fondi). (1) Non sono ancora disponibili molti studi sui risultati elettorali del voto di giugno. Questo è dovuto in parte alla complessità dell'attuale procedura elettorale in Polonia. (Le prossime elezioni, che dovrebbero essere libere, si svolgeranno quasi sicuramente con un sistema proporzionale, anziché maggioritario.) Su untotale di 27 milioni di voti, si può dire che Solidarnosc ne ha raccolto 18milioni, il POUP e i suoi alleati ZSL (partito contadino) e SD (partito democratico) circa 8 milioni. Questi dati sono indicativi solo in senso molto generico; gli 8 milioni di voti per il POUP e i suoi alleati sono in realtà l'indicazione del loro massirrw voto conseguito (nel voto per cancellazione) per la "lista nazionale", non una percentuale media di consensi in una votazione a lista libera, quale era solo quella del senato. La distribuzione di voti tra POUP, ZSL e SD è ovviamente avvenuta all'interno di una lista bloccata, e non è quindi molto significativa. D'altronde, un sostenitore di Solidamosc poteva benissimo votare anche all'interno delle due liste governative, e molti lo hanno certamente fatto. Infine, il tasso di astensione al primo turno è stato del 40%; al secon- · do turno (quando quasi tutti i candidati di Solidamosc erano già eletti) del 75%. (2) Non è quindi facile dare una lettura di questi dati. Da un lato si può dire che il reale livello di consenso al POUP è stato ancor più basso di quanto non appaia; d'altronde gli astenuti comprendono certamente sostenitori del POUP (che non sentivano il bisogno di votare per il partito questavolta, ma che la prossima volta, con un sistema elettorale proporzionale, potrebbero tornare a votare). Ma gli astenuti comprendono anche sostenitori di Solidamosc che per diversi motivi non erano d'accordo sulla parteciManifestino di Solidarnosc: "A mezzogiorno esalto. 4 giugno 1989.". ILCONTESTO pazione alle elezioni. Tenendo presenti questi elementi, si può alla fine dire che "grosso modo" le elezioni riflettono la realtà del paese: un POUP sconfitto, ma non distrutto; Solidamosc vittoriosa, ma con qualcosa di meno di un mandato plebiscitario. (Le percentuali di Solidamosc sono anzi risultate maggiori nelle zone meno industriali, in cui l'organizzazione sindacale è più debole. Da alcuni studi preliminari, risulterebbe anche che il voto per Solidamosc sia più debole tra i giovani.) E, accanto a queste due forze, quel che è stato chiamato il "generale Astensione" (per analogia con il "generale Inverno", che sconfisse Napoleone, e pernon confonderlo con altri generali, usciti perdenti dalle elezioni). Il significato di una svolta Il dopoguerra è veramente finito, cinquant'anni dopo l'inizio della Seconda guerra mondiale. La costituzione del primo governo polacco a direzione non comunista rappresenta una svolta reale e irreversibile nell'assetto postbellico. Si parla molto, in Europa occidentale, delle riforme in corso in Unione sovietica e in Ungheria. È bene ricordare che lo Stato polacco è stato finora l'unico ad aver attuato reali riforme. La svolta polacca (che è avvenuta tra l'autunno del 1988 e l 'inverno del 1989, quando sono state avviate le trattative della "tavola rotonda" che hanno stabilito i termini delle elezioni) ha due aspetti ben distinti: a) la giunta militare (J aruzelski e Kiszczak) ha fatto marcia indietro rispetto alla politica che essa ha cercato di attuare dal colpo di Stato del 13 dicembre 1981 sino alle trattative con Solidamosc del 1988-89, scaturita la decisione di svolgere elezioni semilibere a giugno; b) il partito comunista è stato costretto ad abdicare al proprio "ruolo dirigente". È bene ricordare che la Repubblica Popolare Polacca ha subìto una discontinuità istituzionale con il colpo di Stato. Questo fatto ha comportato due conseguenze: a) la delegittimazione del POUP e dello Stato in base alle loro norme costituzionali e di partito (fatto che giustamente lasciò indifferente quasi tutto il mondo politico italiano, che accolse il golpe con malcelato sollievo); b) la militarizzazione di importanti settori dello Stato polacco, fatto eccezionale in un contesto esteuropeo (il controllo partiticopoliziesco - come quello, efficientissimo, dell'Ungheria di Kadar - non è certo meglio, ma è un'altra cosa) novità certamente sottovalutata (o non percepita) dalla maggioranza degli osservatori esterni. In realtà il significato del golpe di Jaruzelski diventa evidente e tangibile solo con la nomina di Mazowiecki alla presidenza del consiglio nell'agosto 1989: a partire dal quel 13 dicembre 1981 il POUPèdiventato (defacto, se non dejure) un accessorio del potere, custodito ora dai militari; e gli accessori, come è noto, non sono indispensabili, come sta imparando adesso il POUP. La presidenza della Repubblica in Polonia gode di prerogative maggiori di quelle della presidenza francese. Le prerogative sono simili a quelle di un presidente americano (che però non divide poteri con primo ministro). (3) La natura assai concreta di queste prerogative è emersa già alla costituzione del governo Mazowiecki: tutte le nomine per i poteri locali (prefetti, ecc.) sono ora prerogative della presidenza. Con ciò non intendo ovviamente dire che la nomina di Mazowiecki non significhi nulla; semplicemente che la rapidità del passaggio di poteri tra POUP e Solidarnosc riflette innanzi tutto il fatto che il POUP cometale aveva già perso il potere nel 1981. L'esercito, al contrario, mantiene tutti i propri poteri. Questa distinzione può sembrare accademica, visto che i militari polacchi sono ovviamente tutti comunisti; ma se si rivolge lo sguardo agli altri paesi esteuropei, si può vedere la differenza che fa. Nessun altro Stato esteuropeo (a cominciare da quello ungherese) sarebbe stato in grado di effettuare così rapidamente un passaggio di o
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