AVVENTURIERI Andrea Berrini Abidjan, Costa d'Avorio Sì, i giovani là partono perché vogliono l'avventura. Loro pensanoche vivere inEuropa sia facile, ma non è vero: vivere qui è più difficile che vivere ad Abidjan. Se ad Abidjan non ho lavoro, posso cercarlo: e lo trovo sempre, posso sempre fare qualcosa, guadagnaredei soldi in qualchemodo, tantoperprocurarmida mangiare.E trovare casanon è certo unproblema.Ma anche seme ne vado da Abidjan, se vado ad Accra o a Dakar, è lo stesso. Qui no, qui devi trovare un lavoro e se non lo trovi sei spacciato. Anche io, che sono venuto su già sapendo di iscrivermi a una scuola, io che ho il mio mestiere da sarto, ho fatto fatica. Sono stato qua e i miei amici mi hanno rubato tutto i soldi. Per fortuna alla scuola di sartoria mi hanno aiutato. E poi ho incontrato Antoine e sono venuto a lavorare con lui. E adesso sto bene. Ma non ho il permesso di soggiorno, e devo stare attento alla polizia, se mi prende e mi dà il foglio di via. No: non è facile venire qui. Ma tanti ragazzi partono lo stes- . so, perché cercano l'avventura. E quelli che non hanno i soldi per l'aereo vengono via terra, dal Senegal, dal Marocco. No, quelli che vedi qui per strada, che vendono lecose sulmarciapiede, non sono venuti direttamente dall'Africa: vengono tutti dallaFrancia, da Parigi. Perché la Francia ha espulso moltissimi immigrati, e molti sono venuti qui perché è più facile. I senegalesi sono tutti commercianti, capisci? In tutta l'Africa occidentale i senegalesi viaggiano per commercio. E arrivano in tutti i paesi vicini: la Costa d'Avorio, il Mali, il Ghana. E molti vanno a Parigi, e adesso in Italia. Perché i Senegalesi vivono vicino al Sahara,e sono come gli algerini, i marocchini, che hanno sempre fatto del commercio viaggiando nel deserto. Una volta c'erano le carovane, adesso prendono l'aereo e vengono in Europa. E poi, sai: a lorononpiace lavorare sottounpadrone, voglionoessere indipendenti. Preferiscono così, anche se credo che sia difficile. Perme è diverso. Sì, io ho un lavoro, qui in Italia,e poi la scuola. Ma anche per me è difficile: ti posso raccontare, se vuoi. È statodifficile, perché lui prima di riuscire apartire era dimagrito tantissimo. Già, dimagriva, e non mangiava, e non riusciva più a lavorare: aveva la testa vuota, senza idee: aspettava unarisposta dall'Italia, dalla scuola di moda, e la lettera non arrivava, erano quattro mesi che l'aspettava. Per sette anni, lui aveva detto che voleva andare in Italia. Lo dicevaa tutti, agli apprendisti che lavoravano per lui, ai suoi amici, alla sua famiglia. I suoi amici dicevano: Kofi, sei davvero un manager, un dirigente. E poi lo chiamavano Italo. E quando l'Italia giocava ai mondiali di calcio in Messico, tutti.passavanoda Kofi in laboratorio a dirgli i risultati delle partite. Ma per uscire dalla Costa d'Avorio aveva bisogno di quella lettera della scuola, che garantisse che lo avevano accettato. Perché il Presidente Houphouet-Boigny dice che fanno bene, che i giovani devono andare a studiare in Europa, che la Costa d'Avario deve diventare potente come gli Stati Uniti: però per prendere il passaporto ci vogliono ottomilioni di lire, e solo i ricchi hanno così tanti soldi. Allora, per noi, i poveri, per noi ci vuole la lettera di una scuola, che dica che ti hanno preso. 88 Insomma: aspettando quella lettera che non arrivava Kofi dimagriva e non lavorava più. E quando la risposta è arrivata, e diceva che non potevano prenderlo, lui ormai aveva deciso di partire: neanche suo padre poteva più trattenerlo. Così ha fatto quello che fanno tutti: si è nascosto su un camion ed è andato in Burkina Faso. Lì ha comprato il passaporto e un biglietto aereo per Roma: andata e ritorno, ma solo per quindici giorni, così alla dogana in Italia non avrebbero fatto problemi. Dice Kofi: sono uscito dall'aereo porto e non avevo più soldi: è stato difficile, arrivare fino a Milano. Ma adesso sono qui, studio e lavoro, e fra qualche anno tornerò ad Abidjan. Ora non ho soldi, ma quando tomo voglio metter su un grosso laboratorio. Anzi: una fabbrica: il Governo aiuta tutti quelli che hanno un mestiere e vogliono mettere su qualche attività. E poi quando si torna dall'Europa, si riesce sempre a tornare ricchi: si fa un po' di commercio, magari si portano giù un paio di auto usate da riven~ dere. Ma ora ride, Kofi, e ridono i suoi amici qui intorno. Uno mi spiega: Kofi ha un sogno: vuole tornare ad Abidjan con la Ferrari. E tutti saprebbero che Kofi è un vero capo, un dirigente. Ridono, Kofi e gli altri: si divertono davvero: ah!, la Ferrari. Bobo Diulasso, Burkina Faso lo viaggiavo perché volevo conoscere la gente. lo ero curioso perché tutti dicevano che l'Europa e l'America erano diverse dall'Africa, ma non è vero: sono diverse le cose, ma la gente è uguale.Nelle cose è diversa, ma nella testa è sempre lo stesso dappertutto: gli stupidi sono stupidi e gli intelligenti sono intelligenti: no? lo viaggiavo perché mi piaceva viaggiare: sono andato in Niger quando avevo quattordici anni, e poi sono andatoanche inTogo e in Benin. È facile viaggiare, in Africa. Ci sono autobus per tutti gli stati vicini, e non costano tanto come qui in Europa. Oppure si prende un passaggio su un camion. E in Niger in Togo e in Benin io avevo dei parenti che mi potevano ospitare: allora andavo da loro, e loro mi aiutavano a trovare un lavoro. E se non lo trovavo li aiutavo io, a lavorare la terra intorno alle loro case. Così mi sta raccontando Gérard. Ci siamo dati appuntamento al BarBrera. Tutti e due con il giubbotto di jeans: lui blu, io nero: gliel'ho detto. Quando poi scrive il mio nome sull'agendina, scrive in caratteri arabi. · Mangiamo la pizza e siamo imbarazzati, perché ci sono due vicino a noi con giacca e cravatta. Ci ascoltano. Dice che quando era in Ghana, lui accompagnava in giro i commercianti a cercare le stoffe. Perché sempre, nei paesi dove andava, lavorava come sarto. Eh sì, dice: a casa, a Bobo Diulasso aveva la sua, di sartoria. E prima, quando era bambino lavorava da suo zio, che era il sarto più importante della regione. Bobo Diulasso è la seconda città del Burkina Faso. C'è un mercatomolto grande, che è il centro della città, e viene gente dal Mali, dalla Costa d'Avorio, dal Senegal. Ecco, lì di fronte al mercato suo zio aveva il laboratorio di sartoria, e anche i francesi venivano a farsi fare i vestiti da lui. Dice: i francesi erano ricchi e sembravano diversi da noi, così fin da bambino io vedevo i francesi e pensavo che volevo viag-
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