Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

• J J.: Torniamoperunistanteaifondatoridel Museodell' Uomo, Rivet eRivière. E innanzitutto Rivière, di cui sei stato uno dei grandi e più fedeli amici. Come l'hai conosciuto (20)? Deve essere stato nel 1921 a casa di una mia quasi-cugina che era la moglie del musicista Roland-Manuel. Quando hanno visto che mi interessavo all'arte moderna, mi hanno invitato a casa loro dove ogni lunedì ricevevano gente - è là che ho conosciuto Max Jacob e anche Ravel. Una bella sera ci fu un tale Georges Rivière, che non si chiamava ancora Georges Henri, il quale si presentò con due accoliti; lo mettemmo immediatamente al piano dove si mise a suonare con molto brio motivi più o meno jazz. Poi ci perdemmo di vista e non lo ritrovai che a "Documents". J.J.: Ma non è a lui che devi la tua carriera di etnografo? Lamia carriera etnografica? Senza dubbio! Percontro,ciòche devo a Gtiaule è il mio primo grande viaggio e di essere stato formato come etnografo sul campo; ma è stato grazie a Rivière che ho conosciuto Rivet ed è tramite Rivet che per un certo tempo ho ricevuto una stipendio da David-Weil (21), in modo da raddoppiare le mie entrate che erano molto scarse. Sono stato immediatamente conquistato da Rivière: col suo portall_lentodisinvolto e i suoi occhi da animale straordinariamente intelligente, mi faceva pensare al Dolmancé di Sade in La philosophie dans le boudoir ... J.J. : E Rivet (22)? Era un uomo effervescente e difficile, con evidenti qualità di uomo d'azione. In generale, ha assunto posizioni politiche eccellenti (nel 1934 era con Langevin alla testa della lotta antifascista (23), nei suoi insegnamenti è sempre stato categoricamente antirazzista). Ho seguito i suoi corsi all'Istituto di Etnologia; erano fatti in maniera ammirevole, di una chiarezza estrema (non c'era che da scriverli quasi sotto dettatura), ma in confronto di quelli di Mauss erano niente. Devo d'altronde ammettere che non avevo un grande interesse per l'antropologia fisica ... Ìl limite di Rivet, il suo difetto, è che era troppo imbevuto della propria personalità. Ma in ogni caso aveva realizzato un Museo dell'Uomo francamente antirazzista e popolare. È stato attivamente antinazista e, più tardi, si è dimostrato un grande sostenitore della pace nel Vietnam. J.J.: All'interno dell'etnologia dell'epoca, che era una disciplina nuova, mi sembra vi fosse un'ideologia, più esattamente un'etica. Detto in altre parole, questa nuova scienza non sifondava tanto su una morale della convinzione quanto su una morale della responsabilità? Senza alcun dubbio. Ciò era molto più eviden&ein lui - ed è questo l'aspetto molto positivo di Rivet- che in Mauss. J.J. : Nel 1929, Georges Bataille fu, se non ilfondatore, almeno il principale animatore di "Documents" (24), rivista quasi leggendaria per il suo aspetto composito, che ha giocato un ruolo importante nella fondazione dell'etnologia in Francia e che, sotto le ali di Bataille, ha messo insieme membri dell'Istituto o professori universitari a pittori, poeti, o ex surrealisti tra i quali tu stesso (25) ... Come hai conosciutoBataille (26), altra personalità che-come tu mi hai detto apiùriprese~ha esercitato una INCONTRI/LEIRIS Alfred Métraux in spedizione a Candelario, Argentina, nel luglio 1932 (da "Gradhiva" n. 4). , · certa influenza su di te e a cui pure Rivet era legato? È stato grazie ad uno dei suoi colleghi più anziani della Biblioteca nazionale, una persona assai notevole che si chiamava J acques Layaud- ha fatto una tesi sul poeta Desportes e ha finito la sua carriera come preside della Facoltà di Lettere di Poitiers. Deve essere stato poco dopo aver incontrato Masson. Mi ricordo molto bene il Bataille di quel periodo: un giovane romantico dai modi curati che mi sembrava pronto a perdersi tra le stelle come a rotolarsi nel fango. J.J.: Chi vi ha condotto ali' avventura di "Documents".? Credo che sia stato Rivière ad aver avuto l'idea di "Documents" e a pensare che Bataille ne sarebbe stato un ottimo responsabile.C'era stata innanzitutto l'esposizione precolom biana al padiglione di Marsan (27) di cui si era occupato Rivet, assistito daRivière. Métraux, americanista, si eraoccupato dell' esposizione e, in ogni caso, del catalogo o di qualche altra pubblicazione legata alla circostanza; è stato lui ad avere l'idea di chiamare un suo ex-compagno della Scuola di archivistica, Bataille, per un articolo sugli Aztechi (28). Ho incontrato Métraux nel 1934, al ritorno dalla mjssione Dakar-Gibuti. Fino a quel momento avevo avuto con lui una relazione essenzialmente epistolare. Spedivamo "Documents" a Métraux ma egli, che allora era professore a Tucuman, non la riceveva mai. Ci sp~iva lettere fulminanti la85

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