POESIA/FELS , Le donne non sono mai più lontane di quando si scrivono poesie, le grida nella testa mai più imperiose, e sotto la pelle una solitudine senza fondo. Il mondo è sempre più forte, la vita sempre più povera di una poesia, non c'è motivo di essere felici solo perché si è diventati un po' padroni di se stessi, piangendo di gioia come nei film scadenti, dove l'eroe sputa l'unica frase buona proprio quando i traditori scoppiano davanti e dietro in una sonora sghignazuita. La poesia non è mai la fine della disperazione, neanché quando è un alito leggero e dolce, quando è un fracasso villano e testardo, ogni poesia un tentativo di ricordarsi i primi eccitamenti dei sensi. Le poesie sono condannate all'estinzione. Non reggono alla . follia quotidiana, agli idioti dell'apocalisse. In un tempo come q1,1estoq,uando la realtà si impone rapidamente, è in un certo senso legittima difesa portare la testa in alto: continua solo a mancare l'ultima parola, quella risolutiva, anche a me, la parola a cui segue l'azione, o il sogno dell'azione: non scrivere più neanche una poesia senza· aver prima vissuto. Quando l'anima, questo granello di coscienui, pietrificato dietro il cuore, quando l'anima scricchiolerà al soffio gelido della morte, in città distrutte gli ultimi uomini giocheranno a fare gli animali, quando la luna puzzerà di merda, mi sentirò uno di questa razui. E adesso aspetterò domani per ~vere nostalgia signora libertà, signorina fantasia, così preziosa come il vino, così gratis come la tristezza con la tua nuvola di dubbi e di bellezui (F. De André; Se ti tagliassero a pezzetti) A volte canto in una lingua che non esiste, forse nella mia vera lingua, e a volte sono così audace da pensare che sarebbe bene non udire più per molti anni alcuna parola nota, perché la lingua possa festeggiare la sua resurrezione, ripulita fino allo scheletro. , Cosa importa se sono caduto, se sono lontano, perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole ma dov'è, dov'è il tuo cuore dove è finito il tuo cuore? (F.J:?eAndré, Hotel Supramont~) Quali notizie urgono verso l'esterno, quali ambasciate fuori dal cervello, attraverso la pelle e le ossa e la gelatina degli occhi? Che quasi tutto è inculabile? A partire dal topo su fino ali' angelo? . Ho detto tutto quello che c'era da dire, contro cemento, addii, tombe, ho eletto agni scarafaggio in calore a Golia delle passio- ' ni: menzogne per la sopravvivenza di un idealista fedele allo stile, distorsioni romantiche di uno che non è stato al passo, che è arrivato troppo presto, che riconosce a poco a poco quanto brutale è- e non solo sembra - il mondo, un infinito bagho di sangue, una guerra chimica, il lavoro come fortuna, balene trucidate, scimmie torturate, altri animali, lavoratori, avventure, prigionieri, vittime da non nominare, da non contare, vite di corpi. Tan66 • te parole che non fanno scaturire neanche una nuvola in cielo con un fulmine stanco, azzurro o quel che è, che guizzi tra i miei sogni, ossa che si abbattono su di me, belle urla e in mezzo un silenzio come se la terra si squarciasse. Si comincia: ogni tanto scrivo già le mie poesie d'amore e d'addio, come un uomo anziano conta le rose: con una nostalgia struggente per le notti passate in veglia, per i giorni passati sognando, prolungando le illusioni del sessò. Le belle poesie sono come le belle donne, trasformano me in un angelo e la luna in una tomba. Accec-ato dal desiderio ho pensato a loro, a loro che in letti di ghiaccio partoriscono future madri e futuri padri, e le mie poesie devono esser rose per loro, rose di filo spinato, fiori di un guerriero, regali spaventevoli nell'epoca delle sconfitte infinite. Perché si vorrebbero aiutare le cose che ci sono care e preziose a q1ggiungere una sorta di eternità, ecco perché si scrivono poesie, come all'ombra di un pallido sonno. Ma questo è irrilevante per il resto del mondo. Alla fine è irrilevante persino per la poesia. Mi alzo e la leggo in stanze vuote, la leggo alla città che sprofonda nel rumore e nella sporcizia, la leggo e penso all'aria e all'amore, alla luce e ai soldi. Questo è tutto. Non voglio affermar.e che mi faccia fremere in modo particolare sapere che in questo paese vivono degli uomini che muoiono senui aver mai letto una poesia in vita loro, qualunque ne sia il motivo: anche così iil un certo senso si onorano alcune poesie. Non sapere nulla, neanche una frase ~ulla vita di altri, neanche un'idea di com'era quando ancora ci facevano ricordare di noi stessi.L'urlo "solidarietà!" o "champagne!" è lo stesso, si mescola nel grugno, non fa scoppiare la lingua al di fuori, è finita, è finita, questo avveniva un tempo e adesso passatem~ le aragoste, perché una volta nella vita bisogna pur avere qualcosa dalla vita. , Il poeta che io non voglio essere è una creatura indifesa. Che pianga, maledica o minacci chiedendo aiuto, resta tutta carta. Secondi ed anni, passano così tanti secondi e così tanti .anni dalla prima frase all'ultima. Ho scritto abbastanza poesie. Adesso basta. Per un po', finché il gelo della vita non mi riafferrerà, finché non sopporterò più questo stare murati nelle città. Allora mi permetterò di colpo tutti i viaggi, mi continuerò a scrivere, mi ubriacherò a morte, fino a riconoscere l'estraneità nelle mie poesie. Alla mia età i tartari saltano giù dal loro alto cavallo e pestano il terreno per controllare che sopporti il loro peso. · Alla mia età galoppano nelle steppe e parlano con i loro parenti e i loro amici, sulle cui tombe pascùlano càvalli selvaggi. Tutta la steppa è una toroba. Quando i tartari si accorgono che la morte si avvicina, prendono le loro donne in sella e galoppano sulle montagne. Sui pascoli alpini amano le loro donne per l'ultima . volta tra gli alberi, mentre i loro cavalli irsuti si allontanano sempre più da loro. I tartari sono la mia invenzione, capaci di riprodursi, in grado di vivere, sono piacevolmente estranei e non hanno nome. Per vivere hanno bisogno di territori ampi e della mia . fantasia. Perché uno finalmente sia un po' più estraneo a se stesso, descrivere il muso di un animale! Poiché questo salva i sentimenti, poièhé ci ricorda la morte! VIENI, DOPO TANTO TEMPO, CO; STA LONTANA, TERRA DI NESSUNO! Chi scrive l'ultima poesia, chi compone l'inizio? Detrnold, marzo 1988
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