tetici, i denari contano pur qualcosa: se è vero-come pare-che a Danny Heaps, manager di Robbie Robertson e dei Public Image Ltd., sono stati offerti due milioni di dollari per riportare in vita i Sex Pistols (e ripristinare così, in vitro, l'intera epopea punk), possiamo star certi che cifre non molto inferiori abbiano adeguatamente provveduto a ungete le ruote di altri meccanismi vetusti. E - altrettanto certo - sono spesso le "voglie di sicurezza" dei vari impresari le fondamenta solidissime su cui l'intero edificio può svilupparsi: in anni mediocri e gommosi come questi Ottanta, in cui le sperimentazioni sono rigorosamente bandite, e ciò che conta è dare al pubblico esattamente quel che il pubblico esige di ottenere, la certezza della confezione diventa uno dei requisiti essenziali di vendita del prodotto. E quale certezza maggiore, quale certificato di autenticità più legittimo e insindacabile, di quel- . lo ostentato da gruppi e singoli che, nel bene e nel male, hanno fatto la "storia" del rock? Per questo, in fin dei conti, il meccanismo si avvia e acquista legittimazione e credibilità. E lascia dietro di sé, come inutile cascame, tutto ciò che sa di "diverso", di "alternativo", di "sperime1'tale" e "incerto": è la stessa legge che seleziona- e premia- le apparizioni a "Domenica in" o al "Maurizio Costanzo Show". . Ma, premesso questo, ci pare che -dal punto di vista dell' artista - il ragionamento di Daltrey non faccia una grinza. Parliamoci chiaro. Lui è ricco a palate; e, come lui, sono ricchi a palate tutti quei venerabili rockisti che si accingono a salpare per tournées spesso faticosissime, sempre dense di fibrillazioni fin troppo violente per cuori già abbondantemente provati dalla macchina del tempo. E poi, se non sono miliardari, hanno spesso qualcos'altro di assai più urgente, e magari utile, da fare. Come Pete Townshend, che ogni mattina timbra il cartellino al numero 3 della londinese Queen Square, dove hanno sede gli uffici della Faber & Faber, la casa editrice per la quale si è impegnato a rintrac- ' ciare giovani scrittori nuovi: e che pure, dopo aver dichiarato per lunghi anni che mai e poi mai si sarebbe rimesso a suonare dal vivo, si esprime ora in termini assolutamente entusiastici a proposito del nuovo tour programmato dai Who. · E dunque - siamo onesti - non sarà certo per qualche dollaro in più che tutti questi signori scompaginano la tranquillità di una routine quotidiana spesso conquistata a prezzo di inimmaginabili "trasgressioni" giovanili. Se lo fanno - e lo fanno sempre più spesso-è per tutt'altra serie di motivi. Perché sono convinti, per esempio, che "il rock attuale è sempre più vittima dell 'involontario parodismo dei suoi protagonisti" (Pete Townshend). Oppure perché pensano che non ci sia "più nulla di qualitativamente comparabile con Jimi Hendrix e i Beatles" (Peter Gabriel): in altre parole - e per dirla fuori dai denti - dopo di noi, il diluvio. Oppure perché non si rassegnano a un ruolo di comprimari, dentro un mondo che li ha sempre visti protagonisti. Oppure perché, dulcis in fundo, sono loro i primi a condividere quelle "voglie di sicurezza" che continuamente si palleggiano impresari e pubblico. Sicurezza degli affetti, innanzi tutto: perché chi è stato amato, magari in maniera alienata, da milioni di persone, difficilmente si rassegna a essere desiderato-chissà poi fino a che punto - soltanto da moglie e figli. Sicurezza di un 'immobilità e immutabilità del mondo, poi: perché proprio in occasioni come queste riprendo.no vita e vigore quei "tic", quei modi di essere, di apparire, di comportarsi, che il frenetico evolversi delle mode e dei costumi giovanili sembrava aver spazzato via per sempre (l'esempio più eclatante di questo fenomeno è dato dalle centinaia di migliaia di persone che ogni anno, inCalifornia, accorrono ai concerti dei Grateful Dead: tutti sopravvissuti dell'era hippy, tutti regolarmente dotati di rumorose motociclette ''chopper" addobbate di collanine e ammennicoli da figli dei fiori). Un ragionamento del genere, riflesso come in uno specchio, vale anche per i fruitori di questi particolarissimi spettacoli "ancien régime". Che la Nostalgia, in casi come questi, giochi un suo ruolo particolarissimo, è assolutamente 1ndubitabile. Si può partire da una "nostalgia di suoni" (il famoso sound ecologico, biodegr-adabile, dei Superquaitro di California) per arrivare ad abbracciare direttamente, quasi calzando gli stivali delle sette leghe, una complessa Weltanschauung: un intero modo di concepire quelle scansioni della vita e dell'esistenza che, oggi, sono radicalmente negate dall'intensificarsi dell'aggressività sociale, dall'estendersi e dal rafforzarsi del rampantismo yuppie (a dispetto del "lunedì nero" del 19ottobre 1987: ma gli arrampicatori di casa nostra sono talmente attenti alla realtà delle cose, che- forse-cominceranno a meditare sui loro destini solo quando il professor Galbraith troverà il tempo di scrivere un libro sull'argomento) . Oppure ci si può muovere dal ripristino del rito dello spinello - magari fumato indossando una T-shirt con l'effigie del Martelli incorporata - per sognare il ritorno a quella quiete bucolica che poi, nella pratica di tutti i giorni, viene radicalmente negata (un po' come ancor oggi accade, negli Stati Uniti, ai pargoli di Wall Streetche, la sera, a casa, ascoltano musica "new age" per riprendersi dagli stress quotidiani patiti durante le contrattazioni di borsa). Oppure ancora, nei casi di maggior onestà intellettuale, ci si avvinghia alle utopie di un tempo - sempre, incomparabilmente, migliore dell'attuale: e su questo non ci piove - per rimpiangere quelche sarebbe potuto essere, e invece non è stato: e per cercare di convincersi che basta una chitarra "suonatajn un certo modo", un tamburo finalmente percosso con le mani (e non con il ricorso alla program!11azionedi un circuito elettronico), un canto liBob Dyl~n (fotodi Ellio~Landy, 1969). 51
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