Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

LE MEMORIE DI UN PENDAGLIO DA FORCA Incontro con Breyten Breytenbach a curadi Maria TeresaCarbone Nel 1975BreytenBreytenbach,pittore e scrittoresudafricano, in esilioaParigifin daiprimi anniSessanta,tornaclandestinamentenel suopaeseperprenderecontatto,a nomedel gruppo antiapartheidOkhela, con i rappresentantidei sindacatineri e del movimentodegli studenti.Al momentodi ripartireper l' Europa, viene arrestato,processatoe condannatoa nove anni di carcereper atti di terrorismo.Allafine del 1982leautoritàsudafricane decidonodi liberarlo,inseguitoa numerosepressioniinternazionali.Per Breytenbach i sette anni di prigione (due dei quali in assolutoisolamento)non rappresentanoperò un'esperienzaconclusa:difronte a unregistratorelo scrittoreracconta allora il suoarresto,gli interrogatori, il temposcanditosu unritmo diverso,i compagnidi carcere,la liberazione.Nasconocosì.nel 1984,The True Confessions of an Albino Terrorist che la Costa & Nolan hapubblicatooraanche in Italia con il titolo Le veritiere confessioni di un africano albino. Breytenbaé1t,chenel 1985haricevuto il premiodellaFondazionePasoliniper la suaoperapoeticae che ha terminatodapoco il suoprimo romanzo, Memories of Dust and Snow, è venuto in Italia, al Salone di Torino,per prendere parte - insieme a EdoardoSanguineti,damoltianniamico delloscrittoresudafricanoe animatoredel comitatoitalianoper la sua liberazioneallapresentazionedelle Veritiere confessioni. Le veritiere confessioni di un africano albino sononateinprimo luogocome testopolitTco.Lei ha scrittoanzi chese il risultato è statopiù "letterario"delprevisto, questo è avvenutoindipendentementedallasuavolontà,per la vitastessadellaparola. Al tempostesso è un libro con una strutturamoltoforte. La può descrivere? La struttura del libro si basa essenzialmente su tre elementi. Prima di tutto, ho cercato di fare un racconto cronologico del mio arresto e dei sette anni trascorsi in carcere, o comunque mi sono proposto di seguire un filoconduttore nel descrivere questa esperienza. In secondo luogo, c'è stato il ritmo della confessione, che io dettavoal registratore: la lunghezza del nastro, ma anche lamia propria capacità di mantenere l'intensità del racconto, hanno definito la lunghezza dei capitoli. E poi, ci sono gli inserti: mentre lavoravo al libro, stavo a Palermo, e la città ha cominciato gradatamente a farsi sentire, attraverso dei sogni, e una sensazione lieve ma diffusa di angoscia. Più parlavo delle cose oggettive che avevo vissuto, e più veniva fuori questo lato nascosto. Allora ho trovato la soluzione degli inserti per convogliare queste sensazioni. Vorrei aggiungere che anche oggi considero Le veritiereconfessioni un testo politico, ma che d'altra parte sono convinto che il solo modoper non diventare pazzi sia quello di strutturare il discorso. Ancoraa proposito della strutturadel libro, ciascunadelle dueparti in cui è divisovieneintrodottada una sortadi riassunto simile,nello stile, ai sottotitolidei capitoli di molti romanzi dell'Ottocento. · · Effettivamente, c'è unastrizzatad'occhio a unacerta tradizione del secoloscorso. Del resto, laparola stessa "confessione" evo52 Breyten Breytenbach. ca immediatamente questa tradizione. Ma è ancheunmodoper attirarel'attenzione sul continuo andirivieni fra quelloche si descrive e quelloche si immagina, inserendo una sorta di drammatizzazione, introducendo contemporaneamente il lato realistico, del-, l'inevitabile, e quello immaginario, del tentativo di cambiare. Ci sono due spazi: uno è vuoto, assolutamente vuoto, ma non in un senso negativo, e l'altro è lo spazio dell'arbitrario, appunto delI'inevitabile. E automaticamente si pongono delle domande. Poteva essere altrimenti? È meglio distruggere l'arbitrario o trovare il modo di riconciliarsi con l'arbitrario? Parlandodelle Poesie di unpendaglio da forca, leihadettodi sentirsiilnipotediFrançoisVillone il figlio diRimbaud.Inun'altra occasioneha evocatoanche il nome di Genet.Sono questi i suoipunti di riferimentoletterari? In effetti, se dovessi riappropriarmi dei miei antenati, sarebberoVillon, Rimbaud, Jean Genet, e poi ancora, per motivi diversi,Michaux e Artaud. Cosa li accomuna? È il tentativo di rompere le circoscrizioni, di bruciare le frontiere, di incendiare I' orizzonte, pur con la consapevolezza che forse tutto ques!o non servirà a niente, che si finirà solo con le mani bruciate. E la volontà, tradottain letteratura, manonnecessariamente letteraria, diandare fino in fondo a se stessi, pronti a pagare il prezzo di una totale emarginazione. · I suoi "antenati"sono tuttieuropei.Oggimoltiscrittoriafricanirifiutanol'etichetta,appunto,di "scrittoriafricani". È d' accordocon loro? · Io credo che ci sia la tribù degli scrittori, unpo' come c'è quel-

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