Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

CONFRONTI l'"estasi" dello storico: il sabba d.iCarloGinzburg Antonella Tarpino Non sempre l'idea di passato è assimilabile, come fa F. Jameson preannW1ciando la crisi irreversibile di ogni concetto di storicità, a poco più di Wlinsieme di "spettacoli polverosi": talvolta lo spéttacolo storico supera l'immaginario paradossale dei più disincantati cultori di postmoderno, prende forma nei meandri invisibili dell'immaginario, disperde anche la polvere, inadatta a posarsi sui contorni immateriali del mentale. Ingenua e fiduciosa si rivela così la visione di Wl passato solo temporaneamente occultato; quando non protetto, dalle ceneri del tempo, pronto prima o poi a rifulgere di fronte allo sguardo snebbiato di chi osserva. La stessa possibilità di "guardare", insomma, non sempre va da sé: i panorami, nella moltiplicazione delle prospettive, sono ingannevoli, l'osservazione va conquistata, allo storico si richiede un gesto attivo, capàce di schivare gli "spettacoli" più ovvi, predisposti da coloro che hanno r~datto i documenti, di aggirare piuttosto ie-ribalte luminose in favore delle zone buie, oscure. È il caso, non solo retorico, del libro di Ginzburg, Storia rwtturna, edito da Einaudi, volto a decifrare quell'insieme di credenze e di pratiche, che va sotto il nome di sabba, ferocemente perseguite, a partire dagli ultimi secoli del medioevo, dai tribunali dell'inquisizione. Lo studio del sabba si articola lWlgodue livelli per certi versi distinti. Da Wllato si configura come proiezione delle paure collettive delr epoca oltre i confini della cristianità, su gruppi etnici o sociali periferici, come dimostra la presunta congiura imputata, nel 1321, a ebrei e lebbrosi; dall'altro, lascia affiorare, al di sotto della ritualità "incantata" propria di singolari convegni notturni registrati nei verbali giudiziari, elementi di WlaculturaJ111tichissima,sala damente radicati nella tradizione folclorica. Entrambi questi aspetti del fenomeno si inscrivono entro Wl quadro sociale fortemente scosso al suo interno, quale quello dell'Europa nel Trecento, lacerato dalle carestie e dalla peste, nonché dall'espulsione, in conseguenza di questi fenomeni, dei gruppi marginali. Nelle pratiche del sabba paiono operare inoltre gli ultimi residui, ormai estenuati, di quell'ampio movimento ereticale, votato a Wl progressivo riflusso, particolarmente fecondo tuttavia nelle aree di confine e dove per l'appunto più frequenti sono risultati i casi di sabba (in Italia il versante franco-piemontese o il Friuli). Nel 1390 due donne milanesi (a conferma dell'estensione del fenomeno), Sibillia e Pierina, confessano all'inquisitore di incontrarsi periodicamente in convegni notturni con una misteriosa divinità che insegna loro le virtù delle erbe, i rimedi per curare le malattie, il sistema per ritrovare gli oggetti rubati e per sciogliere i malefici. Durante questi convegni molte donne sostengono di seguire la dea(volta pervoltadenominata con il nome di Madonna Oriente, Diana, Erodiade, Richella) in groppa ad animali, percorrendo, sovente in volo, grandi distanze. I cortei di donne "illuse" - così vengono definite nei canoni ecclesiastici - lasciano emergere le forme di Wla religione "estatica" prevalentemente femminile, dominata da una dea notturna dai molti nomi, in cui è possibile tuttavia, secondo l'autore, riconoscere Wl'ibrida, tardiva filiazione di divinità celtiche (Epona, le Matres, Artio). A queste pratiche, di segno prettamente femminile, fanno riscontro altri arcani riti notturni, ad opera di stregoni, variamente registrati in diverse aree dell'Europa: dai benandanti friulani-cui Ginzburg aveva già dedicato uno dei suoi libri più importanti - ai lupi mannari tedeschi e russi, ai lp-esniki dell'Istria e della Slovenia, fino ai tàltos ungheresi. Questi personaggi, invariabilmente connotati da una vocazione aggressiva, figurano periodicamente imP.,egnatin combattimenti notturni, in groppa di animali, impugnando mazze di fmocchio (ad esempio i benandanti) contro streghe e stregoni; le battaglie notturne sono precedute da uno stato di catalessi nel corso della quale lo spiriCarlo Ginzburg (foto di Giovanni Giovannetti). IL CONTESTO to lascia per qualche tempo il corpo esanime, talvolta in forma di topo o di farfalla, talvolta a cavalcioni di gatti, lepri o altri animali. Secondo la testimonianza di Thiess, un uomo di ottantacinque anni originario della Livonia che si proclama lupo mannaro nel 1692, i suoi simili tre volte all'anno si:recano all'inferno per battersi contro il diavolo e gli stregoni. In veste di cani i lupi mannari inseguono, armati di fruste di ferro il diavolo e gli stregoni armati di manici disèopa avvolti in code di cavallo. In entrambi i casi la posta in gioco è sempre la fertilità dei campi. In questi riti agrari, di origine assai remota, è possibile per Ginzburg intravvedere la variante "maschile", perfettamente speculare dei culti estatici praticati dai cortei di donne "illuse" al seguito di divinità alate. Nel corso di queste avventure notturne donne e uomini rivivevano inconsapevolmente miti antichissimi che affondavano le loro radici nelle lontane tradizioni sciamaniche di origini indoeuropee. Voli notturni di schiere di donne verso convegni diabolici o riti di fertilità volti al controllo delle risorse ci conducono entrambi al nucleo folclorico dello stereotipo del sabba: il viaggio "estatico" dei viventi verso il mondo dei morti.Nell'estasi, in cui si produce, come si è già accennato, l'allontanamento dell'anima dal corpo, ciò che si consuma è una sorta di morte temporanea, simbolo di una identificazione allegorica con i defunti (oltreché emblema di una iniziazione ai misteri del gruppo). Il viaggio dell'aldilà proprio dei rituali connessi al sabbarispondedW1que aW1aesigenzaprimaria, espressa in molteplici varianti nel corso della stori\lumana: quella di stabilire Wlcontatto tra vivi e morti. In questo quadro i protagonisti dei culti estatici, siano cortei alati che battaglie contro gli spiriti del male, si configurano allora come mediatori tra la terra e gli inferi, figure ai limiti fra i versanti antitetici della vita e della morte. · Analogo significato riveste, per Ginzburg, l "' asimmetria deambulatoria" frequentemente attestata nella mitologia tramite hrzoppaggine o la assenza di un sandalo. Figure segnate da 33

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