Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

IL CONTESTO monocorde, né bastano alcuni scatti allusivi a un'espressione più personale come "ho volato l'anello" (p. 20), "che sapeva tutto lo straniero" (p. 53) o "si rase (si radé? si rasò?)" (p. 59), "è inutile che aspetto" (p. 162) a rendere più individualizzata la pagina. Il discorso diretto è rarissimo, e ciò rispecçhia il totale isolamento dei personaggi dall'ambiente circostante, oltre alla loro incapacità di comunicare, uomini schiacciati. a un livellò subumano. Le immagini impiegate da Lodoli appartengono spesso a un registro greve, omologo ali 'universo rappresentato: "e lui le dava cento colori impastati sulla carta, come un grande pranzo vomitato" (p. 229). L'effetto di lettura provoca in alcuni momenti repulsione, proprio perché narratore e personaggi non concepiscono nessun atteggiamento critico; così, come il libro di Albinafi, anche Grande Raccordo più che indurre ribellione, ingenera rassegnazione e ribrezzo: il "mistico scampo" a cui tenderebbero secondo Siciliano i loro eroi (cfr. Soli nella metropoli, in "Corriere della sera", 9 aprile 1989 e Il polacco che lava il parabrezza rispolvera il nostro passato, idem, 30 aprile 1989) non riesco proprio a ritrovarlo, in queste pagine. Conll caso del computer Asia (Bollati Boringhieri) Giampaolo Proni ci propone, al contrario, la storia dell "'umanità" di un essere non umano: Asia, programmato in modo non deterministico allo scopo esclusivo di aumentare la sua complessità, finisce per elaborare una strategia di coadiuvazione dell'uomo al finé di limitarne gli impulsi autodistruttivi. I piani sui quali è costruito il testQ sono due: I' esposizione di problematiche informatiche e la vicenda romanzesca; la struttura giallistica e la scelta dei personaggi consentono all'autore di fondere i due livelli discorsivi. Infatti i protagonisti sono tutti celebri esperti di computer, cosicché i dialoghi si configurano soprattutto come luoghi di informazione del lettore, a partire dal1' incipit, in cui è rappresentato il professor Còleman mentre sta tenendo una lezione teorica all'università centrata su questioni relative ali' Al (intelligenza artificiale). Nel romanzo il narratario sta esattamente al posto di chi legge: "Forse lo saprete meglio di me" (p. 37); "cercate di capirmi" (p. 132), con un atteggiamento didattico e confidenziale utilizzato per veicolare le informazioni. Il giallo prevede indagini e dialoghi, giocati qui alla ricerca di tracce utili a svelare la psico-logia di Asia, cioè il meccanismo del suo funzionamento interno; privi invece di spessore psicologico sono i personaggi, ed è questa una scelta "anti-letteraria" perseguita da Proni più in generale, cioè sul piano stilistico, per evitare l'ingresso in una tradizione insidiosissima come quella italiana. Infatti la sua sintassi è costituita da periodi brevi e brevissimi con rare, subordinazioni oltr~ il primo grado; sono frequenti i costrutti nominali sia nelle zone narrative e descrittive, sia in quelle didascaliche; manca ogni ricercatezza sia a livello di immagini - rare - sia per guarito riguarda i riferimenti letterari, pressoché assenti. Lo scenario della vicenda è duplice: ali' evoluto cosmo informatico dell'Occidente tecnologico corrisponde, nella seconda parte, il caos tellurico del Messico terremotato, dove si ri20 presentano enumerazioni e accumulazioni, ed è qui che Asia va ad avviare la sua opera di soccorso agli umani Per ragioni diverse ritroviamo alcune caratteristiche rappresentative già individuate negli altri tre libri: si conferma scarsa l'ampiezza d'escursione sentimentale ed emozionale conferita ai personaggi e indotta in chi legge; la prospettiva narrante è fredda e impartecipe e determina un'oggettivazione dei dati testuali all'insegna della classificazione referenziale: il mondo - in senso lato - è nominato dichiarativamente nelle sue frammentarie porzioni. Ma qui diverse mi sembrano le ragioni a cui tale strategia si può ricondurre: Proni gioca infatti tutto sull'idea centrale del romanzo. Ne risulta, alla fine, una scrittura dotata di poche qualità, asciutta e non priva di limiti, funzionale però al contenuto informativo e al plot informatico, adatta insomma a rendere Il computer Asia un libro interessante e piuttosto divertente. Un tono drammatico emelodrammatico, al contrario, caratterizza Camere separate (Bompiani) di Pier Vincenzo Tondelli, e un' atmosfera elegiaca Dimenticarsi della nonna di Gaetano Neri (Marcos y Marcos ). Il mio parere intorno a Camere separate sta fra quanto di elogiativo ha scritto Pampaloni su "Il Giornale" (Lui gli disse "ti amo" e spirò, 21 maggio 1989) eia stroncatura di Turchetta apparsa su "l'Unità" (Camere rosa soprattutto piene d'enfasi, 7 giugno 1989). In breve: il primo critico apprezza la classica tematica amorosa perché efficacemente rivitalizzata attraverso la sua trasposizione in una dimensione omosessuale; tramite tale dislocazione diventa possibile rinverdire modi e figure altrimenti trite, e perfino recuperare modelli classici (Petrarca); inoltre Pampaloni ritiene romanzescamente riuscita la raffigurazione nel protagonista di un desiderio di assoluto struggente, nostalgico e deluso, legato al tema della perdita della dimensione infantile, e finisce poi per lodare anche le qualità narrative tondelliane. È questa Jna fra le poche concessioni di Turchetta il quale, per parte sua, indica limi ti formali e ideologici: l'autore esprimerebbe elementari e deformate concezioni filosofiche, in un romanzo dalla forma di ascenMarco Lodoli (foto di G. Giovonnetti). denzadannunziana-sublime-basatasuuna retorica eiifatica dagli esiti "rosa". Sulle qualità narrative del romanro, dunque, nulla da dire. Da un punto di vista macrostrutturale, infatti, mi pare Tondelli si muova con scioltezza seppur costruendo un impianto tutt'altro che elementare: il sapiente montaggio diflash-back riporta protagonista e lettore avanti e indietro fra il momento in cui la vicenda prende avvio nella prima pagina e gli episodi fondamentali della formazione del protagonista, sovrapponendo il tempo storico della vita - Leo ha trentatré anni - e il tempb simbolico dell'esperienza - la nascita di Leo le sue origini contadine e la morte di Thomas, fulcro atemporale e assoluto della sua esistenza, gorgo attrattivo esistenziale e psicologico. Presente e passato acquistano senso in tale moto pendolare, contrassegnato da tappe depositate nella profonda memoria individuale ma vitali in quanto dispensatrici di motivazioni inconsce riaffioranti attraverso esperienze traumatiche vissute nel presente. Non a caso il centro del romanzo (p. 109 su 216) corrisponde al ritorno alle origini: la casa materna. e il paese, l'infanzia. Agli spostamenti fisici - scenario gran parte d'Europa e non solo - corrispondono, in contrappunto, gli spostamenti interiori sul filo del vissuto e del rimosso. Ma il protagonista riesce a riafferrare il ricordo e a razionalizzarne il successivo esito psicologico soltanto quando vive in prima persona un'esperienza traumatica e violenta: il rapporto con uno spogliarellista in un locale malfamato, la processione aBarcellona, la droga. Così le archetipiche esperienze infantili diventano nuclei densi di significato in grado di indirizzare le future esperienze - sparse - riordinate in seguito da Leo alla luce di quelle prime. I suoi viaggi mentali come gli spostamenti inconsulti - allora -, fondano l'impianto macrostrutturale del romanzo che diventa un percorso oscillatorio alla ricerca esistenziale di sé. Leo aspira a una nuova umanità, si affanna a capire il mondo e coloro che lo popolano, nutrendo aspettative smisurate e pagando di persona fino in fondo. Frequenti, ancora una volta, le enumerazioni, ma funzionali a rappresentare la non appartenenza del soggetto a quell'universo, l'estraneità e l'indifferenza altrui, l'impossibilità di cucire il reale in una storia personale che la viva e la disponga in un ordine motivabile e dotato di senso; quando questo avviene, fatti e oggetti si inanellano nei numerosissimi eventi e incontri che intessono la storia. Sul piano microstrutturale, invece, Tondelli dà l'impressione di aver lavorato su un materiale ancora troppo autobiograficamente compromesso, o poco rivisto e rielaborato. Molte immagini sorprendono per,la loro incongruenza gratuita: "come una eterea bolla di intontimento" (p. 22); "come un feto abortito sballottato da un utero all'altro attraverso milioni di anni" (p. 49); il lessico è ancor prima che "alto" e "sublime", improprio o solo impreciso: "olografia(?) boreale" (p. 7), "ha una alIure (?) interiore" (p. 16), "acquaio" (p. 18) per lavandino, ma in una casa moderna ecc. E lo stesso vale anche per molte affermazioni in effetti pseudo-filosofiche: un maggior rigore

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