Foto di Weegee (da Violenti e violentali, Mazzolla 1979). voluzionaria~ di ieri, subentrino, assai meno realisticamente e più regressivamente, non già i compromessi con la realtà (sempre tristi, ma almeno non facilmente presentabili per quello che non sono) bensì le fughe dal mondo e le autogratificazioni derealistiche. Tra queste fughe vien fatto di includere - forse anche qui, però, sbrigativamente - il ricorso troppo fiducioso a quello che Calvino chiamava i temi "mistico-limacciosi" relativi alla psiche, e dunque in definitiva il ricorso alla nostalgia dell'ineffabile come forma di consolazione. Ma anche l'ieri non fu sempre così rivoluzionario, né chiaro nei suoi intenti, né razionale. Nel bene e nel male, s'intende: e se quindi da un lato bisognerebbe forse cogliere e rivalutare, al fine di non tornare alle nostalgie per le brutte forme "classiche" della politica della sinistra negli anni Sessanta e Settanta, tutto quanto vi·fu di positivamente e felicemente impolitico nella tensione morale, nel desiderio di mutamento antropologico, nella fantasia di un 'utopia ritenuta possibile, d'altro lato è altrettanto importante riconoscere come, fin dall'ideologia della controcultura pre68, e poi in Italia soprattutto negli anni Settanta, la degenerazione progressiva delle istanze della sinis~a prendesse non solo la via straordinariamente individualistica-se non autistica- della lotta armata, _maanche quella delle nebbie neo-romantiche. Di qui il grande bazar, tipico degli anni Settanta (in Italia), e che ancora si prolunga nell'oggi, della passione per l'oriente, delle sette, dei misticismi casalinghi, di una equivoca subcult_ura(magari mista di temi "antipsichiatrici''. ambiguamente vissuti in senso irrazionalista) dello "sballo" e della devianza come istanze presunte eversive, e con queste, inevitabilmente anche della più vecchia "ideologia della droga". Il fatto che alcuni di noi avessero denunciato quelle degenerazioni (equi non è fuor di luogo ricordare il valore della linea di razionalismo scettico tenuta coerenteSAGGI/ JERVIS mente in quegli anni difficili da "Quaderni Piacentini"), e che quindi·oggi possano avere la malinconica consolazione di "averlo detto", e anche molto per tempo, non esclude un grado di corresponsabilità di tutta la sinistra (anche del PCl!)e dei più scettici (ivi compreso, come è ovvio, chi scrive) in quelle compiacenze e mancanze di chiarezza verso istanze che di politico avevano assai poco, e di sensato ancor meno. Nel frantumarsi degli itinerari.individuali e collettivi hanno preso respiro - ili Ùnarealtà ormai divenuta post-politica, o antipolitica-le speranze e gli sforzi per il mutamento interiore, per la serenità e la saggezza, e le multiformi - e più ambiziose - opzioni verso una sorta di rivoluzione dello spirito, spesso di tipo religioso o parareligioso. Delusioni collettive e vicende umane spesso difficili e talora molto rispettabili si nascondono dietro queste inoffensive consolazio~i, e dietro i tentativi di trovare in un mistico altrove, o addirittura in domestici fantasmi di esperienze estatiche a buon mercato, ciò che il mondo duro dell'oggi sembra ostinatamente negare. Poco male, beninteso, e anzi forse molto bene, se tutte queste inclinazioni ideologico-sentimentali si configurassero prevalentemente sotto l'aspetto della ricerca, a testimonian~ di un 'inquietudine non sopita: ma_ilguaio è che esse si presentano per lo più sotto l'aspetto della risposta, quando non addirittura con la brutta faccia di un consumo supplementare, a ben vedere omogeneo a tutti gli altri. Come è ovvio peraltro~ si può rispondere- non sarannodi contro - altri e opposti fantasmi, come i fantasmi del positivismo, déllo stalinismo, e neppure sarà il pragmatismo della politica, a permetterci di capire le vie, o di giudicare, dal!' alto e da lontano, meriti e demeriti di questo tipo di esperienze e di proposte. Eppure la giusta tolleranza verso i modi diversi con cui molti ricercano consolazioni, gratificazioni e identità, non può esimerci da qualche rinnovato tentativo di portar chiarezza, e anche da qualche giudizio, prudente certo, ma se necessario anche impietoso. 47
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==