IL CONTESTO tre o non lo nutre;-che l'aiuta o l'abbandona o che non tiene completamente conto che egli è testa cuore nervi e muscoli. Non lo saprò mai se invece mi fermo alla psicopedagogia oggi corrente, se arrivo fmo alla soglia della famiglia e resto Il come un sasso fermo che si copre di muschio e metto in moto la presuntuosa strategia della ri.cerca del capro espiatorio e accendo il filo rosso del contatto con le USL, anche quando non ce n'è bisogno. Quasi sempre, quando le cose non vanno, si tratta di famiglie povere o, nel nostro arrogante linguaggio, "socioculturalmente poco sviluppate". La povertà, anche culturale, di certi bambini non è il male peggiore; il male peggiore è la nostri miseria intellettuale nel modo di guardare la povertà degli altri. . Le famiglie povere hanno sempre due facce come le monete: una di povertà e una di ricchezza. 16 Foto di Carlo Garzia (da "Escamotage" n. 6/7). Io devo puntare assolutamente sulla rie- · chezza spirituale e umana dei poveri, non scegliere nelle persone, per lamentarsi, il loro lato debole o spiacevole ma quello nobile, magnanimo. Questo anche per gli handicappati. Scriveva Helen Keller: "I critici si dilettano a ripeterci quello che non possiamo fare ... Essi negano a priori ciò che essi non hanno veduto, ma che io ho sentito". Altro punto decisivo, da tutti dimenticato o forse non l'abbiamo mai visto, è che ogni bambino è un acutissimo e articolato psico logo, che possiede i suoi metri (o centimetri, se volete) per capire e ascoltare, per capirci e per vedere come noi lo comprendiamo. (Anni fa,ero con mia figlia bambina in una piazza piena di indistinguibili umori. Mi tirò il braccio e mi disse: -Si sente piangere un bambino. Nella vita ognuno, grande o piccolo, sceglie i propri rumori). Nella nostra scuola fra i bambini senza fortuna, oltre i ritardati, sono da annoverare i bambini bravi. Si pretende poco dai bambini. Un programma scolastico esigente può andar bene per un grandissimo numero di scolari. Forse sono ancora troppi coloro che nella scuola non sembrano entusiasti di sentir parlare di alta qualità intellettuale per tutti. "Voglio dirvi che si può essere giovani felici e allegri e al tempo stesso molto profondi". (Ernesto Guevara) Ma, come nello sport, anche nella scuola il campione è quel giocatore che ha la capacità di far giocare gli altri, di trascinare i recalcitranti. Non dimenticare mai la grande funzione della lode. È sempre la guida· quella che conta, una guida con la quale sia divertente lottare senza noia, senza inutile cattiveria, senza reciproche sottovalutazioni (perché un bambino non· può , mai essere migliore dell'insegnante - eppure capita frequentemente?). E lottare senza debolezze: "L'eccessiva debolezza degli adulti può creare, per i fanciulli, difficoltà non meno drammatiche di quelle della tirannia". (Hofstadter) Nobile compito dell'INSEGNANTE è battersi contro tutte le infelicità che costellano ij cammino dell'infanzia, alleggerire questo carico opponendo delle felicità che includono difficoltà, ma per aiutare ad essere preparati e felici bisogna conoscere fino in fondo ciò che rende infelici e impreparati. Pensierini A scuola e nelle riunioni dettiamo infallibili norme di vita almeno ogni trenta secondi. La conoscenza del bambino implica quella del maestro. È il segreto di Pulcinella di cui nessuno tiene conto. Chi non è autoironico non può fare l'insegnante. In un concorso chiederei ali' esaminato, come prova decisiva, per dargli la lode: "E ora ci faccia ridere. Può andare, grazie!". A scuola, col giornale in classe al posto dei libri, vien fatto credere che la "Gazzetta di Parma" dica la verità decisiva sul mondo -quello locale e quello planetario. Che scuola magnifica si potrebbe fare se esistessero soltanto le penne e i quaderni, i colori e qualche bel libro, una palla, naturalmente i bambini così come sono, e qualche maestro che ritenesse giusto e produttivo questo pensiero così economico. Ecologia. Gli uccelli non sono intelligenti: gli do da mangiare e loro cacano sul mio balcone e mi fanno arrugginire la ringhiera. Vorrei che venissero a mangiare da me e le feci le portassero sul balcone di chi non gli offre mai niente.
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