INCONTRI/HEANEY scienza del luogo in cui vivo come "tutti i luoghi e nessun luogo". Le racconterò un aneddoto che mi ha molto divertito: recentemente hanno ritrovato in un album dei visitatori della casa di Shakespeare a Stratford-on-Avon la firma di John Keats, che l'aveva visitata nel 1817, e l'indirizzo era: "nessun luogo -ovunque." C'è in tutto questo una eco dell'atteggiamento di Joyce verso l'Irlanda, la necessità di prendere le distanze. Si accinge anche lei ali' esilio volontario? No. Joyce lasciò effettivamente l'Irlanda, prese una decisione, fece un atto di separazione netto, definitivo. Io non l'ho ancora fçitto,forse lo farò in un momento di maggiore maturità, chissà, forse intorno ai cinquant'anni! Nei sonetti della sequenza Clearances inclusi in The Haw Lantern ( 1987) lei ricorda con struggente tenerezza sua madre e il nonno materno, e in Digging, una·poesia del suo esordio, avevaevocato con un sentimento di inadeguatezza lafatica di suo padre e del nonno paterno. Come hanno reagito i suoi genitori, dal canto loro, a un figlio poeta? Il punto è che io sapevo usare la vanga e il forcone come mio padre e ne ero molto orgoglioso, come loro erano orgogliosi del fatto che io non fossi un "diverso", un intellettuale. Sapevo fare · tutti i lavori della fattoria, anzi mi vantavo di come raccoglievo il fieno. Mi piaceva il lato estetico della costruzione di un covone! Sono il primo figlio- dopo di me c'erano due sorelle e sei fratelli uno dei quali è morto - e quando ho vinto la prima borsa di studio nel 1950/51 per andare alla Scuola Superiore, è stato uno strano trauma, triste, che investlva la sfera intima: nostalgia di casa, ma anche separazione, che poi si è accentuata con gli anni, con gli studi universitari, quanto più venivo definendo me stesso nei termini della cultura che ricevevo lontano da casa. Ma mio padre e mia madre non erano gelosi, e sapevano che nonostante la differenza non li avrei abbandonati. Anche i miei amici che frequentavano casa - Seamus Deane [poeta e critico di cui ci si è occupati su queste pagine nel numero di giugno 1988} e Brian Friel [drammaturgo di Derry, animatore del gruppo Field Day con Heaney e Deane, vedi art. nel numero scorso] e gli altri - ricevevano la loro approvazione tacita. Ero lontano, ma a una distanza, per così dire, semplice. Però la mia scrittura li interessava solo marginalmente, leggevanq le mie poesie, ma era come ascoltare la conversazione di qualcuno al di là di una parete. Ne sentivano il tono, il culmine, ma il senso rimaneva estraneo, come se non li riguardasse. Ora mi ripeto che forse è un errore non tagliare i ponti con il proprio passato. Credo però di essere riuscito a non farmi sradicare dalla mia cultura da quella acquisita. Come concilia la sua esperienza di poeta che è venuto dalle aree depresse del!' Irlanda rurale degli anni Quaranta con l'idea mitica di Yeats che vedeva proprio nel 'Irlanda arcaica e contadina la sorgente della più autentica letteratura irlandese? Yeats apparteneva a un contesto sociale totalmente diverso, quello dei colonizzatori anglo-irlandesi che avevano guardato al territorio dalle finestre delle loro grandi dimore. L'Irlanda favoleggiata da Yeats forse esiste davvero, nell'Ovest, nelle isole Arane nella regione del Kerry, dove si può trovare davvero quel70 la energia, il gusto per l'auto-inganno, la volubilità e il piacere della bizzarria, ma non c'è niente del genere in Ulster. La comunità in cui sono cresciuto era radicata nello "understatement", nel silenzio e nell'economia, vigeva un codice di comunicazione parsimonioso e il parlar troppo era considerato un oltraggio alla lingua. Tutto questo spiega perché lei riconosce come maestro Patrick Kavanagh (1904-1967), poeta del Monaghan, una regione vicina alla sua, piuttosto che W. B. Yeats. Nel poemetto The Great Hunger Kavanagh parla della frustrazione che scaturisce da quella parsimonia: il protagonista Maguire con la sua impotenza e inarticolatezza è penosamente- contrapposto alla natura in fiore. La prima volta che ho letto la poesia di Kavanagh avevo vent'anni e mi sono subito reso conto che quello era il libro della mia vita, perché aprendo quel libro non entravo nel mondo della écriture, non attraversavo nessuna soglia. Quando si apre un libro, si varca una soglia, come quando si entra nello studio di un dottore o nella casa di un prete - ci si schiarisce la voce, si raddrizza il nodo della cravatta, si comincia a parlare con più proprietà, si è un po' più impacciati del solito. Questo non è successo con la poesia di Kavanagh: è stato come entrare nella mia coscienza e scoprire che qualcuno aveva già tracciato i confini, la mappa della mia psiche. Un'esperienza liberatoria, che mi ha·incoraggiato a scrivere. Quale è stato il suo primo incontro con la poesia, sui banchi di scuola? L'insegnamento della poesia è un mistero e un fattò accidentale. Credo che nella scuola la poesia può servire al massimo per stabilire un legame con il passato. Sono contrario alla "alimentazione forzata". La mia era una scuola tradizionale, vecchio stile, a dodici anni mi hanno fatto imparare a memoria l'ode di Keats ToAutumn e le lunghe stanze spenseriane di The Eve o/Waterloo di Byron e prima ancora nelle lezioni di canto le filastrocche o cose come There is a Lady passing by di John Suckling. La prima volta che ho ascoltato una poesia con piacere, con una sensazione di liberazione è stato alla Scuola Superiore, quando un insegnante che evidentemente voleva lavorar poco si è sintonizzato sulla radio di classe con i programmi educativi della BBC; una bella voce impostata leggeva Weathers di Thomas Hardy. Un 'altra volta un insegnante di quelli a cui piace ascoltare la propria voce ci fece sentire The Rime of the Ancient Mariner di Coleridge in due sedute di trequarti d'ora ciascuna. A quel tempo certo non sapevo che avrei avuto a che fare con la poesia ma ora nella memoria mi ritorna una sensazione di vastità, apertura, di dolcezza "inutile", che già allora cominciai a pensare fosse importante. Quali poeti, oltre Kavanagli, sono stati importanti agli esordi della sua carriera? Hopkins ha sicuramente giocato un ruolo rilevante. Quando all'Università ho cominciato a scrivere le prime cose, mi interessava la fisicità delle parole, ma poi, forse perché avevo studiato il latino e l'anglosassone, e per merito di Hopkins, cominciai a ' percepire il senso della storia nelle parole, come fossero "contai-
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