VOSTOK GIUNGE SULLA LUNA MagidTobia traduzione dal/' arabo di Pier Luigi Venuta "Sano e salvo alla luna. Vostok." L'autista si fermò a leggerla sulla sponda posteriore del cassone. Forse per la centesima volta negli ultimi due giorni. Sorrise orgoglioso fra sé. Il proprietario dell'autocarro avrebbe voluto mettere al suo posto un'altra scritta: "Divina Provvidenza, salvaci da quanto temiamo", ma di fronte all'attaccamento dell 'autista per la sua frase, si era accontentato che la propria fosse relegata sùlla portiera, dove adesso si trovava, lasciando a lui la sponda posteriore in lungo e in largo. Che ci piazzasse pure quel che più gli aggradava. L'autista vi aveva così scritto quella sua frase, dipingendovi sopra un piccolo razzo in rotta per la luna, vista sotto l'aspetto di un volto umano che s'affaccia sorridente e felice in mezzo a splendidi fiori sgargianti. Dalla bocça del vigile escono due serpenti. Azzannano l'autista alle orecchie: - Muoviti, capo, non bloccare le macchine dietro di te! Il sorriso dell'autista si spegne. Si gira. La sua mano tasta in fretta la gomma posteriore per assicurarsi che sia a posto, poi si allunga verso la portiera del camion per aprirla, mentre lui guarda verso l'alto del carico e grida allo scaricatore: -Ehi, dormi o sei sveglio? . La risposta gli viene dall'assenza di qualsiasi replica al suo richiamo. Allunga la mano per girare la chiavetta d'accensione, raccomandandosi a Dio. - Con l'aumentare della velocità, el' elevarsi dei gemiti del motore, l'autista pare un bimbo in corsa da solo per una strada deserta e buia. Prende a ripetere fra sé il motto del padrone dell'autocarro: "Divina Provvidenza.;. salvaci da quanto temiamo", e lo va dicendo a voce sempre più alta e ritmo sempre più serrato. Il camion avanza facendo tremare la massicciata sotto il suo carico eccessivo, provocando un assordante, fastidioso fracasso che invece di disperdersi nell'aria si trasforma in un'ampolla dalla quale sbuca un mostro dall'aspetto terribile. Impugna da una parte un martello e dall'altra un coltello dalla lama affilata, mostrando i denti in un odioso sorriso. L'autista lo vede avvicinarsi con ostinata insistenza, insinuarsi attraverso il vetro rotto, per sederglisi infine accanto. Esclama: - Divina Provvidenza ... Dio mio ... eccolo che torna a molestarmi. Non .contento d'abitare davanti a casa mia, mi perseguita in ogni mio viaggio. Poi si volta verso il mostro, gli offre arrendevole i timpani: - Eccoli ... prendili ... picchiaci sopra a tuo piacimento. Ma il mostro non è pago di tanto. Agita verso di lui la mano che brandisce il coltello e gli appare come chi offra una vittima in sacrificio a un dio terribile. L'autista si cava i nervi del capo e li depone innanzi al mostro, che tutto contento si dà a lacerarli, bevendone il sangue che ne cola. 86 L'autista guarda dolorosamente la strada. Sputa. Se solo avesse portato con sé due batuffoli di ovatta, si sarebbe potuto tappare le orecchie, avrebbe sottratto i timpani al mostro. Ma i medici gliel'hanno proibito. D'improvviso ha un'idea. Tira fuori una sigaretta, l'accende, e con il fumo sputa in faccia al mostro tutta la sua rabbia. Poi cerca di scottarlo con il fuoco. Ma quello non se ne cura, e continua a picchiargli sui timpani e a straziargli i nervi del capo, mentre il sole in pieno cielo arroventa col suo fuoco l'autocarro. La sigaretta si consuma fra le dita dell'autista e lo scotta. La getta via di scatto, maledicendo quanto gli sta intorno. Ma sollevando lo sguardo scorge l'amuleto che gli sta appeso innanzi, i tratti del suo viso si distendono e mormora: - Signore misericordioso, pietà! *** · Guarda la strada davanti a sé. Volge gli occhi intorno. Tante, strane creature. Si sorprende a fissarle come se le vedesse per la prima volta. Anatre che nuotano nel canale parallelo alla strada per spegnere nelle sue acque il fuoco di agosto. Mucche che non smettono di mangiare che per mangiare ancora. Bufali legati alle sawagi. Cani che lo accompagnano con i loro latrati e si ritirano delusi con la lingua di fuori. Un montone tutto assorto, a testa bassa, quasi un padre di famiglia che pensi a come vestire i figli. E persone, tante creature umane dai più differenti aspetti. C'è chi fa girare la sua sagiyah e chi invece sta seduto e mangia, e mangia. O chi irrilato dal fumo del camion lo accompagna con i suoi insulti. E c'è chi siede triste giocherellando col dito nella polvere del terreno. O ancora chi si è tolto i vestiti ed è sceso nel canale a nuotare. Niente sembra all'autista più adatto a esprimere quanto gli passa per la mente, che esclamare: -Mondo! Poi guarda la strada e sputa. Sbircia di fianco. Il mostro è sempre lì in agguato, dedito al suo crudele gioco. - Dunque non demorde? - si chiede. Davanti a lui sulla strada avanza un contadino. Si riparano dal sole lui e la mucca che si tira dietro con le piante che crescono al lato della carreggiata. Quando torna a guardare dritto davanti a sé, l'autista si accorge che il camion punta ostinatamente verso la mucca, come a volerla ammazzare. Si affretta a premere con violenza sul freno. Nel suo sbigottimento, ode le ingiurie rivoltegli dal proprietario della mucca. Si gira verso iI mostro al suo fianco per prendersela con lui, ma non lo trova. Si è dileguato dopo avergli restituito solamente i timpani. Lo maledice. - È fuggito, il vigliacco, è tornato nèlla sua ampolla dopo avermi sottratto i nervi del capo... · Poi si rivolge al proprietario della mucca e si scusa: - Non te la prendere ... è partito lo sterzo ...
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