Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

STORIE/FRASSINITI cattolicesimo che gli stessi, come tutte le cosiddette "bestie", siano privi di anima, di raziocinio e di favella, guidati, anzi determinati, dall'istinto. Che cosa sia questo "istinto" nessuno però ha mai saputo dire con chiarezza e, quanto alle pretese deficienze di cui sopra, si tratta appunto e soltanto di pretese, suffragate non più che dai giochetti della psicologia sperimentale. Sulla questione dell'anima, basti dire che si tratta di un' asserzione dommatica, estranea del tutto al pensiero critico moderno; mentre, per ciò che riguarda la favella, domando se qualcuno abbia mai studiato seriamente le modulazioni dei ragli degli asini e i loro possibili significati. Ebbene, io vi ho dedicato qualche attenzione. Vi sono almeno trenta tonalità differenti che potrebbero formare altrettante chiavi di un sistema alfabetico più ricco del nostro, anche se privo di consonanti. Inoltre, i ragli si odono a grande distanza, da podere a podere o addirittura da villaggio a villaggio. I somari potrebbero quindi essere in grado di formare una società compatta ed organizzatissima, su basi nazionali, se non anche continentali; perché i ragli degli asini, a differenza delle nostre parole e spes- · so dei nostri concetti, non conoscono confini. E ciò senza tener conto delle opportunità offerte dagli incontri frequentissimi fra somari di tutte le specie, lungo le strade, nei campi, ed anche in città. Con una luce degli occhi o un muover delle orecchie si posson dire tante, tantissime cose. Le mie prime osservazioni sui somari, tutti- inutile dirlo - bastonatissimi, risalgono alla mia infanzia. Abitavo in una grande casa di campagna in mezzo alle terre di mio padre. Avevamo una ventina di mezzadri, ognuno dei quali possedeva almeno una brecca (al mio paese le giumente si chiamano così), ed' ordinario i contadini, quando venivano a casa nostra, venivano con la brecca, talora con due: una per cavalcare e l'altra a rimorchio con il carico. È così che ho potuto, fin da quegli anni lontani, fare una quantità di osservazioni sul comportamento dei somari e sul loro rapporto con i rispettivi padroni. Ho assistito a molte scene incredibilmente penose, nelle quali i somari, in posizione di vittime, tennero sempre un contegno esemplare dal punto di vista cristiano della nonviolenza. Dire che porgevano l'altra guancia è dire assai poco, ove si consideri che bersaglio dei colpi erano assai spesso il setto nasale e il basso ventre. Anche nella nostra stalla dietro casa, insieme ai cavalli, c'era una brecca. Era una brecca alta e di nobile portamento, ma non godeva la stima della servitù e dei miei stessi parenti. Tutti si trovavano d'accordo nel dire che era un animale poco "agevole" (nel dialetto romagnolo, credo che la parola siva - maschile, siv-:- da pronunciarsi con la "s" dolce, voglia dire appunto così) e che si sarebbe dovuto venderla. Era un giudizio superficiale ed ingiusto, perché tutti, in casa e nei dintorni, sapevano che il garzone, un uomo anziano, molto piccolo e bilioso, l'aveva in odio e la maltrattava al punto da morsicarla sul naso; mentre le reazioni di lei non andavano mai più in là di una qualche sgroppata. Si lamentava, questo sì, con un suo raglio alto e patetico; un raglio specialissimo che tutti, anche i più indifferenti, avevano imparato ariconoscere; insomma, un raglio parlante. Infatti, quando lo si udiva, anche di lontano (e questo valga per coloro che attribuiscono all'uomo in esclusiva il dono dell'eloquio), tutti dicevano: "Ecco: 94 Masino ha morsicato la brecca!" Si trattava, in sostanza, di un grido di dolore dal significato inequivoco e che non fu mai usato in altra accezione che questa: "Aiuto! Masino mi morsica." Mentre, come tutti sanno, vi sono nella storia d'Italia dei gridi di dolore in voce umana, sul cui vero significato ancora si discute, dopo che tanto tempo è passato. La nostra brecca, ho detto, subiva quotidiani e severi maltrattamenti. Ma ho conosciuto infiniti altri somari che avrebbero cambiato volentieri la loro sorte con quella di lei: somari, peraltro, quasi tutti pazienti e comprensivi, com 'è, o meglio sembra essere, ancor oggi, nonostante la malvagità sconsiderata ed ottusa dei padroni, la grande maggioranza dei somari della terra. Ma - è un luogo comune - la pazienza ha un limite. Se dovessi dare un giudizio, pur mancando di dati statistici* e in base soltanto alle mie informazioni ed esperienze dirette, sul calo delle capacità di sopportazione residua dei somari, prodottosi in questi ultimi decenni, in Italia e nel mondo, direi che c'è stato uno sbalzo pauroso, con un incremento inversamente proporzionale nell'intensità del dialogo fra somari e quindi nella maturazione della loro coscienza di classe. Tra le molte prove ne citerò una sola. Se è vero che nell'altro dopoguerra, come in questo, vì è stata una recrudescenza nelle rivendicazioni popolari, è vero altrettanto che, negli stessi periodi, si sono avute manifestazioni di speciale vivacità in quello che potrebbe definirsi il lento ma inesorabile processo di risveglio della categoria dei somari. Intanto, se ci fosse meno disordine nell'Amministrazione, e se la guerra fosse una faccenda meno caotica di quel che è, ci si sarebbe accorti, nel 1918 ed anche nel 1945, che la scomparsa di persone isolate o di interi nuclei familiari, ad eccezione del somaro, non era attribuibile a bombardamenti o comunque ad azioni militari o guerrigliere. Indagini accurate e intelligenti avrebbero condotto senza fallo- e ne ho delle prove irrefutabili -all' incriminazione di numerosi somari che, rompendo gli indugi e approfittando della confusione, ritennero che fosse venuto il momento. In ogni modo, il caso che esporrò si colloca esattamente fra le due guerre: un periodo di grigiore quanto a lotte sociali e nel quale, secondo me, i somari furono dei pochi che tenessero alta la bandiera delk rivendicazioni e delle libertà sindacali. Era d'estate e mi trovavo in campagna, ospite di certi cugini proprietari di terre, insieme ad altri giovani come me. Per una gita che doveva farsi, essendo pochi i cavalli, si decise di ricorrere * Incuria o malafede dei governi? Provate ad affacciarvi a un'ambasciata qualsiasi e a formulare questa semplice domanda: "Scusi, vorrei sapere quanti somari ci sono al suo paese", oppure: "Le dispiacerebbe di indicarmi qualche fonte di informazione per c:onoscerel'opinione dei somari del suo paese sulla politica soci;:ùedel suo governo?" Se poi vi basta l'animo, provate ad insistere. Nou c'è diplomatico, per collaudata e celebrata che sia la sua capacità di autocontrollo, il quale, di fronte a domande del genere, anche se formulate con tutta deferenza, non si lasci andare a violenze inconsulte, ad atti e parole da trivio. Non parliamo poi dei ministeri italiani, a cominciare da quello della Pubblica Istruzione, sulla cui competenza in materia, peraltro, non esistono dubbi. Tutto ciò, pur lasciandoci ali' oscuro, si presta a deduzioni interessanti: le magagne che si vogliono coprire sono sempre delle grosse magagne.

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