Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

Canetti e gli scrittori "Non dice nulla, ma come sa spiegarlo!" "Quante letture ci si risparmierebbe se si conoscessero prima gli scrittori. Tutte le letture?";" A richiesta generale, decise di scrivere ancora una volta la stessa cosa"; "Eschbach, presidente della camera di commercio di Strasburgo, raccontò alla mia amica Madeleine C. che quando era giovane andò in visita a Sulz da un vecchio signore, il quale abitava nel castello del luogo. Era un vecchio dalla mente già un po' confusa, e una volta disse: 'Dansmajeunesse quandj'étais en Russie,j'ai tué quelqu 'un en duel. Mais je ne sais plus qui c'était'. Era Puskin." (Da La provincia dell'uomo di Elias Canetti, Adelphi). Il mendicante cerimonioso Il problema con i mendicanti, che sempre più numerosi ci interpellano da ogni anfratto, fermata di tram, autobus, ecc., è: quali privilegiare? Personalmente mi sono data la regola di favorire i vecchi. Per ovvii motivi. Ma da qualche .mese a questa parte questa regola subisce qualche eccezione in seguito all'improvvisa comparsa di alcuni giovani questuanti che chiamerò mendicanti cerimorùosi. Costoro, rarissimi peraltro, colpiscono l'attenzione per tre ordini di motivi: hanno un aspetto dimesso ma sostanzialmente lindo; il loro eloquio è cortese e quanto mai forbito; chiedono una cifra precisa circostanziandone il moti- .vo. Ecco, adesempio,come si è rivolto uno di loro in una stazione del metrò milanese (luogo dove li incontro più spesso): "Buongiorno signora, mi dispiace disturbarla, ma avrei proprio bisogno di mille lire, ottocento mi servono per il metrò, duecento per un gettone telefonico. Non voglio farle perdere tempo sul perché mi trovo in questa necessità. Se non le è possibile venirmi incontro, grazie lo stesso". Come dire di no? Come resistere alla cortesia di cui sono sempre più avari i nostri simili? Dai le mille lire richieste e vierù salutato dal giovane mendicante con modi ottocenteschi. Di recente, avendo perso per un pelo il metrò e dovendo quindi attendere per qualche minuto, di nuovo interpellata più o meno con gli stessi accenti da un altro giovane cerimonioso - questa volta voleva 750 lire - mi sono divertita a rispondergli secondo i suoi moduli: "Sono lieta di soddisfare il suo desiderio e le auguro di tutto cuore di non doversi trovare più in analoga situazione". "Me lo auguro anch'io, gentile signora", ha detto imperturbabile il giovane gentiluomo in momentànee difficoltà economiche; "mi consenta intanto di augurarle un lieto fine settimana". Subito dopo sono salita, un po' trasognata, sul metrò dove un colpo di zaino al gomito e due "Vaffanculo" urlati a squarciagolamihànno riportato allarealtà del mondo giovanile, ben più diffuso anche se non questuante. Moravia in montagna Informata in ritardo delle polemiche suscitate dalla pubblicazione di Un vassoio davanti alla porta (f ascabili Bompiani) di Alberto Moravia, mi sono decisa a leggerlo. Impossibile darne un giudizio critico visto il livello delle 76 paginette; sarebbe perdipiù assurdo infierire su un autore che da anni è pervicacemente addetto alla parodia di se stesso: una vera e propria parodiad' autore. C'è semmai da dire che le proteste proverùenti da Trento, dove, com 'è noto, l'azienda del turismo ha commissionato il testolino per celebrare il 250° anniversario della scoperta delle Dolomiti, sono del tutto indebite.Cos'altro si aspettaIL CONTESTO vano affidando il compito aMoravia? Non posso però arrivare al punto di condividere l'asserzione di Pampaloni (che ha dedicato ben tre colonne del "Giornale" alla recensione del Vassoio... profondendovi un'indulgenza peraltro un po' sorniona) secondo il quale "nel complesso la montagna dolomitica e 'è": e invece.resta molto, molto sullo sfondo, anzi, sembra che l'autore ogni tanto, ma non tanto spesso, si ricordi dei motivi per cui ha ricevuto un assegno da Trento (a quel che si dice di 25 miliorù) e di colpo e un po' ruvidamente introduca, tra una ninfomane e una lesbica, uno squarcio panoramico. Amio parere, la nota originale del Vassoio proviene dall'ampia disponibilità erotico-sessuale che vi sciorina ininterrottamente il locale personale alberghiero: nessuno escluso. Fossimo ancora nei tetri anni Cinquanta, sarebbe entrato in concorrenza con i bagnini playboy della riviera adriatica, provocando un massiccio flusso turistico nelle montagne dolomitiche da parte di fameliche vichinghe nordiche. Quarant'anni fa Moravia avrebbe veramente assolto al suo compito, anche pubblicitario. -~mmaginare l'immaginario Rassegna di termini e di libri Disegno di Federico Fellini. Il termine "immaginario" è proposto dal titolo o dal contenuto di molti libri recenti (la lista in coda a queste osservazioni è solo un campionario abbastanza casuale, contenendo ciò che mi è capitato in mano negli ultimi mesi). L'uso crescente della parola, molto suggestiva, non è tale da soddisfare chi, come me e altri, abbia da tempo auspicato un riconoscimento del singolare intreccio tra immaginario e reale offerto da certe fonti (per esempio quelle autobiografiche, orali e scritte). L'importanza di tale riconoscimento sta nel rapporto col valore culturale o simbolico di molte espressioni creative di classi, strati sociali e singoli tradizionalmente esclusi dalle storie della cultura. Questa pretesa è solo parte di una rivendicazione più ampia, quella di una storia che sappia coniugare il seriale e il qualitativo per studiare in modo adeguato le mentalità, come dice benissimo Vovelle nell 'IntroduLuisa Passerini zione ai suoi saggi sul tema. Alle sue osservazioni potrei aggiungere qui solo la seguente: che a proposito dell'immaginario si può riprendere anche un discorso metodologico, quello riguardante i rapporti della storiografia con le arti, in particolare la letteratura. Prima di arrivare a tanto, vorrei tuttavia riflettere un attimo sul significato di "immaginario", ricorrendo in primo luogo ai dizionari. Il Grande Dizionario del Battaglia lo dà naturalmente come aggettivo: "che esiste o accade soltanto nell'immaginazione; che è frutto di una fantasia vivace e sbrigliata; che non ha fondamento nella realtà; illusorio, fittizio, astratto, irreale". Questo è il primo significato, cui seguono altri otto. Tra gli esempi portati al primo c'è una frase di G. Ferrari: "i letterati, i filosofi ed i poeti sono inesperti e mal pratici degli affari, ed è appunto perché formano la classe più esposta ad equivocare tra il mondo reale e l'immaginario". Questo aggettivo sostantivato è ciò che mi interessa, perché invece i dizionari più piccoli non portano altro che l'aggettivo. È bensì noto che l'italiano può sostantivare qualsiasi aggettivo desideri: mal' indicazione o l'assenza nel dizionario fanno notare che l'uso del sostantivo è diffuso da tempi relativamente recenti, fatta eccezione per un ambito, le scienze fisico-matematiche. Tra i significati di "immaginario" come sostantivo, nel Battaglia troviamo infatti al primo posto una citazione di Magalotti, 19

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