Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

STORIE/BERRINI "Io sono diverso da quelli che dici tu. Perché tu vuoi sapere di quelli che sono partiti dall'Africa, e vuoi sapere perché pensavano all'Europa. Ma io quando sono partito non volevo venire qui: io volevo solo viaggiare: ecco tutto." giare: ecco come è andata. E ancora qualche anno fa, che avevà il suo, di laboratorio, l'ha lasciato a suo fratello ed è partito. Ma non sono partito per cercare lavoro, mi dice: e insiste, su questa cosa: io volevo viaggiare, avevo la curiosità di vedere dei paesi diversi. lo sono andato in Libia perché ero in Niger, e allora ho voluto attraversare il deserto. E anche in Libia ho lavorato come sarto. La Libia è un bel paese anche se la gente si lamenta sempre, ma io sono sempre stato benissimo. Loro si lamentano perché dicono che non si trovano le ragazze per uscire di sera, in compagnia.\Ma a me non sembrava che si stesse così male. Davvero. "-- lo sono diverso da quelli che dici tu, mi fa. Perché tu vuoi sapere di quelli che sono partiti dall'Africa e vuoi sapere perché pensavano all'Europa. Ma io quando sono partito non volevo venire qui: io volevo solo viaggiare: ecco tutto. Non sono l'unico: molti ragazzi del Burkina Faso viaggiano, anche se non così giovani come ero io la prima volta. Io avevo tredici anni quando sono andato in Liberia la prima volta, e adesso li conosco tutti, i paesi dell'Africa Occidentale: Senegal, Marocco, Algeria. E in tutti questi paesi andavo a vedere come lavoravano i sarti: per imparare. Poi, quando sono partito l'ultima volta per la Libia, volevo andare in America, perché tutti dicevano che l'America è diversa e io avevo una grande curiosità di vedere l'America. Avevo già il biglietto aereo e tutti i soldi, ma poi invece sono venuto in Italia. Perché da Tripoli sono andato a Malta, e poi a Roma. Roma non mi piaceva molto. Non so perché, ma Roma non mi piaceva. lo non volevo stare in Italia. Anche la Francia non mi piaceva molto, io sono stato a Parigi, ho lavorato anche lì, ma poi sono tornato in Burkina. Mi piaceva molto la Polonia: la Polonia è molto bella: ma non ho lavorato, in Polonia. Ci sono andato perché a Tripoli ho conosciuto una hostess che mi ha invitato, e sono stato là tre mesi, senza lavorare: perché là non costa niente, con cento dollari al mercato nero stai tre mesi. lo avevo i soldi perché avevo lavorato prima, in Libia, e così li ho spesi tuttj. Poi dice che quando è venuto a Roma ha preso l'aereo da Malta insieme a un signore libico che andava ad Arezzo. Arezzo in Toscana, mi spiega, tra Roma e Firenze. Questo signore libico fa del commercio fra l'Italia e la Libia: manda giù oggetti in legno della Val Badia. Il signore gli ha detto che voleva andare a vedere Milano, ma aveva paura, perché è un signore anziano. Allora hanno deciso che lo avrebbe accompagnato lui: così Gerard è andato ad Arezzo, ci è restato due giorni, e poi sono venuti insieme a Milano. È il signore libico quello che gli ha trovato una scuola di sartoria qui. E quando ci lasciamo, Gerard entra in un portone di Brera: lavora da uno stilista. · Dar es Salaam, Tanzania Cosa restavo a fare, a Dar es Salaam? Non c'è niente da fare a Dar es Salaam. Magari trovavo un lavoro, in un ufficio. Ma l'avevo già trovato, e mi sono stufato subito. Non si guadagna niente, a lavorare in Tanzania. L'unico modo di fare un po' di soldi è il mercato nero, lo sai anche tu. Però bisogna avere già qualche dollaro, per cominciare, e poi conoscere qualcuno, che ti protegga se la polizia ti prende. Guarda, se lavoravo in quell'ufficio guadagnavo appena gli scellini per mangiare e trovare una stanza per me. Avevo anche pochi soldi per il sabato sera. Ma lo hai visto anche tu, no? Cosa fa la gente a Dar es Salaam? Lavora, poi la sera torna a casa a mangiare e va a dormire. Non c'è niente, a Dar es Salaam: se uno vuole fare qualcosa non può farlo. Può solo bere birra al sabato. E poi tu vivi in Italia, no? Tu vieni a Dar una volta ogni tanto, ma quando vuoi torni qua, e hai la macchina, vai in giro la sera, vai al cinema, ti diverti. Perché io dovrei tornare a Dar es Salaam? Senti, io non posso mica scrivere alla mia famiglia che qui in Italia non trovavo lavoro, che ero finito in galera: guarda che quando noi ci trovavamo tutti insieme, con i miei amici a Dar, a leggere le lettere di quelli che erano partiti, anche loro scrivevano che tutto andava bene. Maè vero: tutto va benissimo, se sei partito. Quello che è duro, è restare a Dar es Salaam. Pensaci: passi tutta la vita, anni e anni, a sapere che sei lì a far niente, che tanto non succederà mai niente, che continuerà a non esserci benzina, che gli scaffali dei negozi saranno sempre vuoti, che i tuoi amici saranno sempre tristi. Puoi solo sfogarti un po' al sabato sera. Nessuno spera di far qualcosa, in Tanzania. Tutti sperano solo di venire in Europa. E fumano erba per non pensarci. O bevono birra al sabato. Makongora, Tanzania Questa non è una storia seria, perché lui ride sempre: dice, Io so, Io so che mi viene da ridere tutte le volte che ci penso: quel prete era davvero sicuro che io avessi la vocazione. Oh, no, non ne avevo proprio, di vocazione: no davvero. Però, alla fine di questa storia da ridere, lui, Edgard, è arrivato ad Atene con l'aereo, ed è andato al seminario per mangiare un po', e dormire qualche sera. Poi al porto ha incontrato altri ragazzi: del Kenya, del Sudan, della Costa d'Avorio. È rimasto con loro: sono venuti insieme, in Italia. Ma lui doveva proprio venirci, in Italia. Perché voleva venire a trovare suo fratello. Ecco la sua storia, come comincia a raccontarla. Così: mio fratello stava a Padova, e quando scriveva al villaggio, a Makongora, ci diceva che lui lavorava, e guadagnava bene. Che poi non era vero: lui in Italia è stato anche in galera. Già, ma Edgard questo non Io sapeva, allora. Dice: io avevo degli altri amici che erano venuti in Europa, e tutti scrivevano che si stava bene, che ci sono delle città grandissime con un sacco di negozi, dove si trova tutto, e ci si diverte molto, e loro non volevano tornare. E noi, io e i miei amici a Makongora, pensavamo sempre che sarebbe stato bello anche per noi, venire in Europa. Quel che capitò fu questo: che un giorno il prete ortodosso del loro villaggio va da suo padre. Il padre di Edgard è un uomo importante, a Makongora. Perché il padre del padre di suo padre era un capo di tutta la regione, una volta. E lui, il papà di Edgard, da gfovane ha lavorato a Dar es Salaam, in un ufficio del governo. Allora quel prete disse che cercava un ragazzo per insegnargli a diventare prete, e voleva che suo padre gli desse uno dei suoi figli, che erano andati tutti a scuola. E Edgard accettò, subito. Dice: sapevo che se il prete voleva, poi mi avrebbe mandato . a Nairobi a studiare. Ma non sapevo ancora che dopo, se a Nairobi studiavo davvero, mi avrebbe mandato ad Atene. E quando me 89

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