mediante l'impiego di anafore ed enumerazioni, omofonie e giochi linguistici -1' anagramma soprattutto -, accostamenti sinestesici. Vengono allora avvicinati elementi incongrui: "Contatto. Con tatto. Champagne Tattinger. Il Signor Tattini" (p. 42); le citazioni sono tratte dal linguaggio pubblicitario ("Con aspro passa", p. 23) ma anche dai classici, e sono pure impiegati modi di dire quotidiani e colloquiali: "Sotto a chi tocca. Chi tocca muore" (p. 40) .. Infine la Sarsini ricorre alle associazioni d'idee organizzate però in immagini concettose, sottoponendo il lettore ad acrobazie intellettuali piùchefigµrativee immaginative. Gli animali della seconda parte prendono forme sviluppando singole idee oppure animando consuetudini linguistiche: ''Tra le mimose vive un animale strano," la Dentalinea, "che nasce perfido e poi diventa buono. Ma che diventa buono nessuno se ne accorge, perché ha paura che nel mostrarsi gentile qualcuno lo uccida" (p. 65); ''Zebaide ha perso la testa. Atterra così spesso e così spesso riparte perché la cerca" (p. 104). Accade così che in un mondo inesprimibile non solo nella sua interezza ma anche nella sua compiutezza semantica, trovino posto esseri fantastici costruiti su paradossi e su modi di dire; Crepapelle è dunque un testo sperimentale, impostato su un lavoro linguistico che sa raggiungere risultati. interessanti e a volte non privi di fascino. Analoga ma meno radicale sfiduda nel valutare l'oggi mi sembra pervada l'ultima opera di Edoardo Albinati (Il polacco lavatore di vetri, Longanesi) e Marco Lodoli (Gran.deRaccordo, Bompiani). In entrambi i casi non si discute la rappresentabilità letteraria del mondo, ma si raccontano vicende di un 'umanità degradata - direi quasi regredita a un livello di totale inconsapevolezza - che si muove in un paesaggio benriconoscibile-lacapitale-ritratta però nei suoi aspetti babelici e caotici. Ecco possibile allora wrecupero di una nkrativa che ritengo la miglior qualità sia di Lodo li, soprattutto, sia di Albinati in minor misura. Il polacco lavatore di vetri si svolge in una Roma attraversata da un Tevere immancabilmente.putrescente che ·divide una città sordida pervasa da rifiuti in cui l_aspeculazione edilizia si affianca alle baracche, alle rovine archeologiche e alle discariche industriali; a rappresentare simili soggetti ritroviamo frequenti enumerazioni. La voce narrante descrive con assoluto distacco e senza la minima inflessione tali panorami, ricorrendo anche all'accumulazione caotica: "Sul banéone dell'edicola le riviste erano infilate una sull'altra, a scaletta, in modo da formare un'ibrida figura comprendente una mano che reggeva un pallone da basket, un pube, l'areola violacea di un capezzolo, l'occhio aguzzato di un manager, alcune lettere dell'alfabeto scritte da un computer, gettoni d'oro, il cocuzzolo di una testa rapata, pupazzetti della Tv e un glande" (pp. 63-64). La realtà non va né interpretata né valutata; descriverla non vuol dire però affidarsi al1' impressione che la sua stessa esibizione induce in chi legge, ma se~plicemente registrarne la morfologia sospendendo qualunque giudizio. Significa prendere atto dell 'orrorecontèmporaneo, minuziosamente. Tale atteggiamento non muta quando ad essere rappresentati siano i personaggi: la sintassi spezzata e paraipotattica ben shdatta a un atteggiamento constatativo prima ancora che descrittivo. Così i protagonisti del romanzo agiscono senza riuscire a sollecitare nel lettore alcuna pietà, perché a loro è negata la consapevolezza della propria spaven- · tosa miseria. L'umanità regredisce in disumanità che·genera indifferenza nello spettatore. Il polacco si chiude in modo emblematico: i capitoli XVI e XVIl inscenano un furto fallito a cui segue una carneficina, e sono inclusi nella rappresentazione del rapporto erotico fra Nina e Matilde (capp. XV e XVIl): come la violenza inaudita si fa semplice azione, così l'amore in Albinati diventa descrizione pomo grafica, allo stesso modo in cui la predica di padre Witold (cap. IX, quello centrale) perde ogru altro senso se non quello di offrire al lettore una sadica descrizione delle atroci torture cui furono sottoposti i cristiani ali' epoca delle persecuzioni. Lo spettacolo rappresentato dallo scrittore sembra affiancare sul piano di una oggettività desunta dallo stato delle cose tanto la degradazio-· ne iperbolicamente rappresentata della geografia urbana e suburbana, tanto la sorte dei suoi personaggi, di cui si limita a prendere atto in modo acritico. Gran.deRaccordo è una raccolta di sedici racconti; quello dal titolo omonimo, posto al cèntro (è l'ottavo - forse il migliore) racchiude idealmente e "topograficamente" gli altri, tutti ambientati in una città devastata dallo sfascio e dall'incuria, stretta dal raccordo anulare. I personaggi sono incolti disadattati ed emarginati, rassegnati a destini tragici e violenti ma pressoché incapaci di.avvertire l'orrore della propria sorte. Per lo più trentenni, sono attori e spettatori di violenze alle quali si piegano.con rassegnazione, quasi travolti da un 'ineluttabile Edoardo Albinali e Pier Vittorio Tondelli (foto di Giovanni Giovannetti) .. IL CONTESTO brutalità della quale non sembra neppure possibile rendersi conto: "Io corsi per strada, raggiunsiil signorementre stava per montare su un taxi e gli tirai una testata in mezzo alla faccia. Quindiandai in un bar, non quello degli amici, però,un altro, e comperai illatte e dei cornetti, dieci cornetti" (p. 125). Tale passiva rassegnazioneporta a ricercare l'anonimato, inteso comerinuncia ad un'identità e ad una dimensionevolitiva e responsabile: "Voler possedere a ogni costo un volto e un nome, una storia, miparevauna presunzione meschina, che faceva vergognare"(p. 84); l'approdo è auna visione delmondo-regreditafino alle ragioni biologiche degli esseri elementari: "E una sera il . nonnogli racconta che la maggior parte degli esseriumani è uguale ai cannolicchi", persone che "mangianoe cacano, questo è il meccanismochele fa esistere" (p. 188) per i quali la sopraffazionereciproca è legge di conservazione. Senericavaun'immagine desolante e disperata della modernità contemporanea, che trova nel libroduecorrelativi oggettivi, prima orrendoanimaledi Donna con giardino (che appena bevutoil latte"lo espelle con una diarrea biancastrache imbratta tutto", p. 89, poiché si nutre di "cameandata amale", e trova pace solo gio- · candoin una discarica), poi i quadri dipinti da Mara:"Eranotuttiuguali, i quadri, tutti neri. Su ognunoperò lampeggiavano due o quattro lucetteminime,conficcate come spilli dentro la tela."(p.124).11buio notturno in cui è immerso il mondod'oggi è contrappuntato dai fanali dei jet che solcano il cielo, lontanissimi e inarrivabili:la tecnologia non è più al servizio dell'uomocomune. Buona,dicevo,la tenuta narrativa di queste storie,non altrettanto convincente mi sembra inveceil tessutostilistico. Per la maggior partei raccontisonocondotti in prima persona, ma alla fisionomiasociale ed esistenziale del protagonistanon corrispondono strategie stilistiche caratterizzanti: tutto il volume è avvdlto dalla medesima scrittura, .uniforme e un po' 19
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==