IL CONTESTO cale - ad avvicinare il pubblico studentesco, almeno quello politicizzato (in quegli anni molto esteso). E, poi, il crescere e moltiplicarsi di figure sociali molto somiglianti, nelle problematiche e nel lingullggio, ai personaggi di . Schulz. Corrispondeva, l'interesse per la nuova rivista, anche al ristratificarsi dei ceti sociali, alla selezione indotta dai mutamenti culturali. In "Linus" e in altre riviste successive la forma popolare del fumetto, forma "bassa" per antonomasia, ritrova prestigio, si riqualifica, ma si distacca, anche, da molti altri prodotti analoghi. Si crea una zona colta nell'ambito del fumetto, isolata e distinta dalla gran massa di testate tradizionali o nuove che rimangono nel limbo o nell'inferno delle pubblicazioni "basse". Ricordo abbastanza beneilmomentod'av- · vio di questa stratificazione. Il primo numero di "Linus" che ho visto erabimano a un prete, un po' eccentrico, progressista, con arie da intellettuale. Lo leggeva insieme a un gruppo di giovani -poi rivelatisi molto poco anticonformisti - e disdegnava di farlo circolare tra noi ragazzi (più o meno in età da elementari e medie inferiori). Quanto a noi, in verità,non è che avessimo .molto interesse per questa strana e nuova rivista, con strani e nuovi fumetti.C'era un'altra rivoluzione in corso nel mondo dei fumetti di allora, con la comparsa dei primi "neri",· pubblicazioni dirette formalmente a un pubblico adulto .ma in effetti alla portata di chiunque. Diabolik è stato il personaggio guida di questa rivoluzione, ma molti altri, più "trasgressivi", esplicitamente parteggianti per eroi negativi vennero in seguito, da Kriminal a Satanik, Sadik, e poi Jacula, Isabella eccetera. C'erano, dipinti e celebrati, gli eroi del male, ma a noi interessavano di più le eroine, disegnate scosciate e in pose mai viste prima nelle pubblicazioni e nelle trasmissioni dell 'Italietta bigotta. In quegli anni, e a quell'età nostra, tra i ragazzi proletari della nuova Italia forse hanno contato di più fumetti come questi rispetto a "Linus" e ai nuovi disegnatori che proponeva, ai nuovi temi ancora così lontani da noi. 18 Poi, qualcuno si è avvicinato a "Linus ", divenendone lettore assiduo, affinando il gusto e più o meno prendendo le distanze, ma passando comunque per la forzatura dei vecchi confini del fumetto costituita dal!' orgia di pubblicazioni "nere". È un passaggio sintomatico di quell'epoca, tra nuovi consumi di massa e trasformazioni qualitative del mercato, tra alti e bassi della cultura popolare, tra involgarimenti del gusto e domanda più qualificata, più esigente. Oggi, credo, si può dire che ha prevalso il lato volgare del gusto, sul versante della produzione come su quello del consumo. La gran tempesta di quegli anni ha devastato il _paesaggio, pur lasciando al suo ritrarsi, qua e là, un po' di aria fresca. "Linus" è quest'aria fresca, vitale, indispensabile. Anche altre cose lo sono, già citate, e altre come una serie di beni e di atteggiamenti che hanno a che fare con l' intrattenimento, col consumo leggero, con l'uso del tempo libero e del tempo per sé. Gli anni Sessanta scoprono questa dimensione - prodotta dalla nuova struttura del tempo sociale, dalla scolarizzazione prolungata e dalla modemaorganizzazione del lavoro -e vi riversano beni di consumo e prodotti culturali, creando così le basi del massiccio onnivoro consumismo attuale. L'attenzione al nuovo fumetto LETTURE corrisponde a un modo di percepire, di conoscere, diverso da quello della lettura tradizionale. Ha più a che fare con una concentrazione più soffice, che può anche cedere, distrarsi e recuperare facilmente, però, di intensità. Più simile al guardare la televisione che un film al cinema, ai moderni tempi spezzati e ai loro improvvisi effetti di vuoto piuttosto che alla scansione ampia, sempre uguale, delle giornate delle società tradizionali. Molte deliziose sciocchezze hanno prodotto gli anni Sessanta - a cui siamo, a volte, tuttora affezionati- e molto ciarpame, che infesta il nostro mondo di adesso. Molte illusioni ed equivoci (spesso mi chiedo come avrà fatto tanta gente a prendere sul serio, come speranze, un guerrafondaio come John Kennedy o come l1invasore di Budapest Nikita Kruscev). "Linus" è una realtà giusta fino a oggi in un percorso non· sempre lineare, ma conservando intatto il gusto di una proposta anticonformista, e quello di affiancare motivi e personaggi ormai classici (come i Peanuts) ed altri nuovi, a nuove scoperte (tra cui il grande Altan, uno dei massimi interpreti dell'Italia d'oggi). Non vi rinunceremo, pur conservando un pessimo giudizio e un pessimo ricordo degli anni in cui è nata. Questibenedetti ragazzi. Sualcunirecenti libri di giovani Luca Clerici Nell'indice del~uo Crepapelle (Scheiwiller)Monica Sarsini porge al lettore alcune indicazioni utili tanto per definire l'identità del volume - e con ciò il senso complessivo dell 'operazione letteraria - quanto per reperire alcuni spunti interpretativi. I dodici capitoli si possono raggruppare in due parti di pari ampiezza: Sapori e Il tatto occupano le prime cinquanta pagine, i restanti dieci le rimanenti cinquanta. Ai primi due dedicati ad una sensazione nelle sue varietà e ad un organo di senso, seguono dieci brevi "ritratti" o "schede naturalistiche" riservate ad animali fantastici e invisibili, un bestiario di sapore medioevale. Ma su quale realtà si esercitano tali sensi e i]l che universo vivono Dracinee Losanghe e Olompi? I due capitoli iniziali sono un inventario, un repertorio innanzitutto linguistico e poi di cose azioni luoghi e associazioni d'idee ordinate con criteri retorici e formali. Realtà e linguaggio risultano assolutamente interattivi, con una predominanza dell'espressione: nominare il mondo significa renderlo percepibile ai sensi o, al contrario, il caos avvertito percettivamente prende ormai forma solo nelle parole, in · un linguaggio anch'esso babelico e pluristratificato. Così il mare dell'oggettività è percorso da libere e casuali associazioni-in primo luogo foniche-, l'unico strumento ordinativo di una referenzialità in cui diventa difficile distinguere il piano fattuale da quello linguistico. "I sapori sotto e sopra il palato tra le narici, che avvisano e mettono in allarme, gli odori dei ricordi, materializzati dal passato che invadono il presente e fanno paura perché non possono venire descritti. Che scalfiscono l'attualità, che · la deridono, che si introducono senza ambiguità nella noia distratta di un dialogo, che emanano calore e sicurezza, che salgono, evaporano, si dilatano e frizzano, che increspano la tranquillità, che introducono al piacere ( ... )"(p. 9). Nominare constatativamente significa affacciarsi sul mondo: l'incipit di Crepapelle è sospeso sintatticamente e semanticamente su due relative, ma neppure la successiva serie di proposizioni del medesimo tipo riesce a definire il senso.Tale procedimento risponde aduna "strategia di aggiramento" del significato: il campo semantico di ogni sensazione (l'amaro, il dolce e l'acido nel primo capitolo) viene delimitato attraverso una rassegna di possibili occorrenze di svariati periodi dipendenti, soprattutto coordinate, di sintagmi attributivi, appositivi o di singole parole. Ma dai sinonimi si arriva agli antonimi, e l'impossibilità di chiudere il cerchio del significato è rappresentata dal ricorso al catalogo di ossimori: "Caldo, frèddo, pieno, vuoto, duro, morbido, vicino, lontano, grande, piccolo, leggero, pesante( ...)" (p. 41). Il caos viene dunque parzialmente ordinato con criteri formali (gli animali sono disposti in ordine alfabetico, da Asf olisio a 7.ebaide ),
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