SAGGI/ JERVIS liana- soprattutto(manon solo)meridionale- da sempregenerosamente.orientataalle scienzeumane piuttostoche a quelle esattee quindi prontissimaa produrrein gran numeropoeti, letterati,notai, filosofi,avvocati,anche sociologi,e anchepsicologi e psicoanalisti,e molto menospontaneamentedispostainvece a produrre-come avvieneinvececon fluiditàneipaesi a culturaindustrialecollaudata- insegnantidimatematica:meccanici, tecnici,ingegneri,fisici,agrimensorio scienziati.(Unfenomeno analogoavvieneoggi, inmodoperaltromoltopiù accentuato, in moltipaesi sottosviluppatie pre-industriali,ma anche - da moltianni- in Argentina,e perfinoinNicaragua,ed è parte integrantee nonmarginaledellaloropersistentetragediaeconomica.)Menodrammaticamente,ci si può chiedereseper casoci sia qualcosache non funzionanel fattoche, per unmeccanismo.che pare inarrestabilee ha qualcosadi ottusoe stolido,ogni annomigliaiadinuovipsicologisiaggiungonoallagranmassadeilaureati disoccupatio sottooccupati(il solo corsodi laureadi Roma ha or oraprodotto,non giànell'annoma soltantofragiugnoe luglio 1989,ben trecentocinquantaneo-psicologi)mentre le industrie italianenontrovanopiù ingegn~ri.e devonocominciarea importarli dall'India (vedi "Italia'Oggi"del 31-5-89). Naturalmente,sonoqui necessariealcunecautele.Allora,vogliamobuttarelapoesianellaspazzatura,per lasciarpostoaimeccanici, geometri e managers tecnicizzati?Vecchio argomento stupido,infelicissimoe filisteo:la stessa ragion d'essere di "Linead'ombra" vi si opponevalidamente.I quesitiinrealtàsonoaltri,piùsottili.Nonci sarà,adesempio,uneccessodi (cattivi)aspiranti poeti e romanzieri,che inondanoriviste e case editrici con unaquantitàstepninatadimanoscritti?Certo,losannotutti.Enon ci sonoforse troppipremi letterari?Certo. Però, eccoil punto, di cosa sonosintomo?E non vi sono- soprattuttonel nostro Sud - ancoratroppi "intellettualidellamagnaGrecia",umanistiorgogliosie simpaticicomeneconosciamotanti,maanèhe-quando nonriesconoa sfondarein qualchemodo,nellapoliticao nel1'università- un po' pateticie forseperfinounpo' inutili?E lasciandoda parte i poeti e letterati,per motivi forseanaloghinon vi saràanche- ma è menosicuro- un eccessodi altrecose, fra cui ad esempiodi psicologi,e uneccessodi consumodi psicolo- . gia, e soprattuttoun eccesso,dicattivapsicologiae di cattivapsi- .coanalisi,e soprattuttouneccessodi chiacchierapsicologicae di chiacchierapsicoanalitica?Forse sì! Anche se si trattapoi di capire, ancorauna volta, di cosa questoè sintomo. Qualche rischio più generale nel post-politico . Mi sia concessodi tornarea qualche considerazionepiù generale, che nasce dalla esigenzadi demitizzaredecisamente,e quindidi rendere,per così dire, più laico, non soltantoil campo "psi" (psicologia,psichiatria, psicoanalisi),ma anche un certo contesto'di ideeche, nell'ambito della sinistra,ha influito,e non poco, sugliaspettipiù discutibilidella fortunaculturaledi queste tematiche.(Nesaràt"esopiù chiaro,fra l'altro, ilpuntodi vistada cui muovetutto questo scritto.) ' Dunque,forse non sapremomai con certezza ricostruiregli . itinerari di ideeche, a partireda quei temi che furonopropridella stagionepolitica italianadeglianni Sessantae Settanta,si diramanoe mutanolungoquestilunghianni Ottanta,cheormai stan46 no avviandosialla loro conclusione.Sembrainevitabileche, nel riguardare- più in generale- al panoramadi tuttoquest'ultimoquartodi secolo, il criticodellacultura (come in fondolo siamo,nonprofessionalmente,unpo' tutti, ognivoltachepensiamo e discutiamosull'oggi) si trovia esser tentato,facilmente,di aderirea unruolomoralisticopiùche storico,e di qui siaincoraggiatoa ricorrere al soggettivismodelle impressioni,e forsealla sommarietà dei giudizi. Contribuisce a questo, indubbiamente, la sbrigativitàchederivasempredalladelusioneper unaseriedi speranze perdute, cbe furono quelle dellà grande stagionepolitica dellasinistra"non istituzionale".Così, i giudiziche sene ricavano sonomolto spesso,per chi fu intellettualemilitante,di rifiuto globaledel quadro italianodi questi anni Ottanta,se non talora, più criticabilmente,di distanzasprezzanteversoil mondosociale e politicodi oggi. Eppurequestadistanza,espressioneimmediatadel disagio,è nonsolocomprensibile,ma talorapersino sana,vitale,in qualche modo indispensabile,proprio come rifiuto di identificarsi con l'oggi, comesalvaguardiadellacritica stessa,e dunquea tuteladi unalibertàinteriore(di giudizio,maanchedi vita)'chemoltidinoi sentonocomeunabarrieranecessariaversotuttoquellocheappare degradato nel macinatuttodel pragmatico quotidiano, delle carriere,dell'attenzione co~solatoriaal superfluo.Forse,un certogradodi disadattamentoal socialepuò essereil prezzodella libertàindividualee dell'indipendenzadi pensiero.Mada un altro latoc'è qui il rischio evidenteche ne emerganosemplicinostalgie acritiche(e cioè non-autocritiche),reiterazionimai risoltedi personalidelusioni e - ohimé- risentimenti,e forseanche - amo' diautodifesanarcisistica -qualche sortadicostruitoaristocraticismoversole volgaritàdellanuovaculturadimassa:aristocraticismocpe, naturalmente,può assumerevarievesti ed esserevuoi- a secondadei casi - di tipo romantico-sentimentale, vuoi intellettualistico,magarisecondole riedizionidi unmodello vetero-adorniano. DiconoperòcheAdornoapparisse,nelprivato,piùspessouno snobcheun aristocraticodellacultura:e questorischioci minaccia ancorpiù oggi, più imbarazzantee anzi più fastidioso,quando nonsia sostenuto·in ciascunod.inoi da quellafondatafiducia nel propriovalore, cioè in pratica dal confortodi quellaeffettiva presenzadi unastaturaintellettualequalefupropria- almenofinoaFreud, adAdorno 'e conlui ai francofortesi-dei grandipensatoriradicalidella tradizionescetticae pessimistaeuropea, tanto da giustificarne,ai posteri, le perSQnalidiosincrasie.Noi, loro nipotini,abbiamotutti i motiviper considerarciin una lucepiù modesta,e quindi per concederci,insiemea menolussi sulla nostra immagine, anche più cautela nei giudizi. L'esortazione a scendere dai piedestalliè allorapiù che mai pertinente:ripartiamo tutti dal quotidianoqualeesso è, non come lo vorremmo.In pratica,poi,èproprioa questomodochenessunopuòdirsi immuneoggidaqualchecompromessocoh il mondoreale- quotidiano, appunto-degli anni Ottanta:ciò che funzionaè qui, col richiamoalla modestia, un richiamo,Dio solo sa peraltro quanto gravidodi pericoli, al realismo. Peggioperò forse, vien subitofatto di aggiungere,cioè forse ancorapiùequivoco,e in alcunicasimalinconicissimodavveroa vedersi,quandoalla delusioneverso la ragionelibertaria-:- ori-
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