dalla antropologia, la Bibbia dagli altri libri, soprattutto il "regno" dalla storia. I valdesi sanno bene che le valli non sono il regno annunciato da Gesù, anche se coltivano la dialettica - non soltanto barthiana - fra il "già" e il "non ancora" . Proviamo allora a rispondere, storicamente, alla domanda sul perché della vitalità del piccolo gruppo valdese, sulla persistenza di una piccola marcia, quando marce ben più consistenti si sono esaurite nei libri di storia. Una prima risposta- meglio, un primo brano di risposta incompleta - può toccare un grande tema della cultura teologica valdese (e riformata, in genere), il rapporto fra parola di Dio e laicità. Nessuno più di loro attaccato alla Bibbia e nessuno più laico di loro fra i cristiani: un rapporto che la mentalità cattolica stenta a comprendere. La Bibbia al centro del culto, della chiesa, delle assemblee permette una laicità totale: la categoria del "sacro", nella quale si è spesso impantanata la cultura teologica cattolica, per i valdesi è inesistente. Il sacro è, infatti, una categoria ambigua, più pagana che evangelica: la sua moderna crisi ha messo in crisi buona parte del cristianesimo mondiale. Non i valdesi, che sembrano attraversare indenni iterremoti della secolarizzazione e della modernità. Moderni, infatti, già lo erano, se è vero che modernità significa, oltre che secolarizzazione, anche quella democrazia che il popolo valdese ha succhiato con il sangue (il "glorioso ritorno" segue di appena un anno Locke e la sua "gloriosa rivoluzione") e che, invece, il cattolicesimo fino ai nostri giorni ha avuto difficoltà ad accettare. È vero che il "sacro" ha cercato di penetrare anche la moderna laicità dei valdesi: i laici pastori, ad esempio, assomigliano forse un po' troppo ai preti cattolici. Ma è innegabile che la laicità, sotto la grande egida della parola biblica, ha resistito agli attacchi pagano-cattolici: lo conferma una rilevanza di grande attualità, il ruolo delle donne nella guida di molte comunità, una questione di fronte alla quale si arrestano i tentativi di femminismo cattolico (già al tempo di Valdo, uno dei motivi della condanna romana era il fatto che "semplici" donne valdesi predicavano!). Bibbia e laicità moderna, dunque: un connubio autentico, che ha permesso di attraversare i secoli. Un altro connubio da sottolineare mi sembra quello fra italia- .nità ed europeismo. I valdesi italianissimi e insieme europeissimi, molto più degli altri italiani: per loro la rituale scadenza del 1992 13
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