Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

CONFRONTI Vampiriin Catalogna. Le"storie naturali"di JoanPerucho Alberto Cristo/ori del suo amico): crede infatti nella conoscibilitàdellanaturaattraverso l'erudizione e la scienza, che con metodi diversi (l'una per accumulo, l'altra per sintesi) lavorano allo stesso scopo: la chiarificazione dei misteri, la sconfitta del male. Perlomeno all'inizio del libro, difatti, Montpalau è convinto di questo: che tramale emistero vi sia una stretta connessione, e che quindi conoscere il male sia già in buona mis1,1rasconfiggerlo. Per questo studia i mostri, per questo lo attirano quelle che sembrano essere manifestazioni di malvagità da parte deùa natura. Per questo, quando gli si presenta l'occasione, affronta l'avventura come un eroe classico, partendo armato della sua scienza e dei suoi idea- V ' li per lottare col mostro, per svelare il mistero in cui si annida il male. Joan Perucho(arch. Rizzoli). Catalogna, 1850 circa Novau, l'ingenuo amico e compagno di viaggio di Antonio de Montpalau, proprio durante uno dei loro numerosi frenetici spostamenti in carrozza, esclama ottimista: "La natura è buona! Viva la natura!" (Joan Perucho, Le sto_rienaturali, Rizzoli 1989, pag. 60). Ma il lettore sa già che non può essere d' accordo con lui, non solo perché Novau è un inguaribile e ingenuq ottimista, appunto, ma perché tra i personaggi del romanzo ne ha già incontrato uno che contraddice la bontà della natura: un mostro, un "prodotto" della natura votato al male; un vampiro, per l'esattezza, il primo e unico vampiro spagnolo, vittima (secoli fa) di una seducente vampira transilvana (come .da tradizione!) che l'ha "contagiato" per l' eternità. Con Novau non concorda neppure il protagonista, il giovane Antonio de Montpalau, che si dedica allo studio scientifico della natura attratto proprio dai suoi aspetti più mostruosi e "cattivi": nella sua serra tiene al posto d'onore una pianta carnivora esotica che deve essere nutrita con topi,vivi; nel suo gabinetto troneggia una scolopendra martirialis, "insetto mostruoso - annota l'autore - mortale per necessità, che assomiglia aun millepiedi gigante". Convinto positivista, ancheMontpalau sembra essere un ottimista (benché meno ingenuo Come tutti gli eroi che si rispettano, attraverso la lotta (vittoriosa, nel caso specifico) Montpalau cambia, "cresce": non solo perché lottando incontra la donna che ama e che sposerà, nell'inevitabile lieto fine (maPerucho, da quel bravo scrittore che è, non ce lo racconta). Montpalau cambia soprattutto perché scopre i "limiti della ragione": che non basta cioè capire il mistero per risolverlo e sconfiggere il male. Lo stesso vampiro, Onofre de bip, è infatti tutt'altro che un essere ottuso e bestiale; è anzi persona colta;·raffinata, consapevole, e soffre perciò della sua condizione di malvagio contro cui nulla può fare e che lo costringe a lottare fino all'ultimo e con ogni mezzo contro l'intelligenza di Montpalau (crudele, non si può fare a meno di notarlo, nella sua lucidavolontà di distruzione del mostro: crudele della crudeltà del bisturi, naturalmente, ma non perciò aliena dal provocare a sua volta dolore). Ed ecco quindi che, accanto all'intelligenza, Montpalau acquista un'altra virtù: la pietà, · riconoscendo nei mostri delle vittime, e non solo degli' strumenti, dell'indifferenza (ecco la parola) della natura. E della stÒria,perché il romanzo (come ambiguamente indica il titolo: Le storie naturali) parla della storia, oltre che della natura. Montpalau si trova infatti invischiato nelle vicende dell'ultima fase della guerra fra l'esercito del pretendente Carlo e le truppe lealiste di Isabella, assistendo da prigioniero dei carlisi:ialla loro totale sconfitta Un prigioniero un po' particolare, il liberale Montpalau, poiché in realtà è finito nelle maIL CONTESTO ni dei carlisti inseguendo il vampiro che, vistosi ormai alle strette, tenta di lasciare un "erede" contagiando niente di meno che il vecchio generale in capo carlista, Cabrera Questi si affida completamente a Montpalau per essere salvato e tra i due nasce una grande amicizia, per quanto sia possibile fra uomini di idee ed età così diverse. Montpalau assiste quindi con amarezza e tristezza alla sconfitta e ali' esilio del vecchio generale, vittima della storia, dellasuacieca "disumanità", anche quando procede "per il meglio". Le storie naturali è un romanzo profondamente pessimista, malgrado la vittoria su tutti i fronti del protagonista e il tono ironico e "leggero" con cui la storia viene raccontata e le tante pagine picaresche e divertenti che la animano. Scritto nel \960, è un inno all'intelligenza e alla pietà che dall'intelligenza nasce (l'unico inno possibile, forse: la lode di un pessimista scettico). E lo possiamo leggere oggi anche per riscoprire le illusioni di quel tempo, in cui anche i pessimisti credevano alla possibilità di un eroe, di un intellettuale, in lotta contro il mostro: oggi che il mostro ha vinto e ama travestirsi da intellettuale. il melangolo Hans Jonas Il concetto di Dio dopo Auschwitz pp. 48, L. 10.000 Plotino Sul Bello intelligibile Enneade V, 8 , pp. 64, L. 14.000 Friedrich Hold~rlin Frammento di Iperione pp. 72, L. 15.000 9 Stefan Zweig Gli occhi dell'eterno fratello pp. 64, L. 14.000 Georges Dumézil Feste romane pp. 280, L. 32.000 35

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