------------------ I•· iC• -L·-----------=--------- IRISCONTRII L'IRLANDATRAODIO EAMORE ILTEATRODI BRIANFRIEL Giovanni Pii/onco È andato in scena aRoma di recente, al teatro Trianon, Ii guaritore di Brian Friel, il maggior drammaturgo irlandese degli ultimi vent'anni. Del dramma di Friel conviene parlare non solo per il valore dell'opera, ma anche perché costituisce ilmigliorprologo di unainiziativa(ilprogettoTeatrolrlanda: laparolatraodio eamore)cheintendeproporre, attraverso lapresentazione di novità assolute per l'Italia, unarilettura del "caso hlanda", riflessione sulla storia letteraria e politica di una cultura posta ai margini dell'Europa non solo dalla geografia ma dalla sua peculiare storia di nazione colonialmente asservita. Tre interpreti, uno scenario beckettianamente scarno, quattro densissimi monologhi in cui ribollono alcune delle principali tematiche delle lettereirlandesimoderne, danno vita, nel Guaritore, auna rappresentazione straordinaria e sicuramente inusuale per le nostre scene. L 'inter - pretazionedegliattori (Gianfranco Varetto, Rita Di Lernia, Sergio Reggi) e laregiadi Giancarlo Liberati rendono giustizia a quest'opera che costituisce uno dei momenti più alti del teatro di Friel. Un teatro con una sua propria tensione rituale,maancheimpegno artistico e etico fondato sulla consapevolezza della funzione politica dell'arte in una società disgregata e in crisi. La scrittura è infatti fortemente segnata dalle sofferenze e dagli sconvolgimenti patiti dalla minoranza cattolica dell'Ulster nel corso dei secoliedalcumulodiquestioniecontrad-dizioni irrisolte che interessano tuttora! 'Irlanda intera. RappresentatoperlaprimavoltaaNew York nel 1979, con scarsosuccesso,nonostantelama- . gistraleinterpretazionediJamesMason,/lGuaritore è il prodotto d'una svolta di grande momento nella carriera del drammaturgo di Derry: una svolta inaspettata, se si pensa che le opere immediatame11te precedenti-soprattutto The Freedom of the City e VolunJeers- sono dichiaratamente legate alle tensioni e alle lotte dei primi anni Settanta nell'Ulster. Nel Guaritore, Friel non affronta temi politici immediati, tratti acaldo dalla cronaca recente o aessa inequivocabilmente riconducibili, ma ritomacondecisioneeraffinatamaestriasuiluoghi deputati di una riflessione che da Joyce al Mac Neice di Autwnn Journal, a Beckett, agli scrittori contemporanei più consapevoli, si è andata imponendo come preoccupazione costante e ineludibile. Si tratta di unariflessionecheèpolitica anch'essa in un senso più ampio poiché riporta, attraverso il riesame di alcune costanti formali dell'artè irlandese del Novecento, ali' inquietante nodo del rapporto arte/violenza in un paese che alcuni continuano acontrabbandare come rassicurante spazio, arcadico e incontaminato, di gnomi e folletti. Francis Hardy, il f aith healer frieliano - guaritore? ciarlatano?-ha per anni sbarcato il lunario tentando l'esercizio della sua improbabile arte in sperduti e dimenticati paesini della 62 Brion Friel {foto di Mike Bunn). S_coziae del Galles. Insieme con la sua compagna, Grace, e il suo impresario, Teddy, cui sono affidatirispettivamenteil secondo e il teno monologo, hanno sempre evitato di toccare, l'In- . ghilterra, luogo tradizionalmente poco propizio al temperamento celtico e, significativamente, l'Irlanda. Sarà proprio il ritorno inlrlanda, possibilitàperennementerinviatamaanchesempre oscuramente presente nel fondo della coscienza, ao bbligare Francis e gli altri al confronto decisivo con giudici poco indulgenti in una sfida che ha come posta in gioco la vita stessa . Wilde era solito dire che gli irlandesi erano "troppo poetici per essere dei veri poeti, un popolo di brillanti falliti,maanchei più grandi parlatori dal tempo dei greci". Alludeva, Wilde, a tre caratteristiche della letteratura e della storia irlandesedell 'Ottocento: la tentazione sentimentalistica, tipica di tutte le culture minoritarie ("sentimentalista" -ladefinizionediMeredith ripresa da Wilde nel De Profundis e da Joyce in Ulisse-"ècoluichede_sideragodersiillussodi un 'emozione senza dover pagare per essa"); la sequela di fallimenti, politici e artistici, che punteggiano la storia d'Irlanda nel secolo scorso; e infine, la tendenza a privilegiare la perizia verbalee l' oratoriacomesurrogati di ben àitridoveri. Alle verità contenute nel giudizio di Wilde il teatro di Friel ritorna senza misericordia nel riesame delle 6missioni colpevoli, delle responsabilità eluse da chi, per il ruolo ricoperto -intellettuali, politici, scrittori-avrebbe dovuto invece affrontarle. Fallimento, dunque, discontinuità, frammentarietà-è noto l'icastico e im- . pietoso giudizio, contenuto nell'Ulisse, sull' arte irlandese come "lo specchio incrinato di una serva" - sono le caratteristiche di un'arte che solo a partire da Joyce, e con un diverso approccio da Yeats, ritrovai! senso pieno dei suoi compiti veri. Il Guaritore riprende in esame questo lascito sin dalle prime battute, con il tema dell'intrigante fascino esercitato dalla materia verbale sul protagonista. Il monologo di Francis inizia, infatti, con lamagica ed evocatoria scansione di una lista di nomi-paesi e villaggi visitati negli anni-che nella quasi totalità dei casi nel toponimo gaelico conservano l'unico legame con la cultura nativa. Un tema, questo, cheFriel si troverà a considerare qualche anno dopo nell'altra suagrandeoper!, forse il suo capolavoro, Translations, pregnanterappresentazionedi una tappa fondamentale del processo di colonizzazione: la totalitaria e approssimativa traduzione in inglese della toponomastica gaelica intrapresa nel 1833 dall'Istituto cartografico inglese. La litania di Francis, devotamente recitata perilsuovalorepropiziatorioprimadiogniperformance, il suo sacerdozio senza vocazione, il suo impulso manipolatore, il pubblico, che dovrebbe guarire attraverso l 'imposizionedellemani, ma davanti al quale si esibisce, finiscono per apparentare il personaggio a una figura seppur degradatadiartista. Unriferimento,questo,confermato da Grace nel suo monologo nell'allu- · sione a "un obbligo che aveva di aggiustare, rimodellare, ricreare qualunque cosa intorno asé''. Attraverso l'uso ironico e allo stesso tempo sofferto della metafora dell'artista, Friel imponeunaconsistenzadrammaticanuovaalmotivo dell'esuleeal temadelritomo.Consapevoledei pericoli legati auna trattazioneindulgentedientrambi, il drammaturgo libera il riferimento da qualsiasi ipotesi consolatoria. Nel Guaritore la Patria è nettamente connotata dal segno della violenza, luogo di morte, contraddistinto dalle forze oscure di una repressione che non trascura nessun aspettodell 'esistenza. Dalla sfera privata a quella pubblica, da quella sessuale a quella politica. Dalla repressione che porta ali' incomunicabilità e a feroci sadismi risulta infatti ingabbiato il rapporto di Francis con la sua compagna che,perseguirlo,haabbandonatofamigliaeprospettive di carriera, e sulla quale egli infierisce abbandonan~ola proprio nel momento del parto; dalla repressione è segnato il suo rapporto con Teddy, l'impresario che lo segue ormai solo per amicizia; dilla repressione, il rapporto con l'arte che esercita, rimuovendo con caparbia, a ogni prova, ogni sera, le mille domande che lo tormentano sulla misteriosa origine del sut>poteree sulle responsabilità ad esso inevitabilmente legate. Né altra origine ha la malattia mentale di Grace o quella di sua madre. E qui Friel allude aun altro dato solitàmente trascurato nell'analisi delle cose d'Irlanda: l'altissimo tasso di infermità mentale, schizofrenia e alcolismo soprattutto, che pone il paese ai primissimi posti nelle non invidiabili statistiche internazionali. Un fenomeno su cui è stato possibile indagare in modo sistematico solo a partire dalla fine degli anni Sessanta. Il Guaritore è insomma una di quelle opere che obbligano alla riflessione e che vorremmo vedere riproposta nella prossima stagione, in straordinariaconsonanzaconlaspintachemuove l'impresa teatrale ed editoriale della "Field DayTheatreCompany" di Derry, fondata all'inizio degli anni Ottanta dallo stesso Friel e dall'attore Stephen Reaecheraccoglienellesue file il musicista David Hammond e ipoeti Seamus Heaney, Tom Paulin e Seamus Deane. "
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