Linea d'ombra - anno VII - n. 41 - settembre 1989

IL CONTESTO - --;:_ ·- --- -- ·- - ~-:- _-_ - - c::: - - ~~~~ci~~~~~~~-:-- . . . - .. -·.-_--::.·:--~ -- - -- -=:;.._ ·= Disegno di David Scher. Non credo che la "testimonianza" sia più forte di qualsiasi opinione. Può capitare il contrario. Dipende da chi vi s'esercit,t e dipende forse più di ogni altra cosa dalle condizioni e dalla cultura, di qua e di là dello schermo, di una società che amministra e gestisce i stioi bisogni di verità, di informazione, di comunicazione. Mi ha colpito quanto affermava su "Repubblica" Sandro Parenzo, il curatore di "Io confesso": "Speravamo - diceva- che dalle confessioni emergesse qualche verità sociale. Ma questo è uno sforzo vano: la gente che chiede di partecipare non fa che raccontare problemi sessuali o, al più, familiari. Nella società, insomma, è caduta l'indignazione. Nel bene o n~l male non c'è più ideologia ...". Non so piente dell'ideologia, combattuta, sparita, condannata. Non c'è morale, non c'è passione, non c'ènullachenonriguardi le proprie private angosce, frustrazioni, gratificazioni ... E di queste si vuol dare prova sicura, ma rappresentano una verità meschina, che non apre neppure una fessura per chi vorrebbe magari capire la società. E mi dispiace di tirar fuori parole così grosse, "capire la società", è un nonsenso, è retrò, sono postumi di una malattia lontana. Ma nel disinteresse, che ha una così chiara rilevanza televisiva, che così sincéramente parla attraverso la televisione, si rincorrono altri guai fuori moda, la crisi della politica, la crisi della democrazia e dei partiti, i successi della mafia, delle clientele, delle tangenti, della via individuale e privata al conto in banca, all'istruzione, alla salute, secondo i modelli thatcheriani. Che cosa dovrebbe darmi la televisione, che mi resta sempre propedeutica e consolatoria, se non qualche vaga raccomandazione, qualche buon esempio, qualche verità che mi tranquillizzi circa il buono stato delle cose e la loro conservazione futura e circa la mia estraneità rispetto ad alcuni piccoli drammi occasionali? Persino le testimonianze,4irette, sotto quella lente moltiplicatrice della telecamera, àgiscono sotto forma di paradosso. Diventano qualche cosa di troppo grande perché mi possano riguardare, mi rassicurano perché mi oppongono una distanza abissale. Chi le presenta subisce una deformazione. S'atteggia a protago- . nista di una storia qualsiasi e lo giudico un mitomane; vuol propormi un esempio, ma non è credibile per gli eccessi di cui lo circonda. Mi serve solo per ritrovare rafforzata la mia diversità. C'è nel "mezzo" qualcosa di delinquenziale, che modifica le prospettive, i soggetti e le parole, perché tutto sale in palcoscenico, perché per vivere la Rete ha bisogno di spettacolo, per catturare l'audience e i miliardi del finanziamento. Gli effetti perversi non finiscono mai. Ce ne sono altri, che riguardano il coro degli esperti d'ogni qualità. Lo sostengo con cautela per non offendere nessuno, ma la sensazione è che la televisione li renda o voglia renderli, non dico tutti, non dico sempre, ...non arrivo a pronunciare la parola fatidica ... qualche volta per i meccanismi impliciti (i tempi stretti, l'obbligo alla vivacità, l'impossibilità di argomentare, la sproporzione degli interventi), forse perché è preferibile essere spiritosi e possibilmente satirici, altrimenti il moderatore ti toglie la parola (tranne che a "Samarcanda" dove è necessaria la contrizione), qualche volta per faziosità. Per esempio Giuliano Ferrara è un armadio aperto di faziosità. Il nostro semovente craxiano dirige ai propri fini, girando erigirando, ammaestrando e tagliando, anche se il panorama degli ospiti e degli argomenti è "ampio e articolato", non lascia scampo agli avversari, e li stringe in angolo, alzando attorno muri di emozioni e di vite vissute. Senza apparenti faziosità mi se!llbra invece il conduttore di ''Fluff', Andrea Barbato. L'amministrazione degli esperti è elegante con distacco. Ciascuno dice la sua con il sorriso sulle labbra. E questo, tra tante animosità e guerre, non può che far piacere. Ma mi pare che un ordine sotterraneo corra tra una poltrona e l'altra: non facciamoci del male in famiglia, traduzione aggiornata per il "villaggio di vetro" dell'antica regola "laviamo i panni sporchi in casa". Di faziosità parimenti ripartite vive invece "Duello", dove opposti partiti si misurano attorno a questioni più o meno vitali. Una volta mi è capitato di sentir parlare di automobili e a prima vista mi sembrava un po' come Milan-Inter del giovedì dopo le coppe o del lunedì dopo il campionato . 9

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