Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

IL CONTESTO Il compromesso polacco Significati e dilemmi di una svolta Guido Franzinetti Dieci anni dopo Varsavia sembra quella di sempre. Tutto è come prima, ma un po' peggio: dal degrado degli edifici, a quello dei servizi pubblici (che i giornalisti occidentali non sembrano aver mai usato, visto che non ne parlano mai) a quello dei rifornimenti di generi alimentari (di quelli non alimentari non è il caso di parlare). C'è ovviamente un progressivo deterioramento di ogni aspetto della qualità nella vita. Per chi è vissuto in una qualsiasi grande città dell'Europa occidentale (che, nel bene o nel male, è comunque cambiata in meglio o in peggio nel corso di questo decennio), questa "staticità" della vita polacca ha qualcosa di agghiacciante. Per chi ricorda la cupa disperazione delle code per i generi alimentari (in teoria razionati, ma in pratica spesso introvabili) nel 1981, la situazione sembra, se non proprio migliorata, perlomeno stabilizzata. Nelle macellerie di Varsa via a fine giornata è diventato possibile vedere carne invenduta: un fatto senza precedenti, almeno in quest'ultimo decennio. (S'intende che tutti gli altri generi alimentari scompaiono sempre a fine giornata, e le code nei negozi e supermercati sono analoghe a quelle del 1981.) La spiegazione di questo mutamento è molto semplice: l'inflazione (anche se la mancanza di congelatori gioca la sua parte). L'inflazione è stata presente sin dalla fine degli anni Settanta, accentuandosi dopo il 1981, ma i suoi effetti sui consumi dei salariati furono grosso modo attutiti da aumenti salariali. Questa volta l'ondata inflazionistica giunge improvvisa, senza più protezioni dai suoi effetti. Uno degli ultimi atti del governo Rakowski, alla fine di luglio, è stato quello di abolire i sussidi sui generi alimentari, senza modificare l'assetto del sistema distributivo. Dopodiché si è aperta una crisi di governo che è durata sino all'inizio di settembre, con la creazione del primo governo a direzione non comunista, presieduto da Mazowiecki. Il panico che si crea in tutti i momenti di incertezza politica ha fatto il resto: il tasso d'inflazione sarebbe ora del 50% al mese (secondo la cauta stima del settimanale economico "Zycie gospodarcze", 10 settembre 1989). Ma il peggio deve ancora venire. Nel suo discorso inaugurale come primo ministro, Mazowiecki ha affermato che, se le tendenze attuali continuassero inarrestate, il tasso d'inflazione raggiungerebbe il 4.000% (sic) all'anno.L'unico fattore che contenga il panico è la pura e semplice stanchezza di una popolazione logorata dal progressivo deterioramento della situazione economica e sociale. Il voto "Mafiosi di quart' ordine. Neanche capaci a far votare per il loro partito i propri parenti di secondo grado". Questo il commento di un amico italiano dinanzi alla secca sconfitta del partito comunista (POUP, Partito Operaio Unificato Polacco). Cominciamo dalla natura del voto del 4 giugno in Polonia. Le elezioni sono state semilibere, in più di un senso. Al senato (che prima non esisteva) la distribuzione dei seggi era assolutamente libera, ma con un sistema maggioritario analogo a quello della Quinta Repubblica in Francia (elezione al primo turno del candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti, in assenza dela la quale si procedeva a un secondo turno di ballottaggio). La distribuzione dei seggi per la camera bassa (la dieta) avveniva invece su tre liste bloccate: la prima, della coalizione governativa (POUP, Partito Contadino e Partito democratico) a cui erano assicurati il 65% dei seggi, indipendentemente dal risultato elettorale; la seconda, la cosiddetta "lista nazionale", composta di 35 grossi nomi della parte governativa, che avevano bisogno di ottenere la maggioranza dei voti espressi per risultare eletti; il resto dei seggi era da assegnàrsi sulla base di una lista aperta ai "senzapartito" (Solidarnosc, altri indipendenti ma anche esponenti filogovernati vi, ivi compreso l'ex portavoce del governo, J erzy Urban) sempre in base a un sistema maggioritario. Ogni elettore aveva quindi a disposizione quattro voti, esprimibili solo in forma di cancellazione di nomi sgraditi, non in forma di voto positivo, diretto. Il calcolo di parte governativa poteva essere quindi il seguente: la maggioranza dei seggi alla dieta ci è comunque garantita; ci facciamo eleggere anche sulla "lista nazionale", che la maggioranza degli elettori lascerà senza toccare (esprimendq così, di fatto, un voto positivo); quanto alla lista dei senzapartito, era sufficiente che il voto dell'opposizione si spaccasse affinché Solidarnosc (che si presentava formalmente sotto l'etichetta dei "Comitati civici" di Solidarnosc) potesse, al limite, ottenere zero seggi. Era un calcolo tutt'altro che implausibile, tenuto conto della stanchezza della $OCietàpolacca, del fatto che Solidamosc è stata una organizzazione clandestina dal 13 dicembre 1981 alla primavera del 1989 (metà dei membri della Commissione Nazionale del sindacato eletti al congresso del 1981 sono nel frattempo emigrati), dell'effetto che l'apatia (tradotta in astensionismo) avrebbe potuto avere. Il fatto è che qualsiasi sistema elettorale, per quanto iniquo, non appena cominci a rispettare alcune regole, ha comunque degli effetti non totalmente controllabili a priori. Rimane il fatto che la vittoria di Solidamosc è dovuta alla concomitanza di diverse circostanze: sarebbero bastati un tasso di astensione leggermente diverso, un po' di spaccature all'interno di Solidarnosc, un POUP un po' meno sicuro di sé, e il risultato avrebbe potuto essere capovolto. . La vittoria di Solidamosc si spiega in base a una serie di fattori, innanzi tutto interni. Solidamosc presentò un solo candidato per distretto elettorale (più di uno laddove era possibile farlo), e ha fornito indicazioni di voto chiare, ivi compresa la foto del candidato al fianco di Walesa. Ha organizzato comitati elettorali su tutto il territorio nazionale, garantendo la presenza di osservatori e di persone in grado di spiegare le procedure elettorali. Tutti i candidati delle altre opposizioni sono stati spazzati via con percentuali irrisorie. A ciò si aggiunge, non ultima, la reazione della popolazione dinanzi alla possibilità di cancellare i nomi dei responsabili della gestione del potere in Polonia con il voto per "lista nazionale" (che dopotutto non avrebbe dovuto interessare la maggioranza degli elettori): tutti i candidati della lista sono stati bocciati (pare che alcuni elettori si siano commossi sino alle lacrime per questa possibilità di esprimere i loro sentimenti più pro-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==