CINEMA to. Il frammento, la rottura, la censura, sono anche l'accettazione e la messa in pratica del concetto di discontinuità proprio del cinema di Ghatak:, ma anche della cultura indiana. Ha scritto Anup Singh, diplomato nel 1986 al FilmandTelevision Institute of India, collaboratore di Kaul e Shahani e regista egli stesso: "Questa tradizione di discontinuità significa apprendimento e Una tradizione impegnativa e quasi impossibile perché esige la mancanza di ogni fede in se stessi, nelle radici del passato, nell'insegnamento. E anche nel cinema, che difatti Ghatak · mette alla prova, fino all'estremo, ogni volta. Ritwik Ghatak nel suo film Ragionare, discutere e chiacchierare ( 1974). il risclùo e il limite sono nella sua inadeguatezza". In questa discriminante fra il raggiungibile ipotetico e l'incerto accettato, il riconoscersi nelle forme della tradizione e la spinta a trasgredirle, il naturalismo più spoglio e l 'espressionismopiùestremo, anche i frammenti diBagalar visti alla Mostra di Pesaro (15 scene su 50) equivalgono, per Ghatak:, al film completaacccltazionc della separazione. Che in India non significa dire ogni uccello ora ha il suoramo o ognuno risiede in un albero singolo e centrale di un'unità differente e definitiva, ma piuttosto ogni uccello ha ora il suo cosmo e ognuno è nella sua Zona". Se nel pensiero mi- .tologico indiano questa tradizione si riconosce nel concetto-metafora di Shiva, nel cinema indiano la stessa tradizione è rappresentata proprio dalla vita-lavoro-destino di Ritwik Ghatak:. Un modo di fare il cinema che è di Ghatak:,ma che forse è anche l'unico modo di fare cinema in certe situazioni storiche.e ambientali come quelle dell'India: poca attenzione per le esperienze già fatte e massima apertura verso le esperienze da fare. Istinto e coscienza di stile. Un modo di fare il cinema e di affrontare la vita, tipici di un autore che ha confessato di non riuscire acomprendere immediatamente lepassioni di un Otello o la predica sulla vita fatta da un clown alcolizzato ad una ballerina malata di cuore, ma viceversa di sentire accellerare il battito del suo cuore ogni volta che la macchina da presa mostra l'istantaneo, il casuale, l'increspatura dell'acqua su un fiume, l'involontaria contrazione di un volto segnato dal dolore. Tradurre la dimensione del melodramma con la naturale espressività del quotidiano è la scommessa estetica giocata da Ghatak e da pochissimi altri autori (Mizoguchi, Ozu ...), è l'insegnamento di chi non si accontenta del cinema com'è ma spinge il cinema al punto più vicino di come dovrebbe essere. CRITICA, ADDIO CONTROLACINEFILIA PaoloMereghetti . Ulf Miehe non è esattamente un nuovo Billy Wilder ... · (la critica di un critico) Cose che succedono: raramente il cinema ha vissuto un decennio così stentato e gramo come quello che sta per concludersi (e non parlo soltanto del cinema di casa nostra), eppure a ripercorrere cronache e critiche di questi anni Ottanta si è stupiti dal proliferare di iniziative, santificazioni, scoperte, resurrezioni e omaggi che l'hanno costellato. ~olo la moda sembra poter tenere testa a qu~sta marea montante di interesse per il cinema·perché Armani è ancora un po' più popolare di Indiana Jones, ma ora che Cecchi Gori padre e figlio (con lo spirito santo berlusconiano) sorri~ dono dalla copertina di Capitai, si può finalmente dormire tranquilli: anche gli industriali·del cinema sono finalmente ammessi nel salotto buono, e sulle copertine buone, dell'Italia che produce. Tutto si lega, e soprattutto tutti si danno la mano. E il cemento di questo nuovo patto ha un nome che fino a qualche anno fa sapeva ancora di catacomba e serviva da spunto per battute e barzellette: cinefilia. Oggi tutti sono cinefili, e soprattutto tutto è degno di cinefilia, dal programma estivo dcll' assessore che pensa ai suoi elettori rimasti in città, ai litri di vernice color sangue che impiegano i macellai pella celluloide, alle scollature messe in mostra prima di diventare amichetta del rampante di turno ... E questa nuova giovinezza non soltanto ha allargato il campq d'azione e di influenza della cinefilia, ma ne ha anche, per così dire, fortificato il carattere e aumentato l'appetito. Cinefilia non è più soltanto un sentimento d'amore per un oggetto altrimenti disprezzato. (Val la pena di ricordàre che cinéphiles erano i difensori di certo cinema generai mente non considerato degno di interesse critico, e che per questo venivano additati ali' ilarità generale. Come scriveva, forse con troppa personale partecipazione, anche Alberto Savinio nel 1932, quando parlava di un "pubblico particolarissimo e fedele, in cui l'elemento maschile è rappresentato da più o meno giovani freudiani che correggono la loro miopia mediante lenti cerchiate di celluloide nera, e quello femminile da donne che più che alle cure délla maternità, dedicano ogni loro energia all'introspezione dell'anima e ai più nebulosi problemi spirituali"). Oggi, cinefilia è diventata una categoria critica. Anzi, La Categoria Critica, unico criterio di analisi del discorso cinematografico, massimo comun denominatore della cosiddetta critica militante. Ma per farlo ha dovuto tradire se stessa e trasformarsi da sentimento in qualcos'altro, accompagnando e qualche volta aprendo la strada alla metam9rfosi che in Italia ha subito la figura del critico e, più in generale, il discorso cinematografico. Nella seconda metà degli anni Sessanta, grazie soprattutto al1'opera meritoria di alcune riviste e di alcuni critici e allo spirito pionieristico di alcuni cineclub edi alcuni festival, l'universo cinema diventa, da museo delle cere che era, un inesplorato terreno di conquista e di scontro. Si.conquistano al discorso critico nuovi registi e interi periodi della sua storia perché si impone una figura di critico che riesce a leggere nelle opere cinematografiche quello che il regi.sta forse non sapeva neppure di aver messo. E una pratica che in Francia, per fare il solito ma inevitabile esempio, si era imposta almeno un decennio prima e che, proprio sull'esempio francese, aveva scelto il cinema americano come oggetto privilegiato di quest'analisi. -cinefilia, allora, era il distintivo di chi 63
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