Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

lngeborg Bachmann. per Fanny Goldmann è l'abbozi.ata storia di una offerta amorosa ripagata da egoismo e interesse. Sicché, anche per questo frammento, un giudizio è impossibile, o rimane quanto meno monco e malcerto: difetta, infatti, del lievito che, superando la genericità di uno sventurato vissuto, lo imprima in quello stampo tutto particolare che comunemente suol chiamarsi 'realtà artistica'. Questi frammenti o abbozzi, inficiati d'una polemica personale, danno la forte impressione di riprodurre circoscritte esperienze individuali, di tranches autobiografico-viscerali artificiosamente riversate in racconto d'invenzione (e quanto poco sia narratrice la Bachmann, semplice evocatrice d'impressioni, stati d'animo, sensazioni e atmosfere, l'aveva già notato Christa Wolt). Tuttavia, essi risultano determinanti nell'annunciare e definire la produzione futura; e se la Bachmann, nel 1965, scrive Ein Ortfur Zufiille (Un luogo per incidenti, ma in Italia è stato pubblicato col titolo Luogo eventuale, Ediz.delle donne, 1985), uno zigi.agante, quasi espressionistico rendiconto dei suoi trascorsi clinici sullo sfondo di una Berlino dimezi.ata e caotica, subito doSAGGI/MANDALARI po decide di accantonare quei frammenti e d'iniziare il ciclo con Ma/ina, come annuncia ali' editore. i}f a/ina è il libro meditato, accarezi.ato con "passione" e con "follia" (lo rileva un appunto del lascito), e costruito con accanimento e accorgimenti di letterata (basterebbe il motivo del doppio), che unisce all'ansia di un autentico 'problema' d'identità la provocazione di quell'accusa ch'era quasi esclusivamente 'lamento' nel Caso Franza (lamen-· to e accusa, Klage e Anklage, rappresentano i cardini di tutta la produzione bachmanniana). Il discorso sulla violenza, nell'arco di quest'ultimo decennio, tracima, deborda, intride e invade ogni suo scritto, diventa onnipresente e ineliminabile: costretto tuttavia sempre nell'alveo di un soggettivismo che, attraverso squilibri e 'cadute di tono' nell'esposizione, non riesce a svincolarsi dal 'caso personale', non solo seni.a attingere il realismo oggettivo del 'documento' ma-peggio- senza raggiungere uno 'specifico' epocale determinato. Il grande trauma infantile ( da lei sempre citato) della violenza nazista nel trionfale ingresso delle truppe a Klagenfurt, ,aveva avuto il momento più alto di evoluzione nella esplosione delle liriche degli anni Cinquanta (i due volumetti Il tempo dilazionato e Invocazione àll' Orsa Maggiore) sotto il segno di orrore, indignazione e protesta, oltre che di originale intimistica effusione amorosa, lievitando nella grande tradizione metaforica austro-asbur~ica e così creando a lei il 'podio' di una giusta notorietà. Ma dopo le programmatiche "lezioni francofortesi", con méte di "esperieni.a" e di "mutamento", nelle prove della prosa il fattore violeni.a si dimostra, per la Bachmann, stroncan- .te: la grande 'partecipazione' a sfondo universalistico di ribellione contro un "mondo impossibile", contro la "mostruosa offesa" del vivere, si involve nel vissuto personalizzato~ patologico) di questi due frammenti, di Ma/ina e in parte di Simultan (1972;· trad.itTre sentieri per il lago, Adelphi, 1980/87), salvandosi forse soltanto nel descrittivismo espressionistico di Un luogoper incidenti. Angoscia e morte ristagnano sulle evocazioni femmini- • li quasi immobili di Tre sentieri per il lago. Ogni ribellione è caduta, ogni protesta si è mutata in accusa finalizzata alla constatazione lucida di asseni.a d'amore e di una inevitabile corsa alla fine ("perché si muore di quello che gli altri hanno fatto di noi", dirà in una delle ultime interviste). Sembra concludersi con lei poetessa la splendida stagione austro-asburgica, di cui ha tutta l'aria dell'epigona; mentre a reggere la fiaccola apocalittico-mortuaria è rimasto per poco un altro austriaco (peraltro autentico narr~tore) di poco più giovane, Thomas Bemhard; ma con ben diversa consapevolezza e oggettività di scrittura. Niente di meglio, d'altra parte, di una accurata e velatamente simpatetica ricognizione in loco, cioè nel luogo d'origine e di prima formazione, per scandagliare gli strati più riposti, gli influssi più segreti e coperti di una.personalità ritenuta, per molti ver 0 si, contra~dittoria, forse addirittura ambigua e certo un po' enigmatica. E quello che ha fatto, al di là di ogni retorica commemorativa e della pletora di supposizioni, rivelazioni o frettolosi giu- . dizi, Uwe Johnson, il robusto e troppo scarsamente apprezi.ato scrittore pomerano (anche lui scomparso recentemente) con quel prezioso libriccino Eine Reise nach Klagenfurt (1974) scritto a pochi giorni dalla morte e dalla sepoltura delle ceneri in patria di Ingeborg Bachmann: ne abbiamo ora la versione italiana, Un viaggio a Klagenfurt (per i tipi della SE, a cura di Luigi Reitani, l 988,pp.111,L.15.000). Indagine originale, sottile e intelligente, condotta quasi come un protocollo giudiziario: una punti75

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