Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

IL CONTESTO . certi altri. Lo svilupr> epigenetico del cervello non ha termine, nell'Uomo ed in altn animali, con la nascita: benché da quel momento non si formino altre cellule nervose, molti collegamenti si debbono ancora stabilire, e l'ambiente circostante in senso lato ha ml"influenza grande su questo processo. Ben poco sappiamo di questi eventi, ma è certo che molti apprendimenti si acc01ppagnano, e richiedono, lo stabilirsi di collegamenti sinaptici tra neuroni. Come, ad esémpio, l'apprendimento del linguaggio, che oltre una certa età non può più avvenire. .- · È anche accertatò che in nessun organismo vivente ciò che è acquisito dal!' esperienza può venir passato nella struttura organica delle generazioni successive se non è codificato nel linguaggio genetico (la struttura del DNA). Così il piccolo d'Uomo, c9me ogni altro essere vivente, eredita dai genitori gli istinti, ma non la conoscenza del calcolo infinitesimale o della storia della repubblica ateniese. Per questi apprendimenti ha ereditato la struttura genetica che rappresenta le strutture neuronali indispensabili: ma l'apprendimento·è lavoro tutto da fare, per interazione con altri appartenenti alla specie, a viva voce o per mezzo dei loro scritti o messaggi in altra forma.Così la formazione della "persona umana" con la sua psicologia, dignità, libertà e altri attributi si origina dall'interazione tra l'ambiente fisico e storico e la singolare, statisticamente irripetibile combinazione di geni che ognuno è. Oggi si hanno conoscenze e capacità operative che consentono di modificare il patrimonio genetico di una cellula modificando il suo DNA (con le tecniche del DNA ricombinante, la.cosiddetta "ingegneria genetica"). Un organismo superiore a riprodu- · zione sessuale, fatto di migliaia di miliardi di cellule, come ap- • punto è l'Uomo, può essere modificato nel suo patrimonio genetico solo in due modi: modificando il DNA (e quindi uno o molti geni) dello spermatozoo o/e dell'ovulo da cui l'organismo trae origine, oppure modificando il DNA dello zigoto (l'ovulo fecondato) subito dopo la fecondazione, quando tutto il patrimonio genetico dell'individuo è contenuto in una sola cellula. Il primo dei due modi è quello usato, da sempre, da Madre Natura: i gameti (ovuli e spermatozoi) sono modificati, di generazione in generazione, dalla disgiunzione e ricombinazione dei geni sui cromosomi, e dal causale assortimento dei cromosomi omologhi in ogni sperm;itozoo ed ovulo: in tal modo i geni presenti n Ilo stock genetico della specie sono ridistribuiti nel corso delle generazioni in una gamma infinita di combinazioni. I geni stessi possono essere modificati dalle alterazioni (mutazioni) che il DNA può subire ad opera di agenti esterni ed a causa della intrinseca imperfezione della sua duplicazione al momento della divisione cellulare (un errore ogni miliardo di "eventi informativi", circa). Questi processi in natura avvengono "a caso", sia l'assortimento dei cromosomi omologhi nei gameti che la ricombinazione dei geni sui cromosomi, che le mutazioni di geni; anche se certe mutazioni sono più probabili di certe altre in funzion~ delle condizioni ambientali interne ed esterne dell'organismo. E oggi noto che il numero grandissimo di possibili combinazioni di geni e la selezione naturale che elimina le combinazioni non vitali, danno luogo alla enorme diversità dei viventi ed alla loro evoluzione. yrazie alla casualità degli eventi che introducono variabilità ed accumulo di variazioni nell'ambito di ogni specie vivente, reso possibile dalla ridondanza (di geni nello stock genetico, di strutture compatibili con le funzioni necessarie alla sopravvivenza, di funzioni rispetto alle esigenze imposte dall'ambiente), l'evoluzione biologica è imprevedibile creatrice di strutture e funzioni, di "forme" viventi. Il Caso dunque vi presiede, il che non impedisce che il Caso, nel contesto di Necessità imposte dalle leggi fisiche, abbia una sua intelligenza: esso coincide con ciò che viene chiamato, in termini religiosi, il "piano imperscrutabile e misterjoso di Dio". 32 Ogni essere umano, uomo o donna, compie uno degli atti più significativi della sua vita, quello di dar origine ad una nuova vita, in modo inconsapevole del risultato che otterrà. Né J_mòfare altrimenti: non vi è modo di scegliere uova e spermatozoi (salvo per quanto riguarda la de~rminazione del se_ssodel nasci!uro, res~ possibile recentemente), né tanto m_enoil loro assortimento di geni. Tuttavia si avverte la necessità di utilizzare al meglio le conoscenze di~ponibili per controllare consapevolmente i propri atti e le loro conseguenze: così, si preferisce scegliere il momento adatto alla procreazione (adatto dal punto di vista dei progetti di vita e delle condizioni della coppia) e in ogni caso evitarla quando riconosciuti difetti genetic_idei candi~ti _allamate!'Ilità o paternità facciano prevedere graVI menomaziom del nascituro. Le prospetti ve di un futuro non troppo lontano fanno prevedere che utilizzando l'ingegneria genetica sarà forse possibile introdurre nei gameti umani (ovulo e spermatozoo) dei geni, e modificare così in modo programmato il patrimonio genetico del nuovo individuo che nascerà dalla fecondazione. Si potranno così prevenire difetti ereditari nei figli di chi ha avuto in sorte dagli antenati dei geni recessivi "avariati", che oggi si sanno identificare mentre sinora se ne potevano solo constatare i tristi risultati nella generazione successiva. Senza dar credito alle fantasticherie di chi vuol vedere, alla fine del percorso, la possibilità del "progettare" tutte le caratteristiche genetiche del nascituro (bellezza, intelligenza, attitudine alla musica o all'atletica!), è indubbio che in un futuro non lontano saranno possibili interventi sul genoma umano sinora impensabili. Tale prospettiva suscita la giustificata ripugnanza dei molti che si ribellano all'idea che qualcuno si arroghi d'autorità il diritto di determinare, o comunque di influire sulla struttura genetica dei suoi simili. Meglio il Caso, come è sempre stato "secondo natura", con tutti gli inconvenienti suoi, a cui semmai si cerca di rimediare con la solidarietà umana per le sue vittime incolpevoli (il "piano misterioso di Dio"). Ma altre considerazioni si impongono: che l'Uomo e le sue conoscenze, la sua capacità di intendere e progettare fanno parte della Natura, così come la sua insipienza e capacità di inaudita crudeltà. E che i comportamenti, in questo campo come in qualsiasi altro, l'etica cioè (la "bioetica" ne'è parte) deve essere fondata geometricomore sulla razionalità e la conoscenza. Questo esige il rifiuto di qualsiasi pratica che, non solidamente fondata su conoscenze sicure, rischi di aumentare a dismisura le sofferenze umane per servire alla presunzione pseudoscientifica e alla arrogante volontà di potere e di profitto, o in qualsiasi modo al dominio sul prossimo. Ma esige anche che ogni risorsa derivata dalla conoscenza del mondo, della sua struttura e del suo funzionamento, sia utilizzata dalla solidarietà umana per i fini che le sono caratteristici. Se così non facessimo, tradiremmo "la nostra natura e la nostra nobiltà di fuscelli pensanti", come dice Primo Levi. Anche dal punto di vista di chi è religioso dovrebbe esser considerato miglior collaboratore del "progetto misterioso di Dio Creatòre" colui che non rinunzia a impegnare nell'impresa tutta la sua nobiltà naturale di "fuscello pensante", e dunque tutte le sue conoscenze e capacità. È indispensabile che un dibattito generalizzato, mirato a costruire un consenso su alcuni punti fondamentali, preceda la pur necessaria nuova legislaz one sull'utilizzazione delle nuove conoscenze e capacità biotecnologiche. La ricerca di consenso il più vasto possibile può utilmente esser fondata sulla tradizione dei diritti umani: quelli di "prima generazione" (i "diritti di": parola, pensiero, religione ecc.) e quelli di seconda generazione (i "diritti a": alla salute, al lavoro, ecc.), come ha acutamente proposto lo studioso domenicano Bemard Quelquejeu (cfr. "L' Actualité Religieuse dans le monde," n. 53, 15/2/1988, pp. 27-30).

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