.RUIZ L'IPERAfflVO TRACINEMA, TEATRO,TELEVISIONE,LETTERATURA ... INCONTROCON RAOULRUIZ a cura di RenataMolinari Cinema, teatro, letteratura, in che rapporto stannofra loro, come ti muovi al loro interno? Onestamente dietro tutte queste cose ci sono delle ragioni economiche. Prendiamo il cinema: l'ultimo film che ho fatto è il settantacinquesimo. Settantacinque film che non hanno una ragione economica d'esistere. È molto, ma non credo che durerà, dunque cerco sia d'accettare di fare film con una logica economica diversa - questo significa perdere molto della ricchezza del procedimento di invenzione- sia di cercare intorno al cinema. Così alla stessa maniera in cui ho cominciato a fare cinema (oltre che per motivi economici: il cinema permetteva di lavorare e di avere un modo di vita ragionevole) utilizzando elementi che mi piacevano, Quando ho cominciato a fare teatro no, non mi sono posto questo problema, e ora non me lo pongo neanche quando faccio cinema. Mi ricordo che quando ho cominciato a farecinemami interessavo molto del neorealismo, Jna non perché il neorealismo fosse un modo di integrarsi all'interno di una realtà. Io ho sempre detestato il realismo, il surrealismo, il realismo fantastico, il neorealismo: tutti i realismi, percbé il realismo imita la realtà. Dunque il realismo è arte. come il teatro, la letteratura, la musica, ora sposto il mio lavoro sul teatro, sulla letteratura. Cerco di fare letteratura, seguendo gli schemi della leneratura francese dell 'école du regard; in teatro cerco di fare un lavoro senza grande impegno estetico, ma dove imparare delle cose. Il mio lavoro non si inscrive tanto dentro un'attività teatrale, quanto dentro un' attività più generale. Comepotremmo nominarequestaattività generale? Non so. Se mi sono interessato di teatro è perché ho cominciato a interessarmi di astronomia e si sa che astronomia e teatro sono molto legati. Non è poi un sapere così diffuso. Ah, sì, dopo la pubblicazione del M ulino d'Amleto, un po' di gente lo sa: Per me è stato semplicemente il contatto con qualche Bambara e in particolare con un amico del Gabon. Semplicemente ho.iniziato a sentire che i movimenti delle stelle sono legati agli atti umani e che questo si chiama teatro. Per me è una maniera molto semplice di accettare la religione, che mi pare un elemento essenziale del comportamento umano. Evidentemente mi dispiace molto - come credo a tutti noi- la struttura restrittiva della religione, ma accettare la religione da questo punto di vista mi pare almeno divertente. Quindi, quando ti avvicini al teatro non ti poni il problema della tradizione teatrale, né di quello che contemporaneamenteaccadeattornoa te, inquesto ambito? Le tue scelte teatrali, almeno in questi due anni in Italia, da Santarcangeloa Gibellina,ruotanosempre attornoa testibarocclù e comunque il barocco sembra essere l'elemento dominante Raoul Ruiz (Puerto Monn t, Cile 1941) è uno dei registi cinematografici più prolifici del nostro tempo, nonché regista e autore teatrale, televisivo, scrittore. Dopo il golpe cileno, già personaggio internazionale, ha fatto di Parigi il suo centro di operazione, pur continuando a essere mobilissimo. Ricordiamo tra i film: Trestristes tigres (1968, da Cabrera Infante), El tango del viudo (1964), Nadie di jo nada (1971), El realismosocia.- lista (1973), Dialogues d' éxilés (1974), La vocation suspendue (1978), ,Les trois couronnedumatelot (1981), La ville despirates (1984), ecc. ecc. Sta preparando, in Itaiia, uno spettacolo teatrale per il festival di Gibellina. nella tuapratica teatrale, comemai? Si può dire che ancora una volta c'è dietro un fatto economico. Quello che mi piace nel barocco è che si mettono tante cose in un piccolo spazio e questo fa ricco e costa meno. È un procedimento che va dalla fusione calda a tanti altri sistemi. Come i ristoranti francesi, per esempio, dove in quattro metri per cinque si mettono insieme cinquanta persone che riescono a stare insieme per tutta la durata del pranzo. Mi ricordo chè Camus considerava questa capacità di essere compressi come un segno di civiltà. Poi viene la scopertache tutto questo è legato a un altro ti-· po di comportarne.nto che in fondo è lo stesso: quello di riempire con grandi gesti uno spazio enorme, quasi infinito. È quello che si chiama il barocco americano: dunque una pulsione fondatrice, si reinventa tutto, si rifa tutto e si fanno dei grandi gesti per prendere possesso di uno spazio enotme. Dietro questi due atteggiamenti c'è quello che si chiama barocco e che è semplicemente far finta di non interessarsi di economia per megHo farla. Nel tuolavòroquotidiano,questapratica 'economica' come si manifesta? Io ho imparato molto dai testi dell'estremasinistradegli anni Cinquanta e Sessanta, dallaMonthly Review fino a Regis Debra y. Debray che scrive delle cose pazzesche sull'America latina, ha invece molta ragione se si sposta il suo pensiero nel1'ambito della produzione artistica. Non si può prendere il potere e non si possono fare tutte le cose che lui crede si possano fare, con la sua teoria politica, e invece si 59
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