Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

\, Proprio lì, nello Jutland, nelle antiche contrade assassine mi sentirò perduto, infelice e a casa. da Crossings *** Tagli di lamette. Pallore di cattive abitudini. Pomeriggi domenicali, quando l'estate oziava E le coppiette passeggiavano lungo il Foyle, Portammo uno specchio da barba alla finestra All'ultimo piano del dormitorio del convitto: Amanti nella vita felice, il retro di auto~obili Trepide e silenziose, il fiume assoluto Tra noi e tutto quello. Inclinammo lo specchio Verso il sole, trovammorangolazione e rivolgemmo Una luce volteggiante su ciò che non potevamo avere. Lo scintillìo passava su di loro in traiettorie casuali Come riverberi da uno scudo divino o dal fondo genetico. ' traduzioni di Clara de Petris Scavare Adagiata tra le mie dita la penna, tozza, comoda come un'arma. Netto sotto la mia finestra un suono, aspro, quando la pala affonda dentro pietrisco: mio padre scava. Lo osservo finché tra letti di fiori stremato il dorso si curva tra i solchi di patate, scende, _cadenzando risale vent'anni di tempo, dove scavava. • Lo stivale ruvido sulla lama, rannicchiato; ancorato al ginocchio il manico, saldo; sradicava le cime alte, interrando la lama, lucida, della pala, spargendo patate nuove che noi coglievamo amandone la dura freddezza in mano. · Buon Dio, il vecchio sapeva usare la pala, proprio come suo padre. In una giornata mio nonno tagliava più torba di chiunque altro nel.la torbiera di Toner. POESIA/HEANEY Una volta gli portai del latte in una bottiglia, malamente chiusa con carta. Si mise eretto per berlo, poi subito riprese • , a tagliare, a incidere, nette, le zolle, gettandole dietro la spalla, scendendo più a fondo, verso la torba buona. Scavando. L'odore di muffa delle patate, t;reddo, la torba zuppa, schiacciata, sbattuta, i tagli recisi della lama tra le radici vive, svegliate nella mia testa. Ma non ho pale che seguano uomini come loro. Adagiata tra le mie dita la penna, tozza. Scaverò con quella. Il ritorno dell'anguilla In stagni, condotti, canali morti volta la testa all'indietro, è più vecchia, segue gli impulsi con intenzione, smarrita nel mare d'erba dove mai più si volgerà: sono trincee nuove, ora, tubi sommersi, paludi, torrenti, il lago, il fiume. Lo stomaco contratto, esilarata a mezz'acqua: il pulsare dell'acqua per giorni e settimane · le imprime rapidità. Chissà se ha coscienza, adesso, della profondità, delle rotte in cui immettersi: ha passato Malin e Tory, filando in silenzio, ciuffo, torcia che è il suo stesso affiocarsi: luce nel buio, ribollente, è lì che si perde dopo aver figliato in infime profondità, alle origini. La corrente trascina scaglie di uova orfane. Anahorish Il mio "luogo d'acqua chiara", la prima collina del mondo dove sorgenti inondarono l'erba lucente e oscurarono pietre sul letto del viottolo. 77

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