Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

IL CONTESTO Morte della Terza Internazionale GoffredoFofi La III Internazionale è durata ufficialmente solo ventiquattro anni (1919~1943), ma ha stabilito un metodo e un modello che hanno segnato più generazioni e la cui reale data di morte è, a mio parere, quella del massacro di giovani cinesi sulla piazza Tienanmen. Sempre a mio parere, a essa vanno ascritte storicamente le manipolazioni e deformazioni, e molto spesso le messe a mort~ delle rivoluzioni di questo secolo- tutte quelle sulle quali è riuscita a mettere prima o poi le mani. Inoltre, la III Internazionale ha impedito in molti altri luoghi e anni che altre rivoluzioni avve-. nissero con forme diverse da quelle da essa stabilite. Essa ha prodotto un "tipo umano" ripetitivo fino ali' ossessione, moltiplicato per migliaia e milioni, di dirigente politico, di intellettuale che si fa politico, di "militante a tempo pieno" ("permanente" dicono in Francia; "professionista della politica" possiamo tradurre senza nessuna forzatura). Che si trattasse di figure inizialmente straordinarie per dedizione, generosità, coraggio, spinta al cambiamento e alla liberazione degli oppressi, ridotte poi, molto spesso, a robotici funzionari, è ancora più tragico. Che si instaurasse tra loro la norma della doppia verità (quella interna all'organizzazione e ai suoi vertici e quella pubblica) è un tarlo che ha contribuito a distruggere perfino la nostra "nuova sinistra". Ha scritto la storia a suo modo, l'ha letta, riscritta, falsificata a suo modo, secondo schemi rigidi e ripetitivi. In questa operazione è, per esempio, riuscita nell'impresa di far credere, a giudicare dalla quasi totale ignoranza in storia delle rivoluzioni del secolo che fa par_tedel bagaglio di ignoranze di più generazioni di militanti, che rivoluzioni e bolscevismo fossero una cosa sola, perennemente unita. E invece no. In Russia non c'era solo Lenin e il suo partito, per esempio, e anzi la rivoluzione l'hanno fatta, con le,masse dei soldati e contadini e operai, molti· partiti, tra i quali il bolscevico non era certo il principale né il solo a richiamarsi al pensiero di Marx. E quando, più tardi, vi furono soviet operai (gli stessi soviet non erano solo bolscevichi) che presero sul serio la parola d'ordine di tutto il potere ai soviet, per esempio a Kronstadt, tutti i dirigenti (la destra e il centro e la sinistra) furono d'accordo per intervenire e per controllarli o distruggerli (a Kronstadt col massacro eseguito da Trotskij). •. partito-guida fu letale - rha da quella chiesa si poteva uscire solo con la morte e il confino o col disonore degli "spretati" e "traditori". E di chiesa davvero si trattava, con i suoi orrori burocratici, le sue inquisizioni, le sue menzogne, le sue false coscienze e le sue alienazioni. Ho letto negli anni centinaia di testimonianze e memorie di militanti, e in quelle dei fuoriusciti dalla chiesa lenin-stalinista (e anche, perché no, togliattiana) ho quasi sempre ritrovato un punto dolens di insopportabile mistificazione: la degenerazione del partito e della Terza cominciavano, in genere, dal momento in cui erano loro a venir perseguitati pei: le loro posizioni o semplicemente per la paranoia dei massimi dirigenti e della loro polizia. (Non l'ho detto ma e ovvio: dovunque il partito bolscevico e terzino ha ottenuto il dominio, ha gestito il potere grazie a una efficentissima polizia e segreta e palese, in modi simili o uguali a quelli di ogni altra dittatura passata o contemporanea). Finché non toccava a loro, la chiesa era ancora l'unica universale e possibile. Là dove le rivoluzioni vincenti tentarono strade diverse da quelle stabilite dal centro moscovita, si trattò o di rotture laceranti (Tito, Mao) o di stremati tatticismi pur dentro l'ortodossia (non Togliatti, che di stremato ebbe ben poco); e comunque il metodo e il modello nella gestione del potere restarono gli stessi, anche con Tito e con Mao che furono, su posizioni diverse, i più coraggiosi nel rompere col potere centrale e la sua unica linea (lo "stato-guida". Restarono gli stessi anche con Togliatti. (Una relativa diversità nella storia del nostro Pci la si deve alle sue origini gramsciane ben più che alla strategia di Togliatti.) Sono esistite altre possibilità, altre forze, altri raggruppamenti, altri movimenti, altri partiti, altre dissidenze, altre minoranze; hanno continuato a esserci per tutto il secolo, avendo però di fronte la ben difficile, quasi sempre terribile prospettiva di venir fagocitati e schiacciati, dai comunismi, dai fascismi, dalle borghesie e dal capitalismo. (E mi pare che ben pochi, anche tra gli intellettuali e i militanti più integri, siano riusciti a non farsi schiacciare e ricuperare storicamente da una di queste forze. Oggi, per intenderci, dal capitalismochefapassare se stesso per unico modelI misfatti del potere bolscevico in URSS e della Terza furono lo sociale di potere e di gestione di potere conciliabile con la deben noti, subito, a molti, e naturalmente anche dentro il partito e mocrazia.) dentro la Terza. E cominciarono presto le defezioni. Ma per i ri- Dalla difficoltà a ipotizzare altro rispetto a questi modelli, per masti restò ferma e immutabile l'idea che Terza e Partito - e il fatto che essi erano i più consoni alla gestione del potere, è de- "marxismo-leninismo" come cemento ideologico, anzi "scienti- rivata la fragilità di modelli alternativi, di ricerche diverse da fico" - erano l'unica verità e possibilità. Fuori dalla rivoluzio- quelle delle dittature e quelle del potere capitalista. Anche questo ne (da quella loro idea di rivoluzione) e dall'organizzazione (dai lo dobbiamo alla Terza: di avere reso ciniche e opportunistiche inpartiti ufficialmente riconosciuti, i partiti della Terza) non potevano tere generazioni, anche in quelle parti proiettate inizialmente veresserci né verità né salvezza né rivoluzione. Il blocco attorno al. · so la ri,cercadi modelli di socialismo (e comunismo) libertari, so4

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