Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

Ai genitori 23 giugno 1915 Carissimi, ò ricevuto una vostra del 24 maggio assieme ad una del 18 giugno! Denari e telegramma e pacco; li ò ricevuti. Io vi scrivo, quasi ogni giorno, o cartoline o léttere. Le vostre credo di averle ricevute ormai tutte. Ora non c'è da lagnarsi. Io sto bene e mi guardo con cura dalle malattie ... Volete che vi descriva ciò che faccio giornalmente? È presto detto. Io sono di servizio un giorno sì e uno no. Nel giorno di servizio dormo e nell'altro lo stesso. Sono proverbiale anche nella compagnia. Però ci sono gli intervalli. Quando c'è battaglia (lontano però) vado a vederlacolcannocchiale; ne ò comperato uno di buono per venti lire. Quando non sono di servizio, tanto per fare un pò di moto e prendere un po' d'aria, vado a fare gli stendimenti di linea colla compagnia. Come quel giorno delle ciliegie! Adesso, adesso, è giunto in paese un soldato tutto contento, a portare la notizia che un aeroplano austriaco è stato atterrato dai nostri! Gli aeroplani nemici passano qualche volta di qua, ma se la pigliano solo coi draken Ballon e colla stazione. Del resto molte cose rion me le aspettavo dagli austriaci: Non tirano sulla croce rossa, non usano finora gas asfissianti, né i proiettili deformabili. Somigliano però a quei peccatori moribondi, che si mettono a fare la vita pura, verso alla fine. A proposito sentite che bel caso toccò ad uno della nostra croce rossa. Dopo un combattimento tanto dàlla nostra p~te come dalla loro uscirono i portaferiti perraccogliere i caduti. Uno della nostra croce rossa si imbatté in quelli austriaci e trovò fra loro due suoi compagni di lavoro e si strinsero la mano da vecchi amici. L'altro giorno, passava un gruppo di prigionieri, allora mi son fatto vicino per guardare se c'era Hiller; sarebbe stata bella! Avviene spesso, mi raccontò un soldato che era sul fronte, il caso che gli austriaci si trovino senza fiammiferi e allora non fanno che chiamare: Italiano ài un fiammifero; allora dalle nostre trincee, che sono vicine, esce qualcuno a soddisfare il desiderio. Si ritorna alla cavalleria mediov aie: ecco l'unico sintomo di civiltà di questa che sembra barbarie e invece è tanto bello in sé oltre che nello scopo. Sai se non pensassi a voi, griderei ancora più forte che la guerra è bella, perché racchiude tante e tante emozioni e spettacoli che . cento anni di vita in pace non ve li offre, è tutta movimento energia, rumore, giovinezza, è insomma la radice quadrata della vita. Avrà il suo lato brutto, ma così è di tutte le cose. Come desidererei veder sbucare come quel giorno un• automobile rossa e sentire una voce gridare: dov'è Comisso!... - Vi bacio e vi abbraccio forte tutti e tre e tutti. Giov annin - (Mandatemi per raccomandata: un paio di mutande di lana, tamarindo, tabacco, sardine, quel libro, e tanti baci). (Milano, maggio 1927) Siete dei bei tipi ad arrabbiarvi perché non vi ò scritto da Parigi. Troppe cose sarebbero da dirvi e breve il tempo. Ecco brevemente: viaggio ottimo, dormito in treno dal Sempione à Tonnerre, risveglio all'alba in terra di Francia, Giovonni Comisso, verso lo fine degli onni Sessonto. terra deserta non arata, verde di boschi, di prati, treno in fuga, poi grandi segnali 20 km à Paris. 10 km à Paris. 2 km à Paris! Paris! Gare de Lyon. Tre tuoni spaventosi al mio arrivo. Taxis: Hotel du Gran Condè. Ottimo: fr. 16 alla notte. Telefono a Doderet. Pranzo assieme in un restaurant italiano, col segretario del Prefetto della Senna che mi fa subito avere i biglietti gratis per teatri e musei. Parigi: un incanto, gente ospitale, familiare, accolto da tutti con cortesia distintissima. Lamia traduttrice donna simpatica, tè da lei, ò visitato le grandi case di mode con lei, ò conosciuto i migliori letterati viventi. Il mio libro (Il porto dell'amore) uscirà in autunno. Sono stato invitato a collaborare a una rivista e a un giornale letterari. Montmartre, Monparnasse, luoghi meravigliosi dove ci si divei:te follemente. Ò visto grandi spettacoli teatrali, strade, folla, spiazzi enormi, Notre Dame, métro, gallerie. Ò conosciuto la moglie di D'Annunzio ecc. ecc. Non è possibile continuare a raccontarvi così vi parlerò a voce. A Parigi avrei possibilità d'impiego, la vita è anche a buon mercato, ma non sentirei di poter creare, troppo bruciante e distraente è la vita. Ogni ora è spesa follemente, col senso che veramente nulla valga un'ora della nostra vita. Nessuna serietà di lavoro e di critica. Ho un grande bisogno di quiete per creare cose potenti. Tante cose si maturano per me. Batti! Batti! E ne vedremo presto un risultato. A Orsola Nemi 14 agosto 1945 (... ) La perdita della mamma: il tuo grande cuore non era preparato a questa grande prova. Quando la guerra era vicino al tuo paese pensavo a tua madre. E questi sono dolori che dobbiamo portare in previsione dall'infanzia. Ve ne sono altri contro i quali non sai difenderti e ti tocca subirli col desiderio che ti travolgano. Io ne provo tuttora uno di questi. Ho sentito di EnILCONTESTO rico: se verrà in Italia e spero presto, vedrai se è mutato verso una considerazione schiettamente umana della vita. Credo di essere il più vecchio amico di Enrico, e con lui grande parte della nostra vita è stata crudele. Glielo dicevo anche riguardo a Simoun: egli è pur sempre umano dal di fuori, non dall'interno ( ttuando si affanna per curare dal male Simoun e poi esce innocente la domanda all 'infèrmiera sul modo di non essere contagiato dal male, ma se si ama veramente non si ha paura del contagio, lo si desidera per morire o per guarire con l'essere amato). In Simoun Enrico vorrébbe essere certo umano, ed è già un buon segno. Sono passati alcuni anni terribilmente atroci per noi, ed Enricopurnellasuafelice terra, non può averne non sentito il riverbero. Sento io come sono cambiato, mi auguro che lo sia anche lui e se così fosse, potrebbe esserti vicino con molto conforto. Dovevi farlo venire presto tra noi. Moritz sarà un giovanetto: lo vedi? Di Franco che ne è? La torre è in piedi? Ma tu cosa fai, lavori, come ti sei sistemata in questa vita sfasciata. Gli amici non mi hanno dato nessuna di queste notizie, oggi tutto è approssimativo, oltre che nelle idee, in questi primi scambi di notizie. Siamo come appena usciti dall'arca. Ti ricordi quando mi dicevi di mettere le radici nella mia terra e nella mia casa, le ho messe e da tre anni ho sofferto come mai nella mia vita, lamia terraelamiacasami crearono un'amicizia che fu delle più sublimi e per questi tre anni mi martellò di prove profonde. L'ultima: la morte del mio amico, ucciso selvaggiamente da patrioti insaniti per errore. Ti manderò il suo libro di prose e di poesie. Ho vissuto. Dopo la mia partenza da Roma, mi sonoritratto in campagna con mia madre e la salvai dalla morte perché pochi mesi dopo la casa di città fu sradicata dalle bombe. (Spero che Enrico me la faccia risorgere.) Dalle macerie trassi intatti il tuo libro di poesie e il suo, pensai a lui come fosse vicino con i suoi occhi fatti lagrime. Erano argentei gli aerei nel placido cielo veneto. Indifferenti alla terra rovinata e le madri piangevano nelle case rimaste i figli morti.( ..~) Zero Branco, 2 ottobre 1945 (...) Non parlarmi di vecchiaia, noi poeti siamo fuori del tempo qi.tello che ci pesa no queste morti che ci portiamonell' anima, ma esse ci renderanno dolce il morire quando toccherà a noi, intanto adesso bisogna soffrire, perché non ritroviamo più con noi accanto di noi chi amammo. Ma a te voglio dire questo: quando il mio amico scomparve, io mi torturavo di farlo riesistere, volevo andare su sulla montagna dove fu malamente sepolto e dove la terra accolse il,suo sangue ~piantare una betulla che vivesse di lui, volevo sposare la sua amica e dal nostro amore per lui farlo rinascere, volevo che vivesse nelle sue poesie, nei suoi scritti, tutto era fantasia, la grande mano di Dio ha fatto essa, sua madre che da tredici anni non aveva più figli, ecco che alla sua morte, lo sta ricreando dal suo ventre. Io le mando la frutta, il vino, le cose che egli amava della mia terra, e rinascerà. ( ... ) 29

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