Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

CINiMA COMPASSIONE E DETTAGLI INCONTRO CON ALEKSEJGERMAN a cura di YervantGianikian e Angela RicciLucchi Queste dichiarazioni di Aleksej German ripropongono l' essenziale di una lunga intervista fatta al regista sovieti-coaLeningrado, ne/febbraio di quest'anno.L'intervista è stata registrata in Video ed è divisa in tre parti per tre differenti inquadrature. Prima di tutto devo dire che io non sono un professionista ma piuttosto un dilettante, un amatore. Non ho frequentato l'istituto di cinematografia di stato, non ho studiato cinema. All'inizio ho cominciato lavorando come secondo assistente per un regista oggi piuttosto anziano. Poi ho girato un film con un mio amico: cioè lui l'ha girato e io l'ho aiutato. È stato soltanto attraverso questi lavori, queste poche esperienze, senza una reale preparazione, che mi è stata affidata la regia di un film. A proposito delle mie opere si è parlato di attenzione ai dettagli, di amore per il particolare, ma nel mto primo film non c'era niente di tutto questo. Era un'opera con un intreccio molto ricco e con un peso morale evidentissimo, ed era questa la qualità che mi interessava di più. La mia opera prima Controllo sulle strade, era un film sulla compassione, compassione per le persone meno fortunate di noi, che durante la guerra furono condannate a molti anni di prigione. Col mio film cercavo di dire: "Guardate, sono uomini anche loro, cerchiamo di compatirli". Nel film c'erano due immagini del socialismo, quello di chi capisce le sofferenze degli altri e quello invece di chi cerca di soffocare queste differenze tra uomini per reprimerle o addirittura punirle. Nel mio secondo film, Venti giorni senza guerra, c'era invece una maggiòr attenzione ai dettagli, perché mi sembrava che po- . tessero essere la strada migliore per colpire lo spettatore. Volevo che certi spettatori (specie quelli che avevano fatto la guerra) rivivessero le sensazioni che avevano vissuto allora e magari tornassero a soffrire per quei ricordi, e quella massa di particolari mi sembrava il modo migliore per farli ritornare con la mente a quegli anni passati, per spingerli a ricordare, a essere sinceri con se stessi. Ma è soltanto con Il mio amico Ivan Lapsin che l'attenzione ai particolari è diventata poetica di un film. Se devo cercare di spiegare questa mia scelta da un punto di vista teorico penso soprattutto al ruolo centrale del regista e alle sue reazioni emotive: ciò che gli interessa, che lo preoccupa, che lo fa piangere e lo fa arrabbiare, ecco questi sono i suoi sentimenti e queste sono le sensazioni che cerca di trasmettere. lo ho fatto esattamente così. E per queste sensazioni, i dettagli sono sempre più importanti. Ci ho riflettuto sopra molto e mi sono convinto che questo atteggiamento è influenzato dal mio amore per la poesia e per la poesia di Pasternak in particolare. Le sue poesie sono puramente intuitive, tutto nasce dai dettagli. Anche i cambiamenti dicolore, di luce. Perché è semprePasternak, nelle sue poesie, che scrive "E all'improvviso si fece tutto grigio". È da lì che ho preso la passione per i dettagli, la capacità di esprimermi attraverso di lo-' ro. E poi non si può dimenticare che sono figlio di mio padre, e anche lui, nelle sue poesie, era molto attento ai dettagli. Anzi, molti critici l'hanno attaccato in passato per questo suo stile, e lui arrivò a scusarsi pubblicamente perché ci sono stati anni in cui il nostro governo regolamentava tutto, persino quello che si scriveva nelle poesie, persino la quantità di dettagli per metro quadrato. Ma oggi io sono sempre più convinto che il cinema si avvicinerà ancora più al mondo dei dettagli, al mondo delle cose concrete. È lo stesso procedimento per cui ho amato i film che ho fatto, che non erano solo dei film storici ma film che parlavano di mia madre, di mio padre, di me bambino. Quando giravo mettevo nella scena moltissime cose che avevo portato da casa mia e che mi parlavano della mia storia: poteva essere il bastone di mio padre, o le sue fotografie che appendevo alle pareti, o i mobili scelti da mia madre o certi suoi oggetti personali: tutte queste cose messe nei miei film mi davano la possibilità di a1:1aredi più le storie che raccontavo, di aderirvi maggiormente. E attraverso tutti questi dettagli che ho espresso un certo mio ambre per quegli anni passati, anni molto strani, crudeli, terribili ma durante i quali-vissero persone di grande moralità e che ho amato molto. Vorrei aggiungere ancora una cosa a proposito del film Controllo sulle strade, che fu proibito dalla censura perché la compasUna scena del li mio amico Ivan Lapsin e, sott0, di Venti giorni senza guerra.

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