Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

IL CONTESTO Tutto in casa Tv~ giornali, giornalisti: la saturazione Gianfranco Giovannone I nuovi, nuovissimi must, dell'estetica televisiva? Abbandonare velocemente qualsiasi mugugno anti-spot e lagna anti-break e farsi piacere a tutti i costi Loretta Goggi, Mike Bongiomo eMar~ co Columbro. Per Alberto Abruzzese "l'ultima sortita" del PCI "contro ia pubblicità durante i film in televisione ... in difesa delÌ'aura cinematografica" si inserisce in una politica "di piccole operazioni di retroguardia" ispirate a "vecchie antinomie residuali" ("Il Manifesto", 12 gennaio). E Mario Pirani, invitato a commentare i risultati di un sondaggio durante la prima trasmissione di "Fluff' inveisce direttamente contro i telespettatori, accusandoli di "anticapitalismo" (residuale, suppongo) e di atteggiamenti "vetusti" e "pre-modemi" perché a maggioranza dichiarano di non gradire i programmi-lotteria (sorprendentemente, devo confessare, perché tra pmnzi serviti in famiglia o tra moglie e marito credevo ci fossero più italiani dentro.il video che davanti). Le preoccupazioni di Abruzzese sembrano più che fondate: l'iniziativa dei comunisti, condotta: con "scarsa riflessione critica", prefigura scenari mass-medio logici agghiaccianti, una waste-land televisiva non molto diversa da quella che incombe sulla Francia, dove il consiglio costituzionale, respingendo il ricorso presentato da neo-gollisti e centristi, ha confermato che dal primo luglio '89 sarà permessa una sola interruzione pubblicitaria nell'ambito di film, telefilm e serial ("Il Manifesto", 19gennaio). Lo so, l'ironia è troppo facile, il video-pensiero di Abruzzese infinitamente più complesso e la politica della sinistra nell'ambito dei media vecchiotta e polverosa, però quando egliinneggia "al1 'ironia e alle corrosioni delle pratiche elettroniche e delle 'manie' del consumo" mi fa l'effetto di un funzionario Fininvest con un pizzico di entusiasmo di troppo. Sono uno che si nutre prevalentemente di schegge, non si perde uno spezzone e adora la pubblicità come genere, ma la vertigine di "clamorose operazioni di frantumazione e contaminazione delle forme espressive" sembra più la descrizione di una eccitante serata televisiva che la prefigurazione di una:"responsabile e avanzata politica dei media". Parole in libertà si sarebl?e detto una volta, o peggio, appiattimento sull'çsistente, f()rmula "vetero" quanto si vuole ma che fotografa benissimo un certo modo di stare a sinistra o anche di essere intellettuali oggi, con un tale terrore di non apparire abbastanza moderni e spregiudicati da rischiare pi\lttosto la perfetta inutilità. O il comico, ché altrimenti non saprei definire lo zelo e il livore cpe Pirani metteva, in fondo, al servizio dell'ideologia di "Telemike". A quali registri o generi letterari andrà infatti ricondotto lo spettacolo di un autorevole e influente opinion-maker sorpreso a predicare a un manipolo di paleo-spettatori cocciutamente refrattari ai quiz il vangelo del capitalismo - a mezzanotte e con un cipiglio privo di qualsiasi sospetto d'ironia? (Qualche esperto di linguistica computazionale potrebbe divertirsi a infilare in un calcolatore qualche migliaio di "fondi", "opinioni" e commenti per verificare se, come penso, la strategia argomentativa oggi più diffusa non sia l'uso svalorizzante di epiteti a base di parole come "paleo", "vetero" e simili. Ho sotto gli occhi "La Repubblica" del 5 aprile in cui Craxi definisce "archeologico" il comunismo e il "Manifesto" del 2 aprile che titola l'intervista a Trentin "Si può fare anche lo sciopero generale ma senza arcaismi". Il più spiri6 toso comunque è stato Antonio Bassolino che ha definito "vetero-marxista" Cesare Romiti.) L'amico con cui guardavo la trasmissione, anticipando quell'uso interattivo dei media che - Abruzzese potrà confermarlo - presto ne trasformerà radicalmente la fruizione, s'è messo a inveire contro il video con espressiÒni irripetibili. Non riuscendo a cogliere, mi sembra, l'iper-realistica emblematicità dell'evento che si svolgeva sotto i suoi occhi, involontaria e grandiosa parodia dello Zeitgeist che furoreggia nelle redazioni dei giornali e degli studi televisivi, ghiottissima "scheggia" che. spero Enrico Ghezzi non si sia lasciato sfuggire. Perché lo stesso integralismo, lo stesso eccesso di zelo percorre dozzine e dozzine di articoli a . sostegno di valori che mostrano da tempo di non averne più bisogno, (endendo perlomeno imbarazzante la posizione di quanti si prodigano con fervore in battaglie ormai stravinte. Non si può fare a meno di rammaricarsi per lo spreco di preziosa intelligenza e di preziosissima cellulosa- a opera di firme spesso grandissime - in saggi e saggetti soporiferi anche per il lettore fornito di una mediocre "enciclopedia" e di un modesto numero di "frames", che comprende fin dalle prime righe dove si andrà a parare. Talvolta sarebbe sufficiente l'occhiello, il titolo e la firma: "Ambientalismo arcadico e cialtrone. Il progresso non si ferma", firmato Giorgio Bocca; "PCI inaffidabile. Urge strappo". firmato Ugo Intini, Lucio Colletti ecc. (con la variante scalfariana "Il PCI può governare. Seguono istruzioni"); "Perestrojka e Glastnost. Stron~ate: proprietà privata e libera concorrenza", firmato Mario Pirani, Alberto Ronchey ecc. (anche se, come avvenne all'inizio di Solidamosc, quando all'entusiasmo subentrarono più realistiche e geo-politiche preoccupazioni, ora ci si comincia a chiedere cosa succederebbe alle risorse del pianeta e all'equilibrio dei mercati se la Russia- ma anche la Cina o il Terzo Mondo- si mettesse a produrre, consumare ed esportare ai nostri ritmi). Qui e di fronte, disegni di Marco Petrello. •

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