IL CONTESTO Da una parte c'era il carrozziere Giugiaro con i suoi esperti, dall'altra Luigi Pintor, ugualmente assistito. La sorte mi ha consentito di ascoltarePintor sostenere che i cittadini italiani sarebbero stati indotti ad abbandonare la città per la campagna, suggestionati dalla rapiditàdegli spostamentipromessi dall'automobile, con non soqualeconseguenzaurbànistica,rivalutando incontrapposizione la tesi un po' ottocentesca secondo la quale bisognerebbe abitare vicino al posto di lavoro. Anni di "speculazio- 'needilizia", di "lotte per la casa", cli"espulsione dei ceti popolari dai centri storici" sono passati invano. Davanti alla tv persino Luigi Pintor si era dimenticato della rendita fondiaria. Chi invece ricorda tutto sono gli esperti autoconvocati, i cobas della testimonianzaselvaggia,più recentemassiccioesempio di protagonismotelevisivo.Mi riferiscoai telefonisti di "Chi l'ha visto", di "Telefonogiallo", dei quiz e dei sondaggi. Hannoscoperto mostri, hanno smascherato servizi segreti, hanno consola- · to madri e padri. Patetici e sublimi nella generosità, formidabili nellamemoria,scientificinella:selezionedegli indizi, lombrosiani nell'elenco dei tratti segnaletici, Hanno creato mutanti, gente che in pochi secondi calava o saliva dieci centimetri d'altezza, schiariva o imbrun~vadi pelle, ingiallivadi capelli, zoppicavae poi correva, sibilava la esse e poi arrotava la erre. Sarebbe la nuova Italia dell'investigatore collettivo e dei segreti svelati,l'Italia che non darebbescampoad Andreottio ai colonnelli del Sismi e del Sisdi. Non so se sia un'Italia frustratae mitomane o semplicemente prodigadi consigli, un'Italia esibizionistao semplicementealla ricerca di unmodoper farsi sentire.La televisione la stimolae la esalta, le concedeunapatentedi necessità.Potrebbe invecepresentarsipericolosa,per UI) gustooscenodi delazione. Potrebberimanereinoffensivaper quantopatologicamenteespressionedi un paese del pettegolezzo, che una volta si esercitava nelle piazzee nelle corti e cheora riconfezionala tv secondoquegli usi e secondo quegli spazi.Provvederàqualcheidentikit sociologicoadipingerla e a definirlapiù accuratamente.Per ora mi sembra,nella sua tragedia, tra le farse della politica e della ricchezza, un'Italia che si èdataall'enigmisticapernon averee per non cercarenullad' altro a cui pensare. Vonnegut verso l'oggi ovvero: un sublime epilogo popùlista Francesco Binni Kurt Vonnegutè un narratore seriale,o, meglio, unautoreche legge e registra la serialità della vita contemporaneacon l'audacia di un improvvisatorejazz che non sa bene dove stia andando ma lo fa con uno stupefacente sensodel ritmo,in una sortadi alfabetoMorse- nel caso di Vonriegut-_:,_per eventuali "do-ityourselves" dell'arte narrativa: un segmento lungo seguito da unobreve,seguitoda unobrevissimo- unmontare di onde brevi distese, solitamente, in u11a .magistrale "punch line". Vonnegutè oggiun narratore "esausto", non nel sensodi esaurito, ma piuttosto in quello di soddisfatto dai gèneri narrativi che ha provatoe appunto esaurito. Da dove viene?Avesse continuatosµllaviadelbellissimo The ~ Sirensof Titan(Lesirenedi Titano,1959) Vonnegut avrebbepotuto essere, comePhilipK. Dick, lo Shakespearedella science-fiction di oggi, ma anche forse il Ben J onsondi un'intera varietàdi fictionse fantasiedella middle classamericanafra anni Cinquanta e Sessantaper cui congegnò una nuova formula narrativa, solo in formadi racconto,per unmercatodel pulp-paperback cherichiedeva una stabileofferta di narrativache potesse piacere a Jet~ tori dal gusto improblematico:sciencefiction appunto,m_anche spy'nove/s, avventure apocalittiche in territori esotici, ecc. Ma forse quello che venne a salvare Vonnegut dall'alluvione o dispersione popolare - da un nuovo HoratioAlgerismo dell'era tecnetronica - fu la felice cesura della controcultura della fine 10 dégli anni Sessanta, di cui Vonnegutdiverrà autore tutelaree da cui sarà aiutatoa forgiare il suo stile idiosincratico, fattodi un attraversamentodi Swift, Orwell (PlayerPiano: La società della camiciastregata,1952, gìà insegna), passando per il populismo trentistadi unFrankCapra, e teso, finoa spezzarsi ( o a caderenel1'inanimato?),fra le spinte tradizionalie fisse della cultura americana: l'idealismo trascendentalista di Emerson e Thoreau + il pragmatismodi un Twain e l'espressionismo astratto di un Pollock, con il puntillismonuclearedi un campo di forze in disfatta che genereràtutta una scuoladi immaginimetanarrativecuiVonnegut continuerà ad attingere fino all'ultimo romanzo per ora, Bluebeard (1987). Come si sa, Vonnegut è oggetto di un certo culto, tenacenegli anni, da partedei lettori della letteraturaamericanacontemporanea, eppure si farebbe,un cattivo servizio alla sua indubbia rilevanza se se ne rivendicassero i libri all'alta letteratura con lo stessoentusiasmo,diciamo, che hapotuto far passareHammetto Chandlèr per Dostoevskij: credo fermamente che il meglio di Vonnegut appartenga a un subgeneremass-culturale composito che osserva leggi diverse (e più severe) dell'alta cultura, e che a voltepuò esprimererealtà e dimensioniche sfuggonoall'alta letteratura. Disegni di David Scher.
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