Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

STORIE/REJTO Sono Qel letto. Leggo la Signorina Dax, di Claude Farrère. È la fine del romanzo. La signorina Dax piagnucola su una panchina, e rivolge la parola ad un giovanotto sconosciuto. Chiudo il lib o, spengo la lampada, e mi volto verso il muro. Piove. Gocce spesse e grandi battono sulla finestra. La finestra dà su un cortile illuminato, sul cortile è steso un telone, e sotto il telone stanno rigovernando le stoviglie. Le lavapiatti acciottolano con i piatti, con le posate, fino all'alba e spesso rendono più spiacevole l'incessante baccano con le loro canzoni. Vivo al Groth 's Hotel da tre settimane, questo posto è un tipico "Hochbetrieb" altonese: alla mattina è una caffetteria, a mezzogiorno un ristorante, alla sera diventa un bar. Il prezzo del caffè, dei cibi, varia durante il giorno a seconda che le consumazioni avvengano nella caffetteria, nel ristorante o nel bar. Sono stanco morto. Faccio il commesso viaggiatore in gioielli fasulli, e profumi francesi fabbricati in qualche fabbrica della città, sempre in mezzo a clienti femminili, e così, anche se sospettano che io sia un uomo onesto, mi hanno ospitato nell'inferno della città anseatica. Posso vivere tra di loro indisturbato, e posso abitare al Groth's Hotel, dove non è molto facile per uno straniero ottenere una stanza. Ho visto molte volte il Kliemens, il Bauer e i suoi compari parlottare sotto una specie di aggeggio luminoso, so chi sono le baldracche, i bari, i borsaioli, e vivo insieme a loro in buona amicizia. Semplicemente non mi interesso di ciò che non vedo, e non sto troppo a riflettere su ciò che vedo. Nel bar sotto la mia camera una jazzband sta facendo musica, il brusio delle voci e il rumore dei tacchi dei ballerini sul pavimento, filtra fin su nella mia stanza. Mi sono abituato a questo rumore, è uno dei rumori più caratteristici di Al tona, in questa città ci sono suoni anche più clamorosi e meno sopportabili. Un uomo si abitua a tutto. Agli strilli, al fischietto della polizia, ali' urlo delle sirene dell' Uberfallkommando, al crepitio dei candelotti lacrimogeni; questi suoni, che si ripetono giorno dopo giorno, diventano familiari come i complessi jazz o il campanello dei tram. Un'immagine tipica: l'alba, cammino per le strade vuote, di fronte ad un locale, auto della polizia ferme, davanti aIle vetrine infrante qualche guardia, ragazze che parlano sottovoce tra di loro spaventate, e dentro un capitano o un estensore, seduti ad uno dei tavoli rimasti intatti, davanti hanno un foglio di carta, fumano sigarette, e per terra un uomo immobile. Silenzio e calma ... Chiudo il libro ... Strana avventura la vita ... Mi addormento ... Dev'essere ormai notte fonda, quando mi risveglio. Un grido indemoniato mi desta. Questo grido è stato lanciato dabbasso, giù nel bar, ed è accompagnato da un rumore, un tonfo sordo, uno di quei rumori che si sente quando fanno picchiare la testa di qualcuno sul pavimento. La donna, che certamente è la stessa persona che ha patito quel tonfo, evidentemente non si è abituata a quei · routinari regolamenti di conti, perché si lamenta come se fosse in agonia, e urla con una disperazione colma di terrore: "Moooorder! Moooorder!" Chi la sta picchiando, non sembra lasciarsi troppo suggestionare da questa affermazione nell'adempimento della pesante punizione corporale, perché gli schianti, le botte sorde, continuano a sentirsi senza sosta, le urla si sono improvvisamente smorzate in un rantolo inarticolato, in una voce.che solfeggia, che gorgoglia, come quando qualcuno viene stretto alla gola e scrollato nello stesso tempo. Voci maschili discutono in conciliabolo, e una donna dal tono gracchiante insiste che uccidano quella miserabile perché non è la prima volta che lo fa. Ca106 Fotomontaggio con Ettore Petrolini. pisco che sono passate le tre, dal fatto che la musica tace e che si picchiano le donne, e so che là sotto stanno facendo la cassa. Il proprietario probabilmente è seduto tranquillo in un angolo, e sta controllando gli scontrini, al suo fianco c'è il capocameriere, tra loro due il registro di cassa. Coloro che fossero indotti a dedurre conclusioni deplorevoli sulle mie virtù virili in base alle cose che ho raccontato, non sarebbero nel giusto. Non ho ancora compiuto cose eroiche degne di essere ricordate, ma non sono nemmeno un vigliacco. Se qualcuno mi facesse notare che d' Ariagnan, al posto mio, sarebbe sceso di corsa nel bar di sotto per proteggere la donna oltraggiata, a , costui risponderei che forse nel medioevo potevano ancora esistere uomini forti, ma che ad Al tona non ne conoscevo di questa razza, ed' Artagnan, tante volte all'altezza della situazione di fronte a pugnali e spade, non so se avrebbe protetto il suo nimbo cavalleresco contro coltelli a serramanico e bottiglie di soda. Generalmente, chi non si scolpisce bene nella memoria la legge fondamentale del quartiere del porto - "non ti immischiare in ciò che non ti riguarda" - ha vita molto breve in questo territorio, nel quale persino i poliziotti di ronda cercano di scansare i posti dove sono in corso divergenze d'opinioni. Solo in occasione di risse, o quando ci scappa il morto, essi sono costretti a farsi vivi, e anche in queste circostanze lo fanno solo dopo aver pigiato da qualche parte il bottone contrassegnato dal segno "Uberfall", e insieme a un plotone in tenuta da combattimento composto da almeno dieci poliziotti. Una sola volta l'Hidalgo che sta in me si risvegliò, mentre mi trovavo ad Amburgo per un paio di giorni, per la precisione ero davanti al n. 5 di Landungsbriicke, e mi accorsi che un signore maturo dall'aspetto distinto stava prendendo a calci con tutta la sua forza una signora che giaceva per terra e urlava. Intervenni immediatamente afferrando il signore per il bavero del cappotto. L'istante successivo, la signora, che nel frattempo si era risollevata da terra, mi colpì in testa con la sua borsetta, probabilmente resa più pesante per lo scopo, e lo fece con una tale forza che l'indomani dovetti andare ali' ospedale. Adesso so che fui anche fortunato, e che l'episodio sarebbe potuto andare a finire fa- .cilmente con qualche coltellata. Ma a parte tutto questo, avevo passato troppo tempo in mezzo a quella gente, per attribuire ec-

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