Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

cessi va importanza alle urla di morte. La maggioranza delle donne di Altona, ancor prima che il "ragazzo" le abbia toccate, si mettono a urlare in modo straziante, perché sanno che il maschio non si lascia incantare eccessivamente dalle apparenze, e in molti casi l'urlare costringe il teppista a interrompere le botte o a squagliarsela. Le grida inarticolate che lanciano le donne per chiedere aiuto, il più delle volte sono parole di canzoni. In fondo, ogni donna, nonostante i ceffoni e i calci, si abitua al suo uomo, e lo ama sopra tutto e sopra tutti, perché quei teppisti sono l'unica ricompensa a questo mondo per una ragazza di periferia che sopporta in misura copiosa ogni sorta di pene e lordure. Anche questa volta, un uomo inesperto delle abitudini locali avrebbe giurato che la donna che urlava giù nel bar veniva giustiziata in un modo lungo e tutto sommato piacevole, Io però non mi sorprendo, se sento la donna che si difende dalle accuse ansando, singhiozzando, ma anche con intelligenza, con lingua sciolta, e con raffiche di parole veloci. E tutto ricomincia di nuovo daccapo: tonfi ... urla terrorizzate di morte ... voci maschili che gridano disordinatamente ... Dai rumori è impossibile calcolare il numero dei partecipanti alla rissa del piano di sotto. Una voce da basso rimbombante urla continuamente sempre la stessa frase: "Smettila, sei stata tu a rubarmi i soldi!" Il rumore raggiunge il culmine, poi un crollo sordo e pesante: è un corpo! Le sedie vengono rovesciate. Qualcuno spalanca la saracinesca, una voce maschile urla: "Schupò, Schupò!" Un rumore di passi di corsa per le scale ... Qualcuno sta scappando. Un fitto calpestio ... Davanti .alla mia porta qualcuno raggiunge qualcun altro, una testa incomincia a battere sul legno, ed ecco di nuovo l'urlo della signora che è già stata ripetutamente assassinata: "Hilfeeee! ... Hilfeeee!" La donna si libera, fugge nella stanza vicina e si chiude a chiave dentro. Qualcuno prende a calci la porta chiusa con tale forza da far tremare tutto l'hotel. Il proprietario, che, fino a questo momento sembrava aver preso parte agli eventi da osservatore disin- . teressato, ora accenna qualche protesta contro il danneggiamento della porta. Dice con voce calma di non aver nessuna obiezione se Karl prende a calci Hilde, ma la porta bisogna lasciarla fuori dalla faccenda, perché questa non ha rubato. La teoria non è completamente logica, poiché nemmeno Hilde aveva rubato. E poi la porta non patisce i calci. Ma in questo modo capisco finalmente che si tratta di Hilde, della cliente bionda, è lei che sta su- .bendo il provvedimento disciplinare, Karl non lo conosco, ma deve essere un uomo tenace, perché maledice il trattore e prosegue la sua offensiva contro la porta. La porta scricchiola. La donna corre disperatamente qua e là nella stanza, poi spalanca la finestra, e con estremo orrore rovescia le sue urla nella notte autunnale: "Hilfeeee! Hilfeeee! ... Schupò! Hilfeee!" Una cosa è certa: questo terribile urlo che risuona per chilometri, non lo sente nessun poliziotto nella notte, che pattuglia la strada principale di Altona, la Grosse Bergstrasse. Ma i poliziotti, che sono uomini con famiglia numerosa, sia che siano da soli, sia che siano con il loro compagno, rispettano molto la legge delle periferie sopramen4ionata, e intervengono solo quando possono chiamare in aiuto anche la squadra mobile. Non sarebbe molto consigliato per un poliziotto di ronda fare la sua comparsa in queste circostanze, con l'intenzione di ristabilire l'ordine. La lotta prosegue di fronte alla mia porta. Ceffoni, bestemmie, calci, qualcuno ripete affannosamente: "Non posi il coltello? Non posi il coltello?" Puff! Un urlo di . vittoria: "Eccolo il porco, ti insegnerò io a dare le coltellate!" STORIE/REJTo Molti stanno picchiando uno solo. La donna dall'interno strepita alla porta, e implora: "Non uccidetelo!. .. Karl!. .. Non uccidetelo!" Si precipita di nuovo alla finestra, e urla un'altra volta a squarciagola! "Aiuto! Schupò! Uccidono un uomo!" Ormai stanno picchiando qualcuno, in silenzio, a cadenze regolari, senza fermarsi. Nel frattempo mi addormento ... Mi risveglio al suono di voci chiare e sommesse. Due donne parlano nella stanza vicina. Attraverso il muro sottile, rimbombano nella notte silenziosa come se la conversazione si tenesse accanto al mio letto. La persistente pioggia di Altona continua immutata, fa un rumore monotono,.sguazza e scroscia, sono suoni differenti, eppure monotoni. Hilde chiacchiera con Herta. La conversazione è ormai arrivata al momento cruciale, sembra vertere sulla confusione di quella notte. - L'anello! Friedel l'aveva chiesto, ma il babbeo a questo punto era già molto ubriaco ... Io l'ho seguito al guardaroba, mentre Kurt parlava col capo cameriere ... - spiega Hilde con una voce piacevole, pacata, da contralto. Un fiammifero viene strofinato. Ora discutono in compagnia di una sigaretta. Più tardi Herta dice di essere molto contenta col suo Fritz, se solo non giocasse a carte, e non la immischiasse di nuovo in qualche "affare". Poi parlano di un nuovo locale che hanno aperto a St. Paul, dove, a quanto pare, offrono la cena alle donne. Mi addormento. Mi sveglia qualcuno che bussa alla porta, è già l'alba, giù nel cortile illuminato tagliano la legna per i traffici del mattino. Un bussare alla porta vicina. - Chi è? - chiede Hilde. -Karl. La chiave fa un giro, laporta stride sui cardini, si richiude. Sotto il peso dei passi il pavimento scricchiola, c'è silenzio. Hilde sbadiglia, poi chiede, che ora è? - Le quattro e mezza - dice Karl, e domanda immediatamente: - Qual era la paga? - Dodici. E ci sono ancora tre marchi sulla mia percentuale di ieri. Mi viene in mente la signorina Dax, che piangeva una notte a Lione seduta su una panchina"all'inizio della sua carriera, e non conosceva ancora il senso di rassegnazione di questa Hilde, che una volta era stata una ragazzina vestita da cresima, e ora, dopo una lite di quel genere, riusciva a chied~re tranquillamente a Karl la sua parte, fumandosi una sigaretta. E giunta l'alba. Delle scarpe smesse battono sul pavimento. Da qualche parte rintoccano le cinque. Silenzio. Da lontano proviene un fischio: treno o polizia? Attraverso i muri sottili si può ascoltare tutto. Cade solo la pioggia autunnale che sembra senza fine, scrosciante, che scorre lentamente lungo le scanalature, sulle urla, sui discorsi, sugli amplessi, sul dolore e sulla gioia, sempre nella stessa maniera, con quell'uniformità eterna delle cose della natura, che rié il corso del mondo e nemmeno gli eventi più straordinari del presente, riusciranno mai a deviare dal loro monotono ritmo. Le parole di Eraclito, di maggior valore, prendono corpo in quel- ! 'incessante pioggia desolata di Altona, nelle liti, nell'autunno e nel silenzio, come nel vento che porta le fitte gocce d'acqua a battere sulla mia finestra: Panta Rei ... 107

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