Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

------------------~• I ·111·1il l!I • •-------------------,--- narcisismo e dell'edonismo dimassa. La riprova? Quando alla conferenza-stampa veneziana Moretti ha (giustamente) insultato i giornalisti, accusandoli di essere pavidi, ignoranti e venduti, ha ricevuto in cambio-dagli stessi giornalisti -una vera e propria ovazione. Come dire: si gode nel veder fustigata lapropria mediocrità perché proprio questa "punizione" consente di esorcizzarla e, in qualche modo, di assolverla, secondo un rituale tipico di quel masochi-- smo massificato che è il complemento necessario del narcisismo dilagante. In La messa è finita il preteMoretti alzava il volume della radio per non sentire le parole degli altri personaggi e per immunizzarsi dal pericolo di una contaminazione anche solo verbale con l'altro da sé. In Palombella rossa va anche più in là: gli altri personaggi non parlano e non pensano, blaterano e balbettano, dicono "trend", "cheap" e "kitsch", usano frasi fatte e formule di rito, ripetoIl fenomeno teatrale delle vacanze '89 è stato Roberto Benigni, con un soliloquio di un'ora e mezzo che ha trionfato su tutte le piaz- . ze del centro-Nord. Lo si è visto a Milano, in occasione del festival dell'Unità, di fronte alla plateakolossal del Palatrussardi, e vale la pena di riferirne per diversi motivi. · Benigni, è noto, ha costruito il .suo personaggio sul modello di certo vitellonismo toscano, logorroico, sboçcato, con il gusto dell'iperbole e della libera associazione e di un sedicente (da Benigni) rabelaisismo, in realtà maccheronismo che sfogano la frustrazione del quotidiano nella vastità della ciarla. Benigni ha avuto a disposizione un fisico non precisamente adonico, usato in direzione di una gestualità oi;agitata e rot- . ta da arresti improvvisi, "salti di tono" verso il malinconico anche, se così si può dire, corporeo; ha la faccia di un nano ma lo spirito di un Groucho Marx, e il risultato è una sorta di piccolo folletto osceno, fauno o satiretto e misirizzi insiem~. E mettiamoci anche una cultura, cioè - come quasi tutti i comici della sua generazione - un qualche straccio di laurea da scolarità di massa. Foto di Claudio Testa (De Bellis/L'Unità). no a memoria conversazioni da Bignami, mentre il protagonista continua a urlare "Io non parlo così, io non penso così", senza peraltro farci vedere - grazie all'alibi dell'incidente d'auto iniziale - come parla e come pensa davvero. Comunista smemorato e confuso, il personaggio-Moretti rifiuta ogni comunicazione e ogni contatto con l'altro esattamente come ilprete di La messa è finita. E celebra anzi, nella forma del monologo allegorizzante, l'epicedio di ogni comunicazione possibile: "un concetto appena viene scritto diventa menzogna", "io odio la parola scritta" .Chiuso entro i confini totalizzanti di una piscina e tramato di fantasie infantili da fanciullino pascoliano, Palombella rossa diventacosì la celebrazione del soliloquio come unica forma di comunicazione possibile: e come tale suscita gli entusiasmi di un pubblico che si vede esonerato dalla fatica di cercare_comunque la parola giusta per entrare in contatto con l'altro, per capirne le ragioni e le emozioni. Riducendo la complessità dei rapporti alla schematicità dei ruoli di una partita di pallanuoto (tutti sono sempre perfettamente in ruolo, nessuno èmai fuori-schema in Palombella rossa), Moretti sputa sentenze sulmondo con un astio che non risparmia nulla e nessuno, ma è sempre attento a salvare se stesso. Da questo punto di vista, il suo moralismo satirico richiama quello che giustame_nteItalo Calvino stigmatizzava in una celebre pagina di Una pietra sopra: l'atteggiamento di chi non coinvolge nella propria ironia anche se stesso e che anzi, nell'atto di spargere veleno sul mondo, è bene attento a chiamarsi fuori. Non che Moretti non abbia il dirittò di fare film così, o di ingigantire sullo schermo le proprie privatissime nevrosi invece che provare a materializzare mondi possibili con cui qualcuno, dal- !' altra parte dello schermo, possa provare a dialogare. Se Moretti ama questo cinema (e lo ama, con BENIGNI SHOW TRIONFO E FRANA DI UN COMICO Goffredo Fofi onestà), sono pur semprèfatti suoi. Quel che preoccupa è piuttosto la ricezione entusiasta di Palombella rossa a Venezia, il fatto che lo si sia assunto come alternativa esteticaemorale alcinemadella Wertmiiller, di Montaldo o di Nanni Loy. Per costituire un'alternativa credibile, Moretti avrebbe dovuto graffiare davvero, farmale davvero, far incazzare qualcuno. Avreb- _bedòvuto trasformare il proprio egocentrismo nella spudoratezza masturbatoria di Andy Warhol, o nel disperato amore per la vita di Pasolini. Ma Moretti, evidentemente, non ne è capace (o non ne è stato capace), come non ne siamo capaci noi. Palombella rossa lascia l'impressione di essere una partita terminata con un autogoal. E fa quasi rimpiangere, a proposito di santoni monologanti e giudicanti, le prediche televisive di Celentano: lì almeno qualcuno si incazzava davvero, spegneva la Tv e forse provava, per un attimo, amescolarsi con la vita. Dove meglio combinavanoo scombinavano - Junarità e scatenamento, cioè un' insolita e cruda poesia, Benigni è stato originale e innovativo; clove a tutto questo si aggiungeva la intuizione dei bersagli da colpire (quelli attorno attorno, dei simili a sé, e· quelli più distanti di certe modeste emolestemitologiecollettive)Benigni ha avuto in questi anni una sua, limitata ma simpatica, funzione. Poi è stato travolto, come tanti, dal successo; e si è sbracato, come quest'estate, costruendo i suoi più grandi trionfi su una bassezza che raramente trova riscatto. Suppongo che egli se ne renda conto e che abbia fatto le sue scelte a ragion veduta; ma è tempo di dire che anche la sua comicità ha cominciato a puzzare, in questo non profumato paese. L'abbraccio delle masse gli ha imposto una volgarità di segno diverso dal suo originario, ed egli vi si è adagiato con compiaciuta rozzezza, abbassando enormemente il tiro e il livello. Ma cosa non si fa per l'abbraccio delle masse e per i soldi? Vediamo più da vicino questo spettacolo. Interrotto da tre o quattro canzoni (tra· l'abominio del "corpo sciolto" e il patetico riuscito del lamento amoroso di,un "sindaco dell'Italia centrale") esso è diviso -insostanza in tre parti, più o meno di mezz'ora. La prima è la peggiore, fino alla nausea. Il mestiere di entertainer ·.o ciarlatano 37

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