Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

SAGGI/MANDALARI ... al .di là del fastidioso brusio di parole vuote, t la forma più bassa e raffinatamente subdola di violenza, resta ovunque quella del "silenzio". va peraltro mostrato le sue punte di diamante in pregevoli lavori storico-letterari, dopo il netto confronto fra due mentalità tipiche di due sistemi (qual'è quello realizzato ne/l cielodiviso), aveva indirizzato la propria scrittura all'indagine approfondita dell'individualità singola, in ogni suapossibilità, anche in quelle solointraviste, sf>erate,potenziali (inRiflessionisuChrista T.,1968); e da li aveva preso le mosse la sua nuova 'poetica': il futuro costruito sulla memoria (erinnerteZukunft), cioé la personalità individuale indagata come un tessuto preformato su cui il futuro iscrive conseguentemente le sue fila (di speranze, illusioni, tendenze, possibilità) secondo spintee controspinte che costringono lo scrittore a tenerne conto come di un tutto globale ineludibile. Rintracciare questo sistema di spinte e controspinte significa denunciare le varie violenze che lapersonalità subisce, o ancheprovoca. Come si vede, il metodo è assolutamente storico; e il primo impatto, a chiare lettere, con la storia, ossia col passato, è descritto dalla Wolf nella sua autobiografia adolescenziale, velata dalla terzapersona: Trame ( omodelli) di unain/anzia(Kindheitsmuster, 1976).Illibro è d'impianto epico: l'interminabile, ininterrotto spostarsi d•intere popolazioni e famiglie sulle devastatepianure dell'Oder, da est a ovest, avendo alle spalle e di fronte nemici dichiarati o potenziali, attraverso un paese che non si sa ancora a chi apparterrà. Lo sradicamento della ragazza sedicenne, nel lungo viaggio tra carri e bagagli insiemecon la famiglia stranìtae dolente, avviene per gradi, impercettibilmente, tra piccole scosse psichiche ed inconsulte reazioni; ed è qui che l'epicità del tessuto si soggettivizza, diventando la vicenda scarna, semplicissima, quotidiana della giovinetta che, più che una sensibilità immediata e sconvolta, ha occhi per giudicare, valutare e riporre nel fondo della memoria. Discepola dichiarata di Anna Seghers, cui ha dedicato parecchi scritti saggistici, la decana delle scrittrici tedesco-orientali le aveva trasmesso la viva consapevolezza di una continuità storica come formazione di coscienza nella vicenda umana in genere, e tedesca in specie (penso soprattutto alle lunghe cronistorie sociali della Seghers, Die Rettung,1937, è Das Vertrauen, 1949): laWolf, aderendoa quella lezione, è andata con questo libro più oltre, enucleando l'individuo col suo complesso bagaglio di passato e di futuro come soggetto di vibrazionee di risonanza di eventi storici: eh 'è poi implicitamente rifiuto della riconosciuta e accettata 'frammentazione' dell'individuo storico diagnosticata, dal nostro secolo, nel mondo occidentale. Un tale impianto etico, a sfondo antropologico, sancisce la linea di scrittura della Wolf a partire dalla metà degli anni Settanta: i risultati estetici sono assolutamente negletti, come lei stessa ha poi spiegato nelle lezioni di Poetica tenute a Francoforte nel 1952 (sulle orme della Bachmann), adottando nella quarta la forma epistolare secondo un noto modulo settecentesco, che è veicolo al suo atteggiamento di base come scrittrice: il dialogo. (Le lezioni sonopoi uscite col titolo Premessea unracconto:Cassandra:tr.itPremessea Cassandra,ed. e/o,1984). Ed eccoci al divario formale fondamentale fra le due scrittrici: il monologo è il cavallo di battaglia di Ingeborg Bachmann, tutta la sua produzione trova nelmonologo ilpunto focalee insieme lachiave di volta tantodei propri significati comedell 'incomunicabilità dellapersona; allo stesso modo, il dialogo, anzi la necessità di dialogare col lettore, di coinvolgerlo a interlocutore, è ciò che distingue la scrittura dellaWolf, e insieme la persona della scrittrice. (È appena il caso di accennare come le due formee i conseguenti atteggiamenti di scrittura rappresentino grossomodo i due poli della letteratura-torre d'avorio e di quella cosiddetta sociale, nei passati decenni ed oggi ancora oggetto di infinite diatribe e lacerazioni polemiche, ma che, in effetti, soltanto il calor bianco della assoluta validità espressiva è mai riuscito a liquefare e a fondere). Dopo Kindheitsmuster, l'epos del giovanile viaggio da est a ovest,dalle grandi pianure dell 'Oltre-Oder verso l'Elba della giovinetta slesiana, nato sotto il segno di un autobiografismo di formazione, la via della Wolf appare segnata: il costrittivo, brutale impatto con la violenza della vicenda storica le spalanca gli orizzonti proteiformi della vìolenza stessa. E anche in tal senso- oltre che come operetta letteraria di squisita fattura, con un'inci"l denza narrativa, una musicalità e un 'passo' drammatico notevolissimi - è da riguardare il racconto-incontro fra due poeti tedeschi del primoOttocento candidati al suicidio, Kleist e la Gtinderrode, intitolato Nessun luogo.Da nessunaparte. (1979, tr.itRizzoli, 1985): un aspetto della 'violenza sociale' (mentalità, convenzioni, pregiudizi, isolamento e annientamento morale) che la Wolf rintraccia nella lunga vicenda romantica e postromantica dell'Ottocento germanico. I rimandi analogici storico-sociali sono ovvii. Importa notare la cura storico-letteraria nell'apprestare, attraverso questa indagine emblematica, una mappa ideale, una implieita piattaforma allo specifico terreno di lotta sempre più esteso e approfondito che la Wolf assegna alla propria scrittura. Con gli anni Ottanta il campo d'interesse e d'indagine di ChristaWolf si amplia straordinariamente, e non soltanto all'interno della scrittura letteraria del suo paese, che si era suddivisa in due tendenze, largamente intese: l'osservazione della concreta quotidianità e il travalicamento analogico della storia col mito. 'La personalità di questa robusta donna bruna venuta dalle pianure orientali d'Europa, felicemente completata da un esteso bagaglio culturale che condivide e discute col marito, il critico Gera hard Wolf, oggi nonna premurosa e assidua coltivatrice del suo ortonelle campagne del Meclemburgo che le sono insiemeosservatorioe rifugiò di meditazione, si è espansa a riflessioni sulleorigini della civiltà mediterraneo-europea; e da questo momento si può dire cadano per lei i vecchi, consueti moduli dei generi letterari e i parametri estetici in cui inquadrare la sua scrittura.Già con le quattro lezioni francofortesi (1982) esplicitamente la Wolf dichiarava di non avere nessuna "poetica" da offrire, chiamandosi così fuori da ogni reticolo estetico precostituito nel momento in cui intendevachiamarsi fuori da ogni schema letterario,per avanzare una propria audace 'ipotesi' etico-antropologica in base ad una particolare ricerca storico-letteraria (Omero ed Eschilo, più una folta parte della letteratura interpretativa, archeologica ed etnica realizzata da un secolo in qua) sulla preistoria della civiltàmediterranea. Su talebinario e con i fini già ampiamenteaccennati nelle Premesse ( cioé le quattro lezioni francofortesi) si configura il libro Cassandra (1984; tr.it.ed. e/o,1984). Non si tratta di un romanzo, ma dello svolgimento in persone e vicende di una tesi, già delineata nel suo sorgere e prender forma dalle pagine diaristiche delle Premesse: che non soltanto la nostra civiltà --; riconosciuta come asse portante della civiltà umana sul pianeta- sia scaturita da ''una guerra di rapina", cioè dallamassima espressione di violenza ( una vecchia, vecchissim_a constatazione), ma che a partire (omediante) quel conflitto preistorico sia stato sancito da ogni punto di vista, una volta per tutte, un 'principio di superiorità' di una metà della specie umana 77

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