SAGGI/FRASSINETI il nostro, moderno per definizione, ma al tempo stesso arcaico e, sotto molti aspetti, decrepito. C'è solo da chiedersi se, nel campo specifico dell'educazione degli adulti, non ci si sia mossi troppo tardi, specie rispetto al processo, che si presenta e si auspica ormai fatale e inarrestabile, di trasformazione e di sviluppo economico e culturale delle aree depresse del Paese; e se i mezzi destinati ali 'impresa non siano ancora, tecnicamente ed economicamente lontani, forse remoti, dalla sufficienza. Ma in ogni caso, il fatto che il problema sia stato posto e sia pure timidamente affrontato a livello governativo e legislativo va registrato con soddisfazione, specie da chi, come i dirigenti del Movimento, (i quali, ancora una volta, ben lontani dalla presunzione d'essere stati i soli a battere o ad indicare certe strade, si onorano tuttavia di far parte della sparuta compagnia dei pionieri), ha posto da tempo il problema nei suoi veri termini, cioè nei terinini di promozione cui turale, di formazione di una nuova classe dirigente, di partecipazione consapevole degli interessati ai processi di trasformazione economica e di "sviluppo della comunitìt". ( ... ) Tornando ora a un discorso più generale che investe i modi di attuazione del progranuna educativo della Cassa per il Mezzogiorno e di qualsiasi altro programma del genere, nel nostro paese, è forse opportuno chiedersi quali siano i limiti naturali di autonomia degli enti collaboratori e quali siano i limiti naturali della possibilità di coordinare o aclcliri Lturadi rendere omogenea mediante diretti ve dal centro l'azione degli enti medesimi. Stabilito che un 'azione educativa qualsiasi ha senso soltanto entro un largo margine di autonomia, poiché il concetto di autonomia è connaturale al concetto di educazione (equi si può dire che anche il diavolo è costretto, nell'Italia di oggi, a farsi cristiano, perché un ente che coltivi spiriti autoritari si sentirà esso pure impedito nei suoi pravi disegni da un'autorità esterna e superiore incline, per ragioni di decenza o di opportunità politica o di inconsapevole ambiguità a professare un credo educativo a dir poco, liberaleggiante); stabilito anche che qualsiasi tipo di educazione presuppone un atteggiamento ideologico ben definito; e considerate infine le diversità ideologiche che caratterizzano gli enti attualmente impegnati nell'azione sociale e nell'educazione degli adulti, ne viene che un programma comune di lavoro che veda impegnate sul campo schiere di sì diverso colore, o consente a tutti e a ciascuno · di condurre la battaglia secondo il proprio genio, o, nello sforzo di omogeneizzare e i mezzi e i fini, darà vita necessariamente ad un qualunquista-farisaico pasticcio che di educativo avrà soltanto l'insegna necessaria a distinguerlo come capitolo di spesa in ossequio alle norme sulla contabilità generale dello Stato. In Italia, l'ambiguità del concetto di educazione discende dalle diverse spaccature ideologiche che segnano profondamente il contesto storico-culturale del paese, (basterà dire cattolicesimo, laicismo, marxismo, per tacere di numerose altre possibili classificazioni) e se, nel dialogo fra persone di diversa ideologia è possibile a volte (poiché la vita è pur sem- , pre felicemente contraddittoria) raggiungere una piena intesa, quando il dialogo si sposta sul piano dei rapporti, niente affatto personali e tantomeno socratici, fra enti e associazioni, allora i soli esiti possibili sono la rissa o il compromesso. Il quale compromesso consiste nell'eludere le questioni di fondo insieme alla ricerca di un linguaggio comune, limitando il discorso agli aspetti puramente strumentali, organizzativi e statistici della questione. Su questa base, un ente che ha organizzato 15corsi di educazione degli adulti è più educatore di un altro che ne abbia organizzato soltanto quattordici. E una tale constatazione esprime il limite di approfondimento della ricerca. Corsi del M.C.C. nel castello di Sermoneta (Latina) negli anni '50. In alto: Frassineti e Guido Calogero. Nella seconda foto sono riconoscibili Ebe Flamini e Cecrope Barilli (con i capelli grigi). Nella terza: al centro, Ernesto Rossi, con alla destra Frassineti.Nella quarta, il secondo da sinistra è Ignazio Silane; al centro: Ebe Flamini. 101
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==