Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

ponaro di cui tra poco vedremo a Roma una novità assoluta rappresentata dal gruppo più interessante di quest'anno il "Teatro Insieme". Com'è noto Eugenio Barba è costretto a lavorare in Scandinavia aiutato e sorretto da una comunità e da un paese assai minore di quelli che abbondano nelle Puglie. Si assiste in effetti a una vera e propria diaspora, sembra che per la cultura pugliese il fatto di provenire dalle Puglie e di esservi cresciuto costituisca un elemento d'infamia. Viceversa alla gloria locale Achille Starace venne dedicato un opuscolo in cui lo si definiva sole nero del Salento. Ed è un atteggiamento tipicamente provinciale. Enzensberger ha scritto giustamente: "L'alfabetizzazione politica della Germania è un progetto gigantesco. Ovviamente, come ogni impresa del genere, essa dovrebbe cominciare con l'alfabetizzazione degli alfabetizzatori. E questo è già un processo più.lungo, faticoso e complicato. Inoltre, ogni progetto del genere si fonda sul principio della reciprocità. A ciò è adatto solo chi impara continuamente da coloro che da lui imparano. Questo è del resto uno degli aspetti più piacevoli del lavoro cui io penso. Lo scrittore che vi si impegna avverte improvvisamente un'interazione critica, un feedback fra lettore e scrittore che come scrittore ameno non poteva neppure sognarsi. Invece che stupide recensioni in cui veniva certificato di essersi evoluto in maniera assai promettente fra il secondo e il terzo libro, mentre il quarto è stata un'amara delusione, egli sperimenta d'ora in poi correzioni, opposizioni, insulti, controprove, in una parola: delle conseguenze. Ciò che egli dice e ciò che a lui viene detto è adoperabile, può diventare prassi, addirittura una prassi comune. Queste conseguenze sono frammentarie e provvisorie. Sono isolate. Ma non c'è alcuna ragione di principi6 per cui debbano rimanere. Un giorno, forse, l'alfabetizzatore otterrà addirittura ciò che gli dovette restare negato finché andava a caccia dell'arte; il valore d'uso del suo lavoro non sarà più subordinato al suo valore di mercato. "Nei cardini non ci sono tarli". Le Puglie non sono la Germania beninteso ma il problema resta lo stesso. ' Le Puglie praticamente hanno perso non solo un pubblico teatrale ma un vero pubblico culturale. L'unico fatto positivo ci è pervenuto dal Cut di Bari che con una sua pubblicazione ha fatto un utilissimo censimento dei teatri municipali esistenti in Puglia e pressoché abbandonati, e ha pubblicato nei suoi quaderni qualche saggio non privo d'interesse. Sono gocce d'acqua nel mare. Il vero compito è dunque quello di fondare una cultura e una cultura teatrale. Spero che questa rivista di carattere meridionalistico.possa ospitare almeno dei brevi saggi informati vi sia su Carmelo Bene che su Eugenio Barba. Serva insomma a far riflettere almeno un gruppo di amici. Senza voler fare della retorica l'istituzione delle regioni può essere fondamentale per affrontare un tema che di giorno in giorno diventa sempre più decisivo: la diffusione della cultura e la possibilità che ai lavoratori venga permesso di formarsene una in grado di avvicinarli ai fenomeni che sembrano anche più ardui, questo mediante un paziente e costante lavoro di organizzazione della cultura che riesca ad eliminare il semianalfabetismo da cui molto spesso siamo sconfitti e quindi un avvicinamento concreto, quotidiano e umile anche alla cultura teatrale ricordandoci di quanto la Puglia soprattutto oggi può dare nel campo teatrale anche se ufficialmente vengono disdegnati i suoi esponenti che sono di fama europea, anche se i pochi che si occupano di teatro confinati nelle Puglie si sentono esuli in patria. (Roma, 30/5/1970) 58 CINEMA INTRODUZIONE A GERMAN Gianni Volpi I tempi della carriera di German sono stati quelli rallentati imposti dalla burocrazia brezneviana a un artista non dissenziente, ma certo dissonante. Così si èpotuto avere una "scoperta" di cinquant'anni (German è nato nel 1938, a Leningrado), tre film e mezzo (il primo è unfilm d' occqsione, una co-regia d'esordio poi rinnegata, almeno inparte a torto) in vent'anni. Eppure, il suo percorso ha inizi da intellettuale racéperestrazione, status( lafamadelpadre scrittore gli ha spianato parecchie strade), talento (espresso soprattutto nei teatri di Leningrado), riconoscimenti (ancora studente, i suoi lavori passavano già alla televisione). A trent'anni, nel' 68 realizza assieme a Grigorij Aronov, Il settimo satellite, incentrato sulla figura di un generale zarista che, arrestato e poi liberato per la sua onestà, passerà con i bolscevichi senza mai aderirvi efinirà fucilato dai bianchi. Dentro un racconto di maniera, è già una delle sue tipiche figure morali che assumono su di sé le colpe della propria parte, senza rinunciare a vedere miserie e contraddizioni anche di coloro che incarnano la ragione e il progresso. Poi, la prima dissonanza: Controllo sulle strade (1971); e un brusco arresto di carriera: il film uscirà soltanto quindici anni dqpo. Ma a essere toccato è il genere più duraturo e irreformabile del cinema sovietico, il film sulla "grande guerra patriottica", cioè sulla resistenza al nazismo. German ne ha spostato tempo dell'azione e tempo del racconto. Siamo nel 1941, un tempo di fame e miseria, di sbandamenti e esodi di massa. Al tema della lotta eroica si sostituisce il motivo della ritirata. Invece di un eroe popolare, al centro c'è un non-eroe, ambiguo, complesso,forse un collaborazionista, forse un agente rosso infiltrato nei reparti nazisti d'occupazione che si consegna a unpiccolo gruppo partigiano. Il suo calvario è unitinerario di chiare risonanze religiose, sin dal nome delprotagonista: Lazarev. Un po' come in Ascesi di Larisa Sepit' lw. E le scansioni del racconto non sono del/' epopea, ma di una realtà vera, terribile. Poi, laparentesi Simonov, scrittore famoso e onesto che protegge German con la sua "autorità", ma che non è un suo "padre" letterario. I suoi veri padri sono il proprio padre Yuri, dalle cui opere ha trattato duefilm, e lo sceneggiatore Eduard Volodarski, scrittori che privilegiano figure sottratte a ogni univoca verità, angolature insolite. Del Lopatin di Simonov lo attrae l'elemento cronachistico, lasciando da parte quello eroico che è venuto assumendo con gli anni. Così il protagonista di Venti giorni senza guerra (1976) è un giornalista-scrittore soldato attento alle piccole storie del fronte. Unpersonaggio rovesciato, in grigio, invecchiato, amaro, per di più interpretato non da un mostro sacro, ma da un popolare artista del circo, YuriNikulin. /l suo è un viaggio senza fine, verso le retrovie, verso Taskent, per una breve licenza. Taskent è l'universo delle retrovie, della lontananza dalla guerra, dove Lopatins' aggira come un estraneo, un sopravvissuto, già un "dimenticato": dall'exmoglie, dagli amici, dai compagni pur così impegnati. Infine, la Grande Dissonanza, Il mio amico Ivan Lapsin ( 1982, ma uscito tre anni dopo per "interventi dal/' alto"), con il suo sentimento del tempo soggettivo, con il suo linguaggio libero, basto su inedite associazioni, come in tutta l"' avanguardia". Il "soggetto" si dissolve in una sorta di film "puntillista" - vicino all'ultima lezione di Ioseliani, poiché "disperso" inframmenti minimali (quanto vitali) su un 1935 (altro tempo-chiave, al discrimine trafine dell'epoca rivoluzionaria e purghe staliniane) in una Leningrado (nel racconto del pàdre)-Astrakan (nel film) città disperata sotto l' incubo della miseria e di una feroce banda di criminali. Unico punto di riferimento, lafigura indimenticabile nella sua scarna quotidianità del commissario Lapsin. Attorno a lui e in lui si accumula un testo a più strati e più direzioni, reali e culturali, politiche e di forme di vita, unificati dal senso di un'epoca: un tempo protagonista, un tempo vertigine, senza più un senso lineare e progressivo. E il tram finale con la banda che suona e il ritratto di Stalin e i due ufficiali che vigilano è come un circolare chiudersi degli anni Trenta su se stessi, un definitivo addio. A ogni illusione, anche. In questi anni gorbaceviani non ha più girato nulla. Li ha passati a coltivare il suo interesse per il teatro e la letteratura, e soprattutto a sostenere come dirigente della Lenfilm i nuovi autori, quelli più personali che, magari, condividono la sua tensione morale.

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