Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

nei confronti della musica e di chi le si avvicina. È uno studio che si inizia il più delle volte in tenera età, quando i bambini sono fantasiosi, irrequieti, spensierati e disponibili a ogni esperienza. In tale fluida situazione convincere un bambino che lo studio della niusica è fatto spesso di sacrifici, di pazienza e di tanta costanza non è cosa semplice e immediata. Non gli sarà agevole perciò evitare il fallimento se gli verrà propinato uno studio fatto di ripetizioni meccaniche e astratte. Non è il caso di addentrarsi qiii nelle strategie didattiche più attuali, ma ciò che si vuole sottolineare è solo l'atteggiamento troppo serioso e impermeabile di tanti professori di conservatorio tuttora operanti (che per l'appunto conservano tutto ciò che invece sarebbe in gran parte da buttare!). Questo ~ quello che succed~ nelle scuole per così dire professio11ali.Vanno meglio le cose nel- !' ambito dell'istruzione pubblica obbligatoria? Qui basta chiedersi ql)ale posto vi occupi l'insegnamento della musica, per quante ore essa tenga impegnati gli alunni e da quali insegnanti sia impartita per rendersi conto delle condizioni disperanti, poiché la musica, pur dopo anni e anni di battaglie culturali, vi occupa ancora l'ultimo e trascurato gradino. Le due ore della scuola media passano infatti del tutto inosservate soprattutto acausadell'incapacità drammatica e clamorosa dei docenti. Nella scuola elemenLa Orpheus Chamber Orchestra (foto di Christian Steiner, · Deutsche Grammophon). tare, per non dire poi in quella superiore, le esperienze e opportunità di studio, sono se mai è possibile, ancora minori. • Di fronte a tanta desolazione non si può fare a menò di pensare ai cori di voci bianche dei paesi dell'Europa centrale (Austria e Germania soprattutto), alle scuole severe dei paesi dell'Est e alla loro rigorosa attenzione per la didattica (l'Ungheria spicca. su tutti), all'inventiva e all'estrosità delle scuole perfino del Sud America. Come non bastasse, un ulteriore ostacolo è stato posto ultimamente con il divieto ministeriale che impedisce agli èsperti di musica di intervenire nelle scuole, oper lo meno di aiutare i maestri in una disciplina a loro spesso sconosciuta. Si vuole che siano proprio i maestri a esercitare questo insegnamento, ma come? È forse possibile apprendere tutte le conoscenze in pochi giorni durante i corsi di aggiornamento? L'insegnamento della musica-non si limita ali' apprendimento per imitazione di qualche canzoncina, né all'ascolto sprovveduto e casuale di brani scelti non si sa per quale motivo. L'interesse alla documentazione e ali' approfondimento delle nozioni elementari da pinte dei maestri si è ultimamente per la verità molto radicato. Ma devo dire, con tutto il rispetto per chi appunto avverte tali esigenze, che il lavoro di questi operatori risulta spesso goffo e disorganizzato. Anche se bisogna ammettere che non si può pretendere di più, dato che esperienze del genere sono spesso vissute per la prima volta e contemporaneamente da docenti e discenti. CANZONETTE PENSIEREI PAROLEDI UN SOLITARIO. INCONTRO CON MOGOL a cura di Carlo Canetta . Ha scritto le parole di molte delle canzoni più famose di Lucio Battisti. I suoi testi, per quanto discutibili e discussi, son.oimpressi nella memoria di intere generazioni. Eppure, in sintonia con la schiva riservatezzadiBattisti,Mogol (al secolo Giulio Rapetti) non è mai salito veramente alla ribalta e per il grande pubblico è rimasto nulla più che un nome. È dunque parsa un'opportunità invitante-quella offerta dall'Assessor;ato alla Cultura della Provincia di Milan.o che, il 2 marzo 1989, ha organizzato un incontro con Mogol nel/' ambito del/' iniziativa "La musica che gira intorno. Conversazioni e performance con protagonisti dellamusica d'oggi". Mogol ha risposto per circa due ore alle domande del pubblico e del critico musicale Roberto Gatti. Da questa conversazione abbiamo estratto e raccolto i brani che ci son.o parsi più significativi. Come ha iniziatoa scrivere testiper canzoni? Io ho studiato da ragioniere. Nella mia ottica era già un problema grÒsso quello di trovare un posto dove guadagnare per campare. Il mio sogno era di diventare impiegato. Poi, un po' per caso e un po' per una serie di coincidenze, ho cominciato (nel 1959 n.d.r.) a scrivere testi di canzoni. Ma non avevo ambizioni di alcun tipo e forse questa è stata la mia fortuna perché conservavo un certo distacco. Comunque lavoravo alla Ricordi, ero dentro la macchina discografica e scrivevo quello che pensavo potesse piacere. La mia mètamorfosi è avvenuta poco prima dell 'incontro con BatÙsti. In chemodo ha incontratoBattisti? Quando Lucio mi fu presentato (nel I 965, n.d.r.), io ero un autore di successo e lui un ragazzo molto gentile, che come can~- te non conosceva nessuno e non aveva una strada già tracciata. Lo ascoltai cantare e gli dissi: "Guarda, non mi pare che siano delle grandi cose" :E.lui mi rispose: "Sì, sembra anche a me di non aver fatto grandi cose". Questa risposta me lo rese subito molto simpatico perché di solito arrivava uno e, appena esprimevo un parere un po' negativo, rispondeva che non capivo niente e che i suoi amici dicevano invece che ... E il discorso in genere finiva a pesci in faccia. Così dissi a Battisti: "Guarda, tu mi sei simpatico, vieni a trovarmi, non ti prometto niente, ma proviamo a far qualcosa insieme e poi magari lo buttiamo via". Il duo Mogol-Battisti è nato come un hobby. Facevamo quel che ci veniva in testa, al di fuori di qualsiasi condizionamento commerciale. Se molte delle canzoni scritte insieme a Lucio sono ancora vive, penso che lo si debba proprio alla assoluta libertà in cui sono nate. Quando ho scr.i.ttoPensiereiparole el giardinidimarzo, alla fine ero stupito e preoccupato. Sì, c'era dentro del lirismo e molta sincerità, c'erano delle bellissime musiche, ma erano canzoni talmente diverse da quelle che avevamo scritto fino a quei tempi, erano così fuori dai canoni che ... mi sembravano delle sbrodolate. Insomma, scrivevamo tutto quello che volevamo. Questa libertà ci ha ovviamente procurato qualche incidente. Nei primi anni Sessanta esisteva la Commissione d'ascolto alla RAI, che si arrogava il diritto di decidere cosa si poteva trasmettere e cosa no. C'era una censura per le parole e una per le voci. Batti- .sti in un primo tempo fu bocciato per la voce: dicevano che non era un cantante. La censura era poi particolarmente rigida sui te53

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