TEATRO punto di vista il pubblico può allora cominciare a fischiare, se creje, a disapprovare, a ritenere brutto e inappagante lo spettacolo :;he sta vedendo; ma dal punto di vista di chi il teatro lo fa, per un breve momento, conta l'aver provocato quella necessità. Per quel breve momento non valgono le sue abilità o le sue ambizioni di attore, non valgono le storie soggettive e le condizioni oggetti ve che s~no dietro al suo bisogno di creare o di comunicare o di esibirsi. E solo questa la "necessità" che rende "sufficiente" il progetto o la proposta di uno spettacolo. Il resto è teatro, dunque assolutamente non necessario. Né sempre sufficiente. A Città del Messico nel mese di gennaio hanno dovuto chiudere le scuole. Mi hanno spiegato - ma non ho capito lo stesso - che l'inquinamento atmosferico è più pericoloso fino a certe ore del mattino: meglio uscire nel pomeriggio. Mi hanno anche fatto notare - e ho compreso immediatamente - che sulla strada, dal livello dell'asfalto fino a oltre un mètro, si alza al passaggio di ciascuna automobile un polverone nero che si può chiamare smog soltanto con un eufemismo: meglio non essere bassi di statura, come i bambini ... Sarà per questo che in mezzo al traffico, alcuni genitori fanno salire i figli piccoli sulle loro spalle; oltre il metro e ottanta l'aria deve essere così fina che li rende felici e pieni di vitalità. Talvolta se ne vedono infatti, issati lassù, fingersi equilibristi e giocolieri. Fanno ruotare cerchi e palle colorate, magari imitando il papà che appena più in basso ripete lo stesso spettacolo davanti a code di automobilisti distratti e nervosi, piazzato a gambe larghe in mezzo alla strada, nel breve intervallo di un semaforo rosso. Non basta però tutta la loro abilità, di padri e figli, per chiedere e cogliere al volo qualche spicciolo, appena il segnale verde annuncia la fine della performance, e il pubblico si rimette in moto, invade la scena ed esce dalla comune, sollevando ancora la nuvola bassa di polvere nera, proprio quando il piccolo attore è sceso a terra. Ma lui se la ride. Ha la faccia dipinta di bianco e, in più, ha il naso chiuso dal pomello rosso del clown. Di sera tardi qualcuno fa lo straordinario. Per una migliore illuminazione del giovane giocoliere, talvolta il padre si mette a fare il mangiafuoco: l'abilità dev'essere doppia, data la difficoltà di sputare le fiamme mantenendo le condizioni di equilibrio e legaranzie anti-incendio necessarie al giovane partner di sopra. Ma poi, viene da chiedersi, perché? Di notte sono meno le auto, più veloce è il traffico e più esiguo il guadagno. Il teatro "necessario", non è sempre "autosufficiente". Per quella stessa grande via, gruppi di animatori comunali sono spesso al lavoro nei larghi spartitraffico messi su a giardino. Ogni tanto organizzano dei veri spettacoli davanti a una platea di "veri" bambini. C'è stata un 'altra volta-mi hanno detto-anche qualche "azione di strada", una parata di qualche gruppo professionista, durante un festival "ufficiale". Ma cos'altro si può tentare di più spettacolare o di più professionale di quelle rapide invasioni di campo, con tanto di giocolieri bambini e di illuminazione orale? Talvolta il teatro "autosufficiente" non è proprio necessario. Le compagnie sovietiche sono state le protagoniste di gran parte della stagione; organizzata dall'ufficialissima Unione degli artisti teatrali dell 'Urss, la megatournée si è inserita evidentemente nel clima di diffusa euforia culturale messa in moto dàlla trasparenza di· Gorbaciov, "Superzar", determinata anche dalla volontà dei sovietici di fare del '90 l'anno teatrale italiano. Festival e rassegne si sono susseguiti e sovrapposti, presentando compagnie di Teatri Stabili, Teatri Studio e gruppi indipendenti. Ma si tratta davvero degli spettacoli più interessanti, quelli capaci di rendere conto dei cambiamenti di gusto e di stile avvenuti, a quanto si dice, negli ultimi anni? In scena ciò che traspare èinrealtàun po' di delusione.Stelle sotto il cielo del mattino di Alexandr Galin (di cui si era già visto in Italia un altro testo "da camera", Retrò: un piccolo mondo per noi un po' troppo antico) è ambientato in una baracca fuori Mosca nel periodo delle Olimpiadi, quando la necessità di presentare la capitale nel suo aspetto "migliore" spinse le autorità sovietiche ad allontanare temporaneamente prostitute (le protagoniste del dramma di Gali~~•omosessuali e individui sgraditi.~ ~eriti oggettivi di questo test0 di emarginazione" - nel ver? s_ensodella parola - sono fuon di dubbio, ma il tema, certamen56 DA MOSCA! DA MOSCA! te inedito, finisce per prevalere sulla forma che inedita non è. La strutturadrammaturgicaesuberante e le interpretazioni sopra tono di queste ragazze dello "Zoo di Mosca" sembrano seguire troppo i dettami del "riso attraverso le lacrime", secondo la formula di Gogol. "Il linguaggio teatrale deve essere pregnante. Deve essere sovraccarico di immagini che facciano ridere molto e piangere molto", afferma l'autore diRetrò, giustificando così, agli occhi di noi occidentali irrimediabilmente viziati, il suo coté rétro sul piano espressivo. COMPAGNIERUSSEIN ITALIA Maria Maderno Una scena di Cinzano di L. Petrushevskaja. È diverso chiaramente il concetto di realismo; ma se quello di Galin è convenzionale (ma applicato in modo tale da apparire improbabile e allo stesso tempo prevedibile), quello del regist;:i Jurij Eremin, applicato al racconto di Cechov Reparto n. 6, è parossistico. Uno spettacolo deve sempre avere, insomma, un'energia contagiosa, pur se angosciosa, "nera", anche se affronta vicende luttuose, tematiche punitive (un teatro della sofferenza, verrebbe da dire, più che della trasparenza). L'interesse ai sentimenti privati accomunaGalin ad altri drammaturghi della sua generazione ( i poco più che quarantenni), a Ljudmila Petruscevskaja e a Viktor Slavkin. Della prima ha suscitato curiosità e interesse Cinzano (sot-
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