IL CONTESTO te all'evasione fiscale, mentre la spesa pubblica è in linea - se non inferiore - alla media europea (e non viceversa, come gli stessi giornali sostenevano in precedenza). Ma gli esiti della vicenda e le sue interpretazioni fanno pensare a una grottesca allucinazione collettiva: un'elemosina- dovuta e promessa - ai lavoratori spacciata come grande successo (ancora sulla "Repubblica" del 2 aprile Guido Bolaffi contrapponeva questo "rilevante successo" dell'anima moderna del sindacato al "vetero-operaismo" degli scioperi contro i ticket), misure anti-evasione messe a punto dagli esperti della Confcommercio, il problema archiviato- irrisolto- forse definitivamente. Chi avrà il coraggio di ripetere la - sacrosanta - solfa della "redistribuzione della ricchezza" tra lavoro autonomo e dipendente ("ma come, ma ancora?")? E chi oserà denunciare le bugie e le mezze verità sottese alla retorica dei tagli e del rigore con la quale il presidente del consiglio e il ministro del tesoro vanno costruendosi un'immagine da grandi statisti? La stampa, naturalmente, svolge il suo dovere informando obiettivamente: la "Repubblica" dedica due pagine al giorno - con sdegnati fondi di Miriam Mafai - agli spinelli di Martelli e ai teledeliri di Celentano, ma solo poche righe a un rapporto dell'ISCO dove si dice che la manovra di risanamento della finanza pubblica a base di "tetti invalicabili" e "tagli indifferibili" è una madornale cantonata, perché la spesa pubblica è sotto controllo mentre occorre "rivolgersi alle entrate, recuperando l'evasione, colpendo i redditi esenti" (ma d'altra parte il "Manifesto" alla vigilia dell'incontro decisivo governo-sindacati, accanto a un amaro fondo di Pintor pubblicava un brillante e spregiudicato articolo dove si sosteneva che siamo tutti evasori, dall'operaio che accetta i fuoribusta al grossista che froda miliardi, con un'allegra confusione di travi e pagliuzze che suppongo De Mita abbia molto apprezzato). Dando per scontata la malvagità de potere e una certa confusione di idee dovuta all'accavallarsi dei flussi informativi e dei modelli formativi, rimane il sospetto che a far difetto siano soprattutto certi "arcaici" tratti quali la coerenza, la serietà e l'onestà intellettuale. Sarebbe consolante, in simili frangenti, poter evocare oscure manovre di astutissimi burattinai o almeno fosche storie di corruzione sindacal-giornalistica, come in certi vecchi film americ~i. Ma i partecipanti al finto-dibattito nazionale prestano la loro opera spontaneamente e "a gratis", qualche volta anche in buona fede, con una fede anzi assoluta nelle frasi fatte e nei luoghi comuni- e rimozioni, smemoratezze e ~emplificazioni- di cui è intessuta la pragmatica e rassicurante ideologia dell'era post-ideologica. Chi non là condivide si accontenterebbe- in attesa di improbabili inversioni di tendenza - di un aggiornamento del Dictionnaire des idées reçues, ma non si vede in giro nessun Flaubert, Karl Kraus o Samuel Butlercapacediraccontare la betise dei nostri giorni - quella che conta davvero però, non quella innocua e marginale di cu! si deliziano i nostri scrittori e disegnatori satirici. Chissà, forse se un Arbasino un po' meno occupato arifare il verso a se stesso e un po' più ambizioso si accorgesse che gli anni Settanta sono finiti e che a quelli ingenui - e perché no, talvolta stupidi e irresponsabili - che allora si gridavano nei cortei o si scrivevano sui muri sono subentrati altri slogan, altri fanatismi, altre intolleranze ... L'Italia telecomandata Oreste Pivetta La Televisione vi rende ... cretini, informati, intelligenti, furbi, esperti, felici ... Ma non stiamo una volta tanto a giudicare chi guarda e ascolta il dibattito, il film, lo spot, il varietà, la serata d' onore. A me pare, se vale la testimonianza personale, di sentirmi per lo più cretino, anche se sociologicamente cretino, perché . guardo le tette di "Colpo grosso", credendo di cogliere, sociologicamente, un angolo della realtà italiana, perché inseguo "Chi l'ha visto?" cercando tracce dei servizi segreti e l'ombra di un governo, perché mi becco la replica di ~·serata d'onore" e Pippo Baudo che canticchia sorridente "ti saluto e vado in Abissinia, cara Virginia, ti scriverò", sperando che si tratti di un messaggio personale mentre invece mi risulta una vergognosa canzoncina guerrafondaia e coloniale (vergognosa soprattutto per la Rai che laripresenta tra ballerini e ballerine travestiti da soldatini e odalische, con l'aria dei bei tempi andati, dei conquistatori, dell'esuberanza giovanile e di "faccetta nera"). Torniamo da capo. La Televisione vi rende ... La Tv consociativa ha aperto le porte al pubblico. Ciò che era una volta riserva- · to ai professionisti può capitare a tutti, anche a te, come pronosticava, sempre avanti nel tempo, il dito indice dello zio Sam. "Tribuna politica" fu in fondo il primo segnale: il governante, il ministro oppure il dirigente del grande partito si mettevano a confronto con i giornalisti che avrebbero dovuto rappresentare un barlume di opinione pubblica, un alluce di paese reale che sfiorava timidamente il primo gradino del Palazzo del Potere. Da li, dalla "Tribuna politica", è cominciata l'invasione. Un_a a marea di duelli, di confronti, di dibattiti ha inondato sotto specie di approfondimento informativo e di pluralismo lo schermo, configurando due categorie di protagonisti: gli esperti e la gente comune. La gente comune può rifluire tra gli esperti, come capita al truffatore intervistato da Costanzo sulla strategia delle sue truffe, sorridente, spigliato, alla pari con la giustizia, in grado così alla buona tra sorrisi e pentimenti di trasformare la sua ambigua prof~ssione in una raia specialità, apprezzabile per quel tanto di stu0 dio, di applicazione, di metodo che essa impone. Casi meno appariscenti ma ben più frequenti, ormai comuni, sono quelli rappresentati dalla madre del tossicodipendente, del cassintegrato (in disuso), dal missionario e da altri, a seconda delle circostanze. Tutte le categorie sono a rischio. La cronaca è padrona e trascina in prima pagina, cioè alla poltroncina d'onore dell'esperto, chi le capita a mano. Siamo, in un campo e nell'altro, nell'ambito della televisione verità, che spesso capita sia anche televisione spazzatura. Le distinzioni sono pericolose. Le manipolazioni ancora di p~ù. Gli spari di piazza Tienanmen sono spari che non si sa dove vadano a finire quando attorno a essi s'aggira il mostro televisivo indagatore, pronto magari al dibattito e all'approfondimento. Capita lo ~ stesso, con meno strepito e minore emozione, con le parole della madre. Dove andranno a finire. Chi sarà pronto ad ascoltarle come verità e non piuttosto come volgare strumento a sostegno di una tesi.
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