IL CONTESTO SCIENZA NGF:una teoria di Rita levi-Montalcini minante, di esplicare una funzione trofica e differenziati va su cellule del sistema nervoso periferico. Ma di recente un nuovo ed eccitante capitolo si è apert9 nella storia del NGF con la scoperta che questa molecola esercita un' azione simile a quella svolta su cellule del sistema nervoso periferico su alcuni tipi cellulari apparentemente molto diversi tra loro, anche per origine embriologica: bersagli dell'azione trofica del NGF sono infatti sia neuroni del sistema nervoso centrale, con molta probabilità implicati in funzioni cognitive e mnemoniche, che cellule che svolgono una funzione essenziale nelle difese immunitarie, e cioè i mastociti e i linfociti Te B. E infine, proprio grazie al lavoro dell'équipe di collaboratori di Rita Levi-Montalcini ha cominciato a chiarirsi il mistero rappresentato dalla presenza di quantità elevatissime di NGF nelle ghiandole salivari del topo maschio adulto. Dati recenti indicano infatti che questo NGF viene rilasciato nel torrente circolatorio in topi resi sperimentalmente aggressivi, e che tale rilascio stimola la sintesi di ormoni deputati a proteggere l'organismo dagli effetti delle esperienze stressanti. Gemma Calamandrei Nel dicembre 1951, davanti al selezionatissimo uditorio della New York Academy of Scìences, Rita Levì-Montalcini - allora alla Washington Universìty di S t. Louìs, dove lavorava nel laboratorio dì Viktor Hamburger - sostenne una idea che andava contro tutti i dogmi universalmente accettati dalla embriologia e della neurologia classica alla metà del secolo. La scienziata italiana prospettò infatti per la prima volta l 'ipotesì che i processi di crescita e di differenziamento delle cellule nervose non dipendessero solo dal programma genico, ma fossero in larga parte controllati da fattori diffusibili rilasciati da altre cellule. Rita Levi-Montalcìni era arrivata a tale originale conclusione riflettendo sui risultati ottenuti dall'embriologo americano Bueker, innestando un tumore di topo-il sarcomaS 180in un embrione di pollo: fibre nervose emergevano dai gangli spinali sensitivi dell'embrione, e innervavano la massa tumorale. Dalla intuizione della scienziata italiana che questi risultati significassero qualcosa di più che la semplice riprova di un effetto già noto agli embriologi sperimentali, ebbe inizio un percorso non sempre facile, ma spesso costellato dì grandi entusiasmi, che portò alla scoperta del Nerve Growth Factor (NGF; fattore di crescitanervosa) e alla caratterizzazione delle sue importanti proprietà biologiche. È Rita Levi-Montalcini stessa a raccontarci questo percorso in un breve ·e scorrevole saggio (NGF: apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia", curato da Vito Bernieri, Theoria, pp. 66, lire 10.000). La storia della scoperta di questa molecola proteica, che può trasformare spettacolarmente una cellula nervosa indifferenziata inun neurone maturo, è un esempio paradigmatico di come talvolta, nella storia della scienza, la portata di un risultato scientifico venga compresa appieno solo a decenni dalla sua scoperta. Le idee di Rita Levi-Montalcini vennero infatti accolte allora, a detta della stessa autrice, "con perplessità e scarso interesse" dalla comunità scientifica statunitense. Ma nell'inverno 1953, i risultati di un semplice ed elegante saggio biologico da lei stessa ideato danno ragione a Rita Levi-Montalcini: viene infatti isolata una molecola proteica prodotta dal tumore di topo, in grado di stimolare, attorno ad un ganglio nervoso embrionale, la crescita di una densa raggera di fibre nervose. In quel momento entusiasmante, Rita Levi-Montalcini ha accanto Stanley Cohen, un giovane biochimico, che condividerà con lei, nel 1986, il premio Nobel per la fisiologia e la medicina. Daquel giorno èstatafattamoltastrada. La scoperta di una fonte insospettata di NGF nelle ghiandole sottomandibolari del topo maschio adulto consentì di estrarne facilmente grandi quantità, e quindi di caratterizzare le 24 proprietà biologiche di questa molecola, e di dimostrarne il ruolo chiave nello sviluppo delle cellule del sistema nervoso periferico. Con una serie di eleganti esperimenti sia in vitro che in vivo, descritti nel testo con un linguaggio chiaro e accessibile, è stato possibile osservare come il NGF guidi nell'embrione di ratto il percorso delle fibre nervose in accrescimento lungo il proprio gradiente di concentrazione- facendo sì che una data fibra nervosa raggiunga proprio il territorio o•l'organo che dovrà innervare-, determini il programmadìfferenziativo di specifiche linee cellulari embrionali, decidendo cioè che cosa una cellula sarà "da grande", e mantenga il tono funzionale del neurone adulto, fornendogli un sostegno trofico per tutta la vita. Ma il merito più grande di questo saggio, è quello di riuscire a dare l'idea di quanto poco linearmenteproceda talvolta la conoscenza scientifica. Per un lungo periodo di tempo sembra che si sia scoperto davvero "tutto" su un determinato fenomeno biologico. Poi, improvvisamente, un risultato inaspettato riapre i giochi, e risveglia l'interesse dei ricercatori su un problema che sembrava ormai chiarito: a questo punto, può verificarsi una vera e propria fioritura di studi sull'argomento, che consentendone la lettura da diverse angolazioni, sovvertono edifici teorici fino ad allora estremamente convincenti, o aggiungono l'elemento che mancava per poter inquadrare il dato in una diversa prospettiva. Ed è un po' quello che è accaduto con la proteina NGF scoperta da Rita LeviMontalcini. Fino alla fine degli anni Settanta, infatti, i risultati delle ricerche sembravano confermare che la funzione del NGF fosse quella, pur deterCONFRONTI Tutti questi elementi, hanno condotto Rita Levi-Montalcini a formulare una nuova teoria, che grazie a questo testo viene proposta al pubblico italiano quasi in contemporanea rispetto alla platea scientifica internazionale. Una teoria che apre grandi sviluppi a tutte le neuroscienze, e che consente finalmente una lettura integrata dell'azione dei tre grandi sistemi che assicurano l'equilibrio omeostatico di un organismo vivente: il sistema nervoso, il sistema endocrino, e il sistema immunitario. Per fare un esempio, in una situazione di emergenza il NGF consentirebbe l'azione integrata di questi tre sistemi, attivando le difese immunitarie, stimolando la produzione di ormoni "anti-stress" da parte delle ghiandole endocrine, e addirittura sostenendo con un'azione trofica aree cerebrali coinvolte nel controllo di alcuni comportamenti, quali quelli di conflitto. Una teoria che ha bisogno di ulteriori conferme, ma che ha il merito di stabilire una nuova, più avanzata frontiera per l'esplorazione di quell'universo affascinante che è il cervello. Glianti-eroi di RomanoBilenchi Gianni Turchetta L'uscita diAnna e Bruno e altri racconti di Romano Bilenchi (Rizzoli, 1989, pp.198, L. 26.000) non è un evento letterario fra tanti. Composti fra il 1938 e il 1959, già pubblicati in passato, e ora nuovamente ritoccati e riorganizzati nell'ambito di una strategia di rielaborazione della propria assai parca produzione che è un tratto caratteristico dell'attività dello scrittore toscano, questi racconti infatti confermano la forza e l'originalità di un autore cui non è esagerato assegnare l'impegnativa definizione di "classico". Lo stile di Bilenchì rende peraltro anche ragione, ihsieme al suo temperamento schivo, della fama, largamente inferiore al valore dei testi, eh' egli ha nel pubblico più largo. È uno stile infatti che raggiunge per via di un lavoro di lima minuziosissimo, non l' ostentazione della potenza e varietà dei propri mezzi formali, ma al contrario una quasi sconcertante nudità e semplicità. Si guardi per esempio la sintassi, scandalosamente lineare se guardata dal punto di viJ;tadelle poetiche avanguardistiche, con rarissimi spostamenti dovuti più aparche inflessioni dialettali che a ricerca di letterarietà. O si osservi il lessico, di calcolata povertà, quasi a immediato riscontro della povertà, o del benessere contadinescamente spartano, degli ambienti rappresentati.Ma più ancora importa il tono di Bilenchi, che si nega quasi del tutto l'accensione enfatica, come mostrano
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