Linea d'ombra - anno VII - n. 42 - ottobre 1989

STORIE/BRAUTIGAN così presi un vecchio chiodo storto tutto arrugginito e lo legai a uno spago bianco come un fantasma della mia infanzia e cercai di acchiappare una trota usando un pezzetto di carne di cervo per esca e ci sono pure quasi riuscito, tirandola fuori dal!' acqua per un attimo, prima che si staccasse dal chiodo e ricadesse nel dipinto che la sottrasse alla mia vista e la riportò al suo posto nel diciassettesimo secolo, sul cavalletto di un uomo chiamato Rembrandt. LO SPROFONDO DELCARTAGINE Il fiume Cartagine usciva ruggendo dalla terra a una sorgente che era come un pozzo selvaggio. Scorreva con arroganza per una dozzina di miglia lungo un canyon aperto e poi spariva di colpo nella terra in un posto chiamato lo Sprofondo del Cartagine. Al fiume piaceva vantarsi con tutti (e cioè con il cielo, il vento, i pochi alberi che crescevano da quelle parti, gli uccelli, i cervi e perfino con le stelle, ci crediate o no) raccontando che lui era un gran bel fiume. "Esco ruggendo dalla terra e ruggendo vi faccio ritorno. Sono il padrone delle mie acque. Sono il padre e la madre di me stesso. Non ho bisogno neanche di una goccia di pioggia. Ammirate i miei muscoli bianchi, lisci e possenti! Sono io il mio futuro!" Il fiume Cartagine continuò a blaterare così per migliaia dianni. Non c'è neanche bisogno di dire che tutti (e cioè il cielo, ecc.) si erano stufati di quella tiritera e ne avevano fin qui di quel fiume. I cervi e gli uccelli cercavano, per quanto possibile, di tenersi alla larga da quelle parti. Le stelle s'erano ridotte a giocare d' attesa e c'era una drammatica mancanza di vento nella zona di cui s'accorgevano tutti, tranne, naturalmente, il fiume Cartagine. Perfino le trote che ci vivevano si vergognavano del fiume e morivano sempre contente. Qualsiasi cosa era meglio che vivere in quell'accidente di fiume fanfarone. Un giorno il fiume Cartagine, nel bel mezzo della tiritera in cui si vantava di che gran bel fiume era, rimase a secco: "Sono il padrone delle mie ..." S'arrestò di colpo. · Il fiume non riusciva a farsi capace: non una goccia d'acqua sgorgava più dal terreno e il suo sprofondo si ridusse ben presto a un rivoletto che restituiva l'acqua alla terra gocciolando come il naso di un ragazzino raffreddato. L'orgoglio del fiume Cartagine svanì in un 'ironia d'acqua e i I canyon si mise subito di buon umore. D'un tratto gli uccelli cominciarono a volare tull'intomo alla zona osservando felici quel che era successo; s'alzò anche un gran vento e sembrò che perfino le stelle uscissero in anticipo quella sera per dare un' occhiata e sorridere beate. Un temporale estivo scoppiò a qualche miglio di distanza, tra i monti, e il fiume Cartagine scongiurò la pioggia perché venisse a salvarlo. "Ti prego," disse il fiume con una voce che era ormai' solo l'ombra d'un sussurro. "Aiutami. Ho bisogno d'acqua per le mie trote. Stanno morendo tutte. Guar.dale, poverine!" Il temporale guardò le trote che invece erano contentissime di come stavano andando le cose, anche se sarebbero ben presto morte. Così il temporale s'inventò una scusa incredibilmente com104 plicata a proposito di una visita che doveva fare alla nonna di non so chi perché le si era rotto il frigorifero del gelato e per ripararlo, chissà com 'è, c'era bisogno di un sacco di pioggia: "Però, forse, ci potremo vedere tra qualche mese. Magari ti dò un colpo di telefono prima di tornare." Il giorno dopo, che naturalmente era il 17 agosto del 1921, un mucchio di gente dalla città e da altre parti, arrivò in macchina per guardare l'ex fiume e scuotere perplessi la testa. S'erano perfino portati dietro parecchi cestini da pic-nic. Il giornale locale pubblicò un articolo con due foto in cui si vedevano un paio di grossi buchi vuoti che erano stati la sorgente e lo sprofonoo del fiume Cartagine. I due buchi sembravano narici. C'era un'altra foto di un cowboy a cavallo che con una mano reggeva un ombrello e con l'altra indicava i recessi dello sprofondo del Cartagine con un'espressione molto seria sul volto. Era una foto per far ridere i lettori, cosa che essi puntualmente fecero. Be', eccovi dunque i capitoli perduti di Pesca alla Trota in America. Il loro stile è probabilmente un po' diverso perché ora sono anch'io un po' diverso, ho trentaquattr' anni, e probabilmente allora erano scritti informa leggermente diversa. È interessante ilfatto che non li riscrissi subito allora, nel 1961, e invece ho aspettato fino al 4 dicembre 1969, quasi un decennio, per tornare là e provare a riportarli con me. Per gentile concessione di Serra & Riva editori. e: IR L'industria del museo 'V Nuovi contenuti, gestione, consumo di massa O A cura di Robert Lumley Vari specialisti europei analizzano le più moderne e: esperienze di museo, prospettando una funzione e organizzazione all'altezza della società di oggi. ~ Claude Burgelin Georges Perec La letteratura come gioco e sogno ca Una monografia che approfondisce il discorso critico I I su ogni testo dello sçrittor~ senza trascurarne ■ ., la singolare vita (dal lavoro letterario - I\ all'impegno politico, dall'amicizia con Queneau ~- e Calvino alla passione per le scienze e l'enigmistica). o (J Edizioni Costa & Nolan Via Peschiera 21 16122 Genova

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