INCONTRI/HEANEY ralmente questa è solo una mossa tattica, perché l'ossessione del1'isola resta, ma non è solo questo. Riconosco nei polacchi, negli spagnoli, in Dante l' iinprint psicologico della comune fede cattolica. Quella che è un'esperienza centrale in quelle culture è solo una sottocultura nel mondo anglofono. Facci~mo un esempio: se uno nomina la Vergine, una specie di imbarazzo percorre la lingua, ogni lingua, ma in inglese la parola è stata cancellata, dimenticata dalla coscienza collettiva dal XV secolo, mentre fa ancora parte del lessico familiare dello spagnolo, del polacco, dell'italiano, anche se usata ironicamente o altro. Se si nasce in Irlanda e si è - agli occhi degli inglesi - uno di quei contadini poveri che venerano altarini agli angoli delle strade e si vuole scrivere, si capisce immediatamente che nella cultura ufficiale non ci sarà posto. Poi capita di leggere Dante e si scopre che in uno déi capolavori della letteratura mondiale quel piccolo altare ha un' amplificazione cosmica e lo stesso accade se si legge il polacco Milosz, che non è un cattolico praticante, eppure utilizza nella propria visione del presente i termini della liturgia e dei misteri. Ho trovato in questi poeti una amplificazione, una verifica e una conferma nella mia determinazione a non essere emarginato dal razionalismo secolare, vagamente superficiale, ottocentesco della cultura inglese. r Ricordiamo che la traduzione, non solo fruita ma anche fatta ìn prima persona è uno dei nodi centrali del 'esperienza poetica di Heaney. Field Work (1979) che raccoglie i momenti di massima felicità creativa e di elaborazione artistica nella sua visione politica, si chiude sulla splendida traduzidne del 'episodio di Ugolino. Dante ha esercitato U'},'influenzafondamentale sul poeta irlandese, rintracciabile senza soluzione di continuità da Field Work a Station Island (1984) in un momento cruciale della sua vita, qùando, lasciato l'Ulster per la Repubblica, divenuto "inner emigré", Heaney ha sentito più forte il problema della resp~nsabilità del poeta difronte alla "terr{bile bellezza" della violenza politica. Il poeta, che nor.può far altro che testimonia- . re, è a gli occhi dei suoi un vigliacco, una salamandra che se ne sta al sicuro tra le mura di un college universitario. Ancora una volta attraverso Dante, Heaney ottiene una "amplificazione co- . smica" delJ!ropriodilemma. Il pellegrinaggio purgatoriale tra le ombre del passato personale e collettivo nel 'isola del lago Derg, descritto nel poemetio Station Island, si conclude con l'incontro conJoyce che, novello Cacciaguida, invitaHeaney conparole simili a quelle rivolte aDante dal 'antenato, afare, cioè, "parte per se stesso", _aimporre ali' universo la propria "segnatura". Come e perché si è avvicinato a Dante? Non c'è mai stato niente di autobiografico nel mio interesse per Dante. Nel 1972 mi capitò di leggere la Commedia tradotta da Dorothy Sayers. La traduzione non era niente di speciale, ma quella lettura arrivava a proposito. Mi sono messo a leggere altre traduzioni, tutto quello che trovavo su Dante, Il discorso su Dante di Osip Mandel'stam. Intuivo che in Dantec 'erano due cose che fino allora avevo creduto inconciliabili in poesia. Da,un lato c'era il "grido" dell'attualità, dell'età e dell'individuo e una vibrante passione politica implicita nell'intolleranza del poeta, la forza del legame tra il singolo e il contesto politico; da tutto questo sca72 turisce la forza drammatica della scrittura e il suo realismo documentario, un contenuto prosaico, scabro. D'altra parte la poesia obbedisce ad una visione più ampia - non la prospettiva metafisica - ma una visione più ardita della creazione artistica. La Commedia è un poema epico con la segreta bellezza di una lirica. L'esperienza individuale si allarga al 'Inondo come un sasso nello stagno. Dante non ha paura dell'abbandono lirico ma lascia sempre spazio al più atroce contenuto prosaico. Il critico WilliamBedford nel numero della rivista "Agenda" dedicato ai suoi cinquant'anni vede nelle molte poesie informa di parabola della sua raccolta più recente The Hàw Lantern (1987) una estrema conseguenza di questa suafrequentazione dantesca, "la soluzione dei dilemmi è nella creazione stessa di una poesia, ... un atteggiamento emblematico e profondamente commovente". Come Dante ha contribuito a cambiare i suoi parametri di giudizio sul rapporto arte/politica in relazione ali' Irlanda del Nord? ' Negli ultimi anni il rapporto tra arte e politica nel mio paese è stato stretto, vitale e di reciproca "accelerazione" e ha creato opportunità che forse noi artisti non abbiamo del tutto compreso, influenzati - almeno nel mio caso - dal preconcetto che la poesia non dovesse essere partigiana. È stato Dante a farmi intravvedere il maggior valore della volontà rispetto all'impulso, diversamente da quanto accade nella tradizione lirica inglese.di impronta liberale, in cui la volontà è vista come un 'interferenza sull 'impulso creatore. Questo mito della ispirazione artistica lo avevo preso dai Romantici e ancora non sono riuscito a.formulare un progetto sciolto da esso. Vorrei seguire la via indicata da Yeats e ancor più da Dante in cui la volontà e l'intelligenza possano operare liberamente insieme alla spinta creativa. È difficile definire il rapporto tra arte e politica, perché le convinzioni politiche di una comunità sono e restano segrete e incomprensibili agli estranei, radicate nella lingua e parte del codice segreto della comunità. Io ho operato, per così dire, all'interno della fonetica della lingua inglese usata dall'Irlanda del Nord, e in quell'ambito la mia poesià ha un valore politico. Non credo nelle dichiarazioni di intenti. Mi piace ricordare la parabola di Cristo e dell'adultera: prima di rivolgere agli accusatori la salomonica frase "Chi è senza peccato, scagli la prima pietra", Cristo traccia un segno sulla sabbia e prima di mandare assolta la donna, di nuovo traccia un segno sulla sabbia. Ecco, per me quel segno è l'arte. Non significa nulla, ma crea la pausa, non può fermare il linciaggio, non può cambiare le intenzioni del gruppo, può solo creare un modo, un tempo per la concentrazione, può provocare la riflessione, ma non è per un rapporto di causa/effetto. È un risultato "contemplativo", non operativo. · A proposito di impegno politico del 'artista, non crede che con Field Day, compagnia teatrale e casa editrice, che da dieci anni anima il dibattito culturale sia a sud che a nord del"border", lei abbia implicitamente riconosciuto l'impossibilità per l'artista contemporaneo di "fare per se stesso"? Prima di fondare Field Day, Deane, Friel e io eravàmo già amici. Il fatto di far parte ora di un gruppÒ che ha esplicitamente scelto degli obiettivi e si è dato un programma, crea vincoli e
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