• lidaristici,egualitari, senzaamoreper la violenza.Perfennarsi al1 'Italia, la generazione cui io appartengo è cresciutadovendo definirsi in rapporto a due chiese, quella togliattianae quella pacelliano/americana,e ha fatto nonpoca fatica a trovarealtri cammini, altri maestri, altri referenti (sì che poco ne resta di realizzato e pochi sono disponibili a continuarea cercare), e la generazione dopo lamiaha riscoperto con leprime érisi delmovimentodel '68 nient'altro che il modello leninista e trovato in esso la sua progressiva degenerazione burocratica e/o violenta, e la fine. Derivada qui-,per esempio, in chi un po' di memoriacontinua ad averla, l'insopprimibile antipatia e resistenza nei confronti di certi intellettuali e politici di area comunista (anche quando fuoriusciti dal PCDdi una certa età: perché troppe ne hannodigerite e cene han fatte digerire!perchémolto spesso,quandopiù "aperti", tuttavia attaccati ormai definitivamente, antropologicamente al modello Terza, superficialmentecorretto con un po' di esistenzialismoe psicoanalisi, o di indigesto umanesimoe pluralismo di facciata (le eccezioni ci sono, ma si contano sulla punta delle dita);perché se ne ricordqnotantemalefattee ipocrisie;perché da chi ha accettato in passato certe cose non si è disposti ad ascoltarprediche. Una antipatiaparticolare, infine, per quegli intéllettualidel PCI e simili, che, spavaldamenteborghesi o piccolo borghesi, ci hanno oppresso e ricattato con le loro chiacchiere da "avanguardia del proletariato" e da "organizzazione del proletariato", e che su queste mistificazioni hanno costruito il loro personalepotere, e che hanno condannato e isolato altri che, nella sinistra,non avevano la lorostessadose di cinismoe di culto del potere.di tatticismo,e di falsa coscienza, permessi, voluti dal partito. · La cultura della Terza è stata, nel suo complesso, una Cultura del Potere: della presa e gestione del potere da parte del partito-chiesa, e del potere da lui distribuito. Eppure... Eppure questa storia, la s!,Oriadella Terza, non è stata soltanto la storia di questi poteri.E stata anche la storiadi milioni e milionidi oppressi la cui adesione al comunismo fu di ordine ben diverso: una necessitàvera, un'utopia di liberazionedal bisogno (e dalla solitudine) per cui lottare e per cui dare se necessario la vita. Occorreben distinguerenel giudizio st.QJicotra chi, nella Terza, stava sopra, e su chi stava sotto, tra gli intellettuali-burocrati-professionisti,le "avanguardiedelproletariato" ogli "ingegneri delleanime",e lecosiddettemasse (parola assai brutta, non a caso coniata e imposta dalle ideologietotalitarie).Sonostate la loropresenza,la loropartecipazione, il loro entusiasmo, la loro dedizione, la loro volontà di una lotta per una società diversa ad avere permesso la diffusionenellecondizionipiù difficiliepiù brutali di un'utopia comunista, e il successo delle organizzazioni che si autodichiaravano realizzatricidi questa utopia.Masi è trattatorarissimamentee per pochi momenti di un'unica storia, perlopiù di due storieparallele, e che hanno proceduto parallelamente soltanto quando il poterenonera ancora statoconquistato(o per brevi tratti, dopo, sotto il peso di minacce esterne e sulla base di risorti nazionalismi), ma si sono subito e rapidamente disgiunte quando l'avanguardia dava il via ali' edificazione del proprio modello sociale secondo lo schema del partito unico, dell'autoritarismo confessionale, dello statodi polizia, delle tappe forzate, del collettivismoforzato, della distruzione non solo della democrazia borghese ma di ogni tipo e condizione di democrazia. Tutto questo oggi sembra davvero finito. Morto e sepolto assiemealleultimevittime,assiemeai corpi martoriatidegli studenti della piazza Tienanrnen. A proposito di Tienanmen, però, si è ancora assistito a posizioni nostalgico-terzine, e assieme ai soliti che hanno esaltato quelle morti come dovute alla lotta per il ristabilimentodel loro modello socialepreferito e per loro unico, il capitalismo, c'è anche stato chi le ha esaltate come nate dal desideriodi vedere ristabilito il modello che le scelteborghesi di Denghannobuttato amare.Come seDengnon fosseanche lui PC ILCONTESTO ' -~: Mosca 1973 (foto di Caio Garrubba). Nella pagina di fronte: disegni di David Levine (da Identikit, Einaudi 1969). e Terza1nternazionale,vecchio rivoluzionario e funzionariodello stessopartito e gruppodipotere cui appartenevaanche,conben altra intelligenza e capacità di contraddizione, Mao. Questo perseverante ideologismo terzino e questo attribuire agli altri motivazioni che sembrano le sole comprensibili agli ideologidi questa o quella parte ci hanno talvoltadisgustato.Gli studenti cinesi si sono mossi e hanno lottato, rischiando fin la mortee alcuni trovandola,probabilmente per gli stessimotiviper i quali si sono mossi tanti studenti e tanti.proletari prima di loro - e ancora continueranno a muoversi e morire. Per la conquista di quei valori di libertà (individuale e comunitaria), di solidarietà contro i potenti e i gestori del dominio politico ed economico, di giustizia, di eguaglianza. Alcuni di loro, forse, anche per una scalata al Potere, ancora. Ma i più per ideali molto semplici e subito concreti, attraverso la cui realizzazione "cambiare il mondo" e "cambiare la vita". La Terza Internazionale è finalmente morta - e non possono più impressionare in alcun modo i tardi turiferari, che, qui in Italia, ci possono risultare oggi meno antipatici soltanto perché perdenti, ché se fossero vincenti sarebbero stati, ne sono convinto, molto molto simili, nei casi migliori, ai Castro e ai Kadar e agli Jaruzelsky. La Terza Internazionale è morta. Era ora. Ma ciò non risolve il problema di continuare a cercare, a inventaremodi nuovi di lottaper il raggiungimentodi unademocrazia liberatae di un'umanità liberata (anche dalla sua ostinata parte di vocazioneal conformismo,all'egoismo, alladistruzione, al1 'autodistruzione.:.), per la realizzazione di utopienon assolute e non assolutiste, per il socialismonella libertà e per la libertà nel socialismo.E se non uso qui la parola "comunismo" è perché la Terza e i terzini hanno corroticiil significato di questa bellissima parola, che è stata per tanti oppressi la_pi~ bella di_t~tte,_sì da rendere molto arduo·un ritorno al suo s1gmficatoongmano. s
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